Solastalgia del sud d'Europa: siamo i nauruani di domani

14 / 3 / 2016

Immaginate un'isola della Micronesia, con le sue spiagge di palme e cocchi.

E' proprio quell'immagine che provoca ai nauruani ciò che è stata definita dal filosofo e docente australiano Glenn Albrecht "Solastalgia" ovvero la bruciante "nostalgia di casa che si prova quando si è ancora a casa".

Ma cosa è accaduto a Nauru che possa aiutare a capire cosa sta accadendo a noi in Grecia ed Italia?

Della sconcertante storia di Naru si trovano riferimenti nei libri d'economia, quando negli anni settanta-ottanta i 10.000 abitanti dell'Isola avevano il prodotto nazionale lordo pro capite più alto del mondo: erano talmente ricchi che i pasti venivano consumati esclusivamente nei ristoranti, nessuno più pescava o coltivava la terra, non c'era la necessità in quanto ogni bisogno poteva essere soddisfatto dai prodotti d'importazione [Charles J.Hanley, Tiny Pacific Isle's Citizens Rich, Fat and Happy - Thanks to the Birds, Associated Press, 31 marzo 1985].

Un paradiso del capitalismo divenuto in pochissimo tempo un incubo sotto il sole.
Oggi gli abitanti di Nauru sono malati di diabete, e sono poveri come mai avrebbero immaginato di diventare. L'entroterra della piccola isola, infatti, aveva un'incredibile riserva di guano fossile, il prezioso fosfato indispensabile sempre più alle agricolture intensive, estratto senza pietà da un'impresa britannico-australo-neozelandese fino ad esaurirne completamente le riserve depositate in migliaia di anni. Finito il prezioso guano i nauruani vennero spinti a capitalizzare in finanza il proprio ricco bottino, mentre sulla piccola striscia di terra ormai vivibile dell'isola oltre 400 istituti bancari decisero di aprire un Paradiso fiscale. Di bolla in bolla, capitale ed istituti del riciclaggio abbandonarono Nauru spostandosi in nuove terre da parassitare lasciando improvvisamente gli isolani soli con la loro isola ed un enorme debito.

Nel suo ultimo lavoro Naomi Klein ci aiuta a ricostruire come "Pochi luoghi sulla Terra incarnano i risultati suicidi derivanti dall'edificare le nostre economie sull'estrazione inquinante in maniera più letterale di Nauru. Grazie all'estrazione di fosfato, Nauru ha passato l'ultimo secolo a scomparire dall'interno all'esterno, ora grazie all'estrazione collettiva di combustibili fossili sta scomparendo dall'esterno all'interno"

L'Oceano continua a salire e la sottile lingua di terra, arida oramai, sembra non permettere alcun piano per il futuro. In realtà le autorità australiane avevano ampiamente previsto che questo sarebbe accaduto ed era stato reso noto un piano per gli isolani "Si stanno facendo preparativi per il futuro degli abitanti di Nauru. L'Australia ha offerto loro una casa permanente sulle sue sponde. Le loro prospettive sono brillanti, il loro futuro sicuro." [in Naomi Klein, Una Rivoluzione ci Salverà, Nauru (video) NFSA Film]

Ecco che invece una nuova fase si apre ed un nuovo dramma si consuma: i malati, poveri, indebitati ed isolati nauruani non vengono salvati e tratti in salvo in Australia, ma bensì obbligati a diventare carcerieri.
L'inospitalità dell'Isola infatti aveva suggerito all'amministrazione australiana un possibile utilizzo, in cambio di una piccola elemosina, di isola e abitanti come centro di detenzione off-shore. Oggi Nauru è conosciuta per quel centro di detenzione per migranti, tra i più disumani al mondo e per la triste storia dei suoi nativi.

Gela il sangue leggere questa storia vera e rivolgere lo sguardo alla sconvolta quotidianità greca o italiana. E' evidente - fuori da banalizzazioni o facili parallelismi - come la politica del debito e anni di crisi economica stiano producendo lo stesso tipo di stress psicologico che ci può accomunare agli obesi isolani. A far tesoro del presente dei nauruani si dovrebbe rifiutare energicamente di trasformare la Sicilia o Lesvos in centri di detenzione, e mai e poi mai accettare la divisa da secondini.
Ciò che regolava le nostre vite collettive è saltato, ciò che ritenevamo familiare - come il nostro Mare Mediterraneo - è stato trasformato in un cimitero inquinato e così le terre da frutto e verdura, le nostre città d'arte svuotate, le risorse paesaggistiche vendute, i mezzi di produzione spediti in altri luoghi. Una Grecia che appare irriconoscibile, ma neppure il Bel Paese se la cava meglio. Le persone, già da giovanissime, soffrono di una terribile nostalgia ma il Consiglio d'Europa promette di avere un piano, se come gli abitanti di Nauru avremo fiducia.

Forse invece proprio la Solastalgia dei cittadini del Sud d'Europa, al contrario degli abitanti di Nauru, può ancora diventare motore di ribellione al ruolo di carcerieri per l'Europa Fortezza. Quella degna nostalgia si può' trovare negli occhi dei greci che non riconoscono più le isole splendide - meta di migliaia di viaggiatori - oramai segnate in modo incancellabile dal trauma di naufragi, lacrime e milioni di oggetti abbandonati. Nella vita dei giovani ed anziani che nell'arco di pochi anni hanno visto cambiate le proprie vite a colpi di memorandum. Si trova in quello sguardo che hanno i pescatori siciliani dopo aver ripescato corpi.

Cio' che sta accadendo ad Idomeni, ma in ogni luogo in cui reti e barriere vengono erette, per dirla con le parole della Klein, mentre scrive di Naru è "Straziante proprio come reclutare persone che potrebbero benissimo essere i rifugiati per ragioni climatiche di domani, per sorvegliare i rifugiati politici e migranti economici di oggi."