Una campagna su bonifiche, potenziamento del servizio sanitario e indigini e epidemiologiche

#StopBiocidio : una proposta di lotta dopo l'incontro pubblico del 6 ottobre

Dopo l'incontro pubblico del 6 ottobre con medici, giornalisti ed attivisti la Rete Commons lancia una proposta di lotta

8 / 10 / 2012


Il prezioso lavoro svolto dal professor Antonio Giordano in collaborazione con il prof. Giulio Tarro e con altri medici e scienziati, presentato la scorsa estate, ci consegna l’ennesima ed evidente prova del legame tra sversamento dei rifiuti ed aumento delle malattie tumorali. Siamo davanti all’ennesimo dato scientifico che è stato commentato con insopportabile non curanza dal ministro della salute Balduzzi. Secondo il ministro del governo Monti infatti, i napoletani continuano ad ammalarsi di tumore più degli altri perchè mangiano troppo ed hanno pessimi stili di vita. Un’affermazione che fa salire la rabbia a chi da anni come noi e come tantissimi altri denuncia l’avvelenamento costante e progressivo della Campania. Potremo qui fornire esempi e riscontri infiniti. Fatti, dati, studi, in sintesi una realtà che chi lotta in difesa della salute e dell’ambiente conosce molto bene. Per questo non staremo qui a fare l’elenco già noto dei disastri: delle falde acquifere irrimediabilmente inquinate, dell’agricoltura distrutta, dei metalli pesanti contenuti nelle nostre terre, dell’inquinamento permanente dei luoghi che hanno ospitato ed ospitano discariche ed inceneritori. Tra le provincie di Napoli e Caserta è in atto un biocidio. L’inziativa del 6 ottobre che abbiamo co-promosso insieme a Medicina Democratica e l’ISDE con la collaborazioni di tanti che si sono battuti e si battono contro il biocidio non ha lo scopo di lanciare l’ennesimo allarme, ma di lanciare una campagna di mobilitazione. Siamo convinti infatti che l’evidenza dei dati imponga una seria riflessione al movimento contro discariche ed inceneritori ed a tutte le forze sociali e civiche della regione Campania. Non possiamo più attendere che vi sia un intervento salvifico rispetto al biocidio in atto. Non possiamo più aspettare che la politica prenda di petto la situazione che peggiora ogni giorno di piu’. C’è bisogno di una vera e propria campagna di mobilitazione ed una piattaforma di rivendicazioni chiara. Azioni, pressioni, manifestazioni, disobbedienza sociale e civile devono essere messe in campo per fermare il biocidio. Sappiamo bene che il movimento per la difesa della salute e dell’ambiente in Campania ha vissuto momenti migliori nei termini della partecipazione e della capacità di mobilitazione. Ma è anche un dato di fatto che il radicamento territoriale in questi anni è cresicuto notevolmente. Tantissimi sono i comitati che sono sorti nelle città ed in tutte le provincie che condividono gli obiettivi e condividono l’urgenza di mobilitarsi per fermare il disastro. Sebbene esiste un piano di mobilitazione permanente, anche se ad intensità variabile, contro discariche ed inceneritori, è ora di lanciare un piano di mobilitazioni permanente contro il biocidio.

Per questo vogliamo lanciare a tutti e tutte una proposta di mobilitazione.

A cominciare innanzitutto dal metodo di ricerca scientifica. Abbiamo assititi poco interessati al dibattito sul registro dei tumori in Campania. Siamo dell’idea che la vera mappa del territorio avvenga attraverso il coinvolgimento diretto dei medici di base ed attraverso delle vere e proprie indagini epidemiologiche e non attraverso l’istituzione di un registro dei tumori regionale che rischia di essere un ennesimo carrozzone a nomina politica in cui magari, qualche personaggio in cerca d’autore possa finalmente trovare la sua collocazione. Il registro dei tumori è appunto…”un registro”, non è né la cura né tantomeno la mappatura completa del fenomeno del biocidio. Non ci interessa se si fa o meno il registro dei tumori, ci interessa invece che le Asl avviino le indagini epidemiologiche che devono necessariamente essere svolte dal basso con la partecipazione dei medici che stanno sui territori e quindi li conoscono meglio.

Ciò di cui abbiamo veramente bisogno sono le bonifiche ed il potenziamento del sistema sanitario.

Non serve a nulla indicare semplicemente il male se non ci si mobilita per una cura che sia di efficace contrasto.

Esistono migliaia di siti inquinati certificati in Campania ed altrettanti non censiti. Esistono in tutto il paese 57 s.i.n. – siti di interesse nazionale – aree dichiarate fortemente inquinate e per questo indicate come aree da bonificare. Tra queste l’area del Giuglianese, del Lago Patria, di Napoli est, l’area ex Italsider di Bagnoli, il quartiere di Pianura. Solo tra il 2007 ed il 2011 il governo ha speso 421 milioni di euro solo per studi e consulenze sui siti da bonificare ma mai un solo fazzoletto di terra è stato restituito alla salubrità. Uno spreco impressionante di risorse pubbliche che evidenzia come la speculazione abbia soppiantato la possibilità di bonificare davvero le aree interessate. Tutto agito dal pubblico e tramite società pubbliche sotto il diretto controllo dei governi che si sono succeduti, da quello Prodi a quello Monti passando per Berlusconi. Numeri e cifre che valgono solo per le aree censite, mentre proprio nella nostra regione troppi sono i luoghi inquinati non ancora certificati. Tutto questo mentre le società di proprietà della regione Campania, come l’ASTIR che dovrebbe svolgere bonifiche ambientali, sono sull’orlo del fallimento.
Un piano straordinario per le bonifiche nella regione Campania deve essere un’altro punto centrale del piano di rivendicazioni. Solo attraverso la bonifica del territorio possiamo arrivare a fermare il biocidio. Allo stesso modo la sanità in Campania è sempre più in dismissione, frutto anche in questo caso delle scelte di austerity del governo Monti e della giunta Caldoro. Se siamo la regione dove maggiormente si muore di tumore, se le provincie di Napoli e Caserta sono diventate un laboratorio di cancerogenesi a cielo aperto, come si può pensare di smantellare il servizio sanitario nazionale proprio su questi territori?
Per questo proponiamo che i primi tre punti della campagna #StopBiocidio siano l’avvio degli studi epidemiologici su tutta la regione con il coinvolgimento delle Asl e dei medici di base; un piano straordinario di bonifiche per la Campania; il potenziamento del servizio sanitario in tema di prevenzione e cura dei tumori.

Con questo contributo vogliamo aprire la discussione con tutti/e quelli/e che si vogliono mobilitare per fermare il biocidio in Campania.
Sicuri che non c’è più tempo da perdere.

Rete Commons