Spagna - Le marce e la settimana più lunga

Dal palco del Santiago Bernabéu alle Marchas de la Dignidad, attraversiamo il contesto politico attraverso quattro immagini

26 / 3 / 2014

L'ultima foto della settimana è quella che si è creata nel palco del Santiago Bernabéu domenica alle undici di sera. “Pieno nel palco di giornalisti e politici”. Con questo titolo il giornale sportivo As chiudeva le ore più complicate per il regime nel 2014. “Ha attirato l'attenzione la quantità di giornalisti invitati da Florentino Pérez per vedere dal palco d'onore la partita Madrid-Barça”, scriveva Javier G. Matallanas, redattore della notizia. Tra gli invitati, il nuovo direttore di El Mundo, Casimiro García Abadillo, il capo dei capi del gruppo Prisa, Juan Luis Cebrián, e il presidente di EFE, José Antonio Vera. Tra i politici c'erano l'expresidente José María Aznar e la sindaca di Madrid, Ana Botella, oltre ai presidenti delle comunità  autonome di Madrid e Valencia, Ignacio González e Alberto Fabra.

La prima istantanea era stata presa sei giorni prima. Nel Palazzo de la Moncloa, un Mariano Rajoy con la necessità di ricomporre la sua immagine dopo il difficile 2013, riceveva gli attori sociali: il presidente della CEOE, Juan Rosell, e quello del Cepyme, Jesús Terciado, insieme ai leaders dei sindacati concertativi, Ignacio Fernández Toxo (CC OO) e Cándido Méndez (UGT). Il presidente del Governo annuciava dopo la riunione che il suo Esecutivo apriva una nuova tappa del dialogo sociale dopo la rottura generata intorno alla riforma del lavoro dell'inizio del 2012, che ha dato luogo alle due giornate di sciopero generale, convocate, tra le altre organizzazioni, dai sindacati concertativi. Una settimana dopo, Rodolfo Benito, segretario di Estudios di CC OO, dichiarava la sua fiducia nel fatto che il Governo “aprirà vie che evitino l'escalation dello scontro sociale”. In una dichiarazione a La Marea, José Javier Cubillo, segretario dell'organizzazione e comunicazione dell'UGT portava avanti l'argomentazione opposta e diceva che "bisognerà creare un clima molto più belligerante dell'opinione pubblica di fronte alle misure che ha preso il PP” per poter convocare ancora altri scioperi generali. Il barometro di gennaio mostava un nuovo record di Rajoy come presidente meno valorizzato della democracia: un 2,2 su 10.
 

reunionccoomoncloa.jpgLa reunión a 6 días de las marchas de la dignidad entre Rajoy, Báñez y los llamados agents sociales no estaba incluída en la agenda pública de ningunos de los asistentes. / Moncloa

Dopo l'incontro con l'Esecutivo, la direzioni della CC OO si è autoeliminata dalla seconda foto in ordine cronologico della settimana, quella che ha avuto più spazio nei media e ha proceduto le foto e i video delle macchine rotte e la violenza della polizia: l'immagine dell'incrocio tra Prado-Recoletos pieno di gente che protestava attorno a quattro richieste ossia lavoro stabile e reddito di base, il non pagamento del debito, servizi pubblici di qualità e contro la repressione e il taglio delle libertà.

La Cumbre Social, formata dalle Comisiones, UGT e altre organizzazioni minori, avevano convocato alle marce e hanno fatto un piccola presenza informativa, però i leaders di questa piattaforma contro i tagli non si sono fatti vedere dopo che il segretario generale della SAT, Diego Cañamero, ha fatto appello ad una “ribellione pacifica del popolo" e alla convocazione di uno, due, tre scioperi generali, "che mancano", per recuperare "la democrazia e l'economia per il popolo". 

Sciopero generale del 80%

Dopo una giornata che è iniziata con il benvenuto alle sei marce, partecipate da lavoratori, contadini, licenziati in forma collettiva, precari, la convocazione ufficiale si è conclusa con una manifestazione senza precedenti. Come ha esclamato Cañamero a plaza Colón, “il potere mediatico non ha fatto niente perchè qui ci siano due milioni di persone, hanno fatto tutto le reti sociali, le assemblee, i comunicati, le bandiere, i megafoni e il lavoro di militanza". La voce di Cañamero ha chiuso così quasi un mese di mobilitazioni da quando le prime marce sono partite da Barcellona il 25 febbraio per Madrid. Però la mobilitazione continua e l'eco delle marce ha dato impulso a nuove assemblee che discutono i prossimi passi da fare.  Le marce hanno rappresentato una spinta per i sindacati alternativi, tanto il SAT come le centrali anarcosindicaliste, CGT ye CNT, hanno fatto grandi spezzoni in una manifestazione nella quale sono state molte le bandiere della coalizione  IU e della II Republica. Nel palco, Cañamero ha fatto appello al 80% della popolazione che non vota Partido Popular e dando per buone le cifre dell'organizzazione delle Marce, che parlavano di circa due milioni di persone, che avevano partecipato ad una delle maggiori mobilitazioni del XXI secolo in Spagna, ha esclamato:" Possiamo essere dieci milioni di persone in futuro, possiamo scacciare il governo, possiamo avere un governo del popolo, possiamo cambiare le cose".

La convocazione di uno sciopero generale è uno dei passi possibili, conferma a DIAGONAL Andrés Bódalo, sindacalista del SAT: “Crediamo che bisogna andare in questa direzione, quella di uno sciopero generale di cittadinanza, di chi sta in basso, e questo comporta un percorso. Lavoreremo in questo senso nei prossimi mesi però bisogna parlare moltissimo con tutti i collettivi, con tutti i partiti politici e sindacati". Con questa prospettiva e in chiave femminista un giorno dopo l'arrivo delle marce a Madrid, a Barcellona c'è stata un'assemblea di preparazione di uno sciopero di tutte, una fermata che "dia visibilità alle condizioni di diseguaglianza che viviamo come donne, uno sciopero di tutte e tutti che sia convocato dalle donne e in cui le donne e le loro richieste siano protagoniste" spiegano le promotrici nel loro comunicato.

Ma, anche se organizzazioni sindacali e sociali puntano allo strumento dello sciopero come passo successivo, il coordinatore di Izquierda Unida, Cayo Lara, finora non ha promosso questa possibilità pubblicamente e i sindacati concertativi credono che "el horno no está para bollos" (non sia ancora pronto il momento ndt).

La terza foto della settimana ha avuto luogo a partire da domenica mattina e dà continuità al movimento di avvicinamento tra le élites dei partiti maggioritari che è stato aperto dal  expresidente del governo José Luis Rodríguez Zapatero durante il giro di presentazione del suo libro e che ha continuato Alfredo Pérez Rubalcaba con la proposta di un patto di Stato in materia di frontiere dopo il massacro di Ceuta. E' il ritratto del consenso del 78 attorno alla figura di Adolfo Suárez, quella del saluto del secondo presidente della transizione fatto da Felipe González, expresidente tra il 1982 e il 1996 e José María Aznar (1996-2000). Oggi tutte e due lavorano per imprese dell'energia, Gas Natural e Endesa, rispettivamente.

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