Spv, un altro capitolo vergognoso

Mercoledì 28 marzo una trentina di attivisti dei comitati contro la Pedemontana hanno preso parte al Consiglio Regionale del Veneto e sono stati strattonati e spinti fuori in malo modo da Palazzo Ferro Fini, appena hanno esposto uno striscione di contrarietà all’opera.

29 / 3 / 2017

Oggi (28 marzo) in Consiglio Regionale a Venezia era in discussione il bilancio regionale. Una trentina di attivisti dei comitati contro la SPV provenienti da Vicenza e Treviso hanno preso parte al Consiglio Regionale del Veneto e sono stati strattonati e spinti fuori in malo modo da Palazzo Ferro Fini, appena hanno esposto uno striscione di contrarietà all’opera.

In particolare si discuteva della famigerata delibera di Giunta con la quale, aumentando l’addizionale IRPEF, si finanzia il proseguimento della Superstrada Pedemontana Veneta (a pagamento),  beneficiando il concessionario SIS con una notevole somma per permettere il proseguimento dei cantieri.

Le cifre ballano, chi parla d 300 milioni, chi di 430 più IVA.

Qualsiasi sia la cifra sul piatto, a Venezia si è di nuovo palesato l’inganno di una Giunta Regionale  la cui protervia  nel portare avanti un’opera faraonica, inutile, dannosa e tossica ha dell’incredibile.

Zaia può raccontare quello che vuole, arrampicarsi sugli specchi, circondarsi di media-megafoni del proprio vaniloquio, scaricare le responsabilità sul governo centrale, ma  la realtà è che, ad oggi, la Regione Veneto ha pagato 615 milioni di euro per la SPV, ai quali aggiungerà (almeno) altri 300 per un totale di (almeno) 915.

Quasi un miliardo di euro pubblici per un’opera che doveva essere pagata dai privati e  terminata in 5 anni e che dopo 5 anni è stata completata per meno del 20%.

Ci hanno tolto una strada pubblica gratuita in cambio di un’autostrada a pagamento.

Ci hanno portato in regalo viabilità disagiata e insicura oggi in cambio di pedaggi certi domani.

Ci hanno portato via la terra e il paesaggio per darci un nastro di asfalto a 6 corsie con caselli, autogrill, trincee, sopraelevate e tunnel che nemmeno a Los Angeles ne hanno di uguali.

Ci hanno raccontato, trionfalmente, in questi anni, delle magnifiche sorti della locomotiva nord est, di come le grandi opere siano motore della ripresa economica, che bisognava investire in infrastrutture per creare occupazione, sviluppo, ricchezza, forse anche felicità.

Di tutto questo non si è visto niente, anzi, il bilancio pubblico è sempre più magro: sanità, scuola, stato sociale hanno sempre meno risorse a disposizione, chi è ricco si salva e gli altri si arrangiano.

In mezzo a questo mare di carenze però i soldi per le grandi opere si trovano sempre. Tanto chi paga lo sappiamo: i cittadini con le loro tasse.

E c’è poco da dire, perché se anche Zaia non aumentasse  l’aliquota dell’addizionale regionale IRPEF, ma invece attingesse  a fondi statali (tentativo dell’ultima ora vista l’incazzatura dei veneti ai quali puoi toccare tutto ma non il portafogli), sempre soldi pubblici sarebbero, ossia sempre soldi nostri.

E’ normale. È il modello di sviluppo non solo economico in cui siamo immersi che funziona così.

La terra, l’acqua, le persone, le vite sono solo risorse da consumare, da cui estrarre ricchezza, da bruciare e gettare.

Ma le risorse non sono infinite e neppure la pazienza delle persone. Quando il malessere supererà il chiacchiericcio del lamento da bar e il livello di rabbia quello del prosecco, forse allora il Veneto si sveglierà.

Nel frattempo chiediamo che i cantieri della SPV siano fermati subito, che la Superstrada Pedemontana Veneta venga rimessa in discussione in toto, che la decisione su cosa fare torni alle persone in carne ossa e anima, non ai partiti comitati d’affari, non ai compagni di merende, non alle rappresentanze delle egoiste corporazioni  economiche, non agli avvocati azzeccagarbugli, non agli esperti di tutto che ci spiegano cosa è bene per noi, non ai sindacati che svendono la salute in cambio di precario lavoro sottopagato, non ai potenti né ai loro amici.

Noi continueremo a essere elemento di rottura: oggi con la nostra presenza in consiglio regionale, domani dove servirà.