Senigallia - Per la costituzione di un coordinamento cittadino per la difesa dell’acqua pubblica

La proposta e gli audio della serata con Marco Bersani

24 / 4 / 2010

Un centinaio di persone hanno partecipato all’assemblea pubblica contro la privatizzazione dell’acqua tenutasi mercoledì  21 aprile al CSOA Mezza Canaja. Tra i tanti cittadini anche rappresentati del mondo dell’associazionismo senigalliese e dei partiti di maggioranza e di opposizione.  
Marco Bersani  - Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua - ci ha raccontato come l’acqua sia un paradigma di questa società, in quanto anche da essa dipendono guerre e migrazioni, nuove forme di energia e tutela dell’ambiente, la salute e la qualità della vita. Per tutti questi motivi l’acqua va sottratta ad ogni privatizzazione, che nel caso specifico essendo unica la rete idrica si tratterebbe di un monopolio e non di una liberalizzazione.
Paolo Cognini - Comunità Resistenti Marche/CSOA TNT - ha invece posto l’accento sulla necessità di iniziare a ragionare su una nuova fonte del diritto che sappia sottrarre i “beni comuni” dall’appropriazione della proprietà privata e da quella statale. L’acqua come bene né pubblico né privato ma comune: una “proprietà sociale”. 
Il Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua propone tre quesiti referendari:  
PRIMO QUESITO: fermare la privatizzazione dell’acqua
Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.
È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%.
Con questa norma, si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015.
Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese. 
SECONDO QUESITO : aprire la strada della ripubblicizzazione
Si propone l’abrogazione dell’art. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo ala scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato.
L’articolo definisce come uniche modalità di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Società per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale interamente pubblico. L’abrogazione di questo articolo non consentirebbe più il ricorso né alla gara, né all’affidamento della gestione a società di capitali, favorendo il percorso verso l’obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali. Darebbe inoltre ancor più forza a tutte le rivendicazioni per la ripubblicizzazione in corso in quei territori che già da tempo hanno visto il proprio servizio idrico affidato a privati o a società a capitale misto. 
TERZO QUESITO : eliminare i profitti dal bene comune acqua
Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.
Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. Perché la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.
Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria, si eliminerebbe il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici, avviando l’espropriazione alle popolazioni di un bene comune e di un diritto umano universale. 
Riteniamo che la difesa dell’acqua e della sua dimensione pubblica, comune e sociale sia una battaglia prioritaria per resistere contro chi vuole privatizzare e trasformare in merce ogni diritto fondamentale e ogni  forma di vita. Per questo sosterremo attivamente la raccolta delle firme per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua.  
Riteniamo fondamentale che anche a Senigallia si costituisca un coordinamento per la difesa dell’acqua pubblica aperto ai movimenti, alle associazioni, ai sindacati, ai partiti e soprattutto ai singoli cittadini. Un coordinamento cittadino che si ponga tre obbiettivi. Il primo, il sostegno e l’adesione alla campagna referendaria lanciata dal Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua. Il secondo, il cambiamento dello statuto comunale per definire l’acqua e la rete idrica dei beni privi di rilevanza economica. Il terzo, l’affidamento della gestione del servizio idrico ad “Aziende Speciali Consortili”  soggette a diritto pubblico e non - com’è ora con la Multiservizi - in S.P.A. soggette a diritto privato. 
System change, not climate change! 
CSOA Mezza Canaja

Ascolta gli audio della serata

Serata Acqua Mezza Canaja