Senigallia - Inaugurato il Mercato Bio Mezza Campagna

13 / 5 / 2013

Moltissimi cittadini hanno attraversato lo Spazio Autogestito Arvultùra sabato 11 maggio, in occasione dell'inaugurazione del Mercato Bio Mezza Campagna "la terra bio che se magna".

Dalle 10 il piazzale antistante l'Arvultùra si è popolato di bancarelle. Dieci i produttori che fanno parte del collettivo Mezza Campagna e hanno portato i loro prodotti biologici tra verdura, vini, miele, olio extravergine d'oliva, carne, confetture marmellate e liquori, piante, erbe officinali, ma anche artigianato.

Fino alle 18 senigalliesi, e non, giovani, adulti, anziani, famiglie con bambini, hanno partecipato all'inaugurazione del mercato, conosciuto i prodotti biologici e i loro produttori, e passato la giornata nello Spazio Autogestito Arvultùra.

Nel pomeriggio si è tenuto anche un laboratorio con i ragazzi diversamente abili dello Studio Zelig di Senigallia all'opera per il progetto U.n.i.c.a., nato in collaborazione con Andrea Simonetti e Upupa&Colibrì.

Una prima giornata di successo che lancia l'avvio al mercato che si terrà ogni sabato mattina, dalle 08.00 alle 13.00 presso lo Spazio Autogestito Arvultùra, all'interno e all'esterno dei locali.


Il comunicato di indizione

Mezza Campagna - "La terra bio che se magna"

Cultura e coltura, autogestione e autorganizzazione, diventiamo cittadini autonomi e pensanti

Non possiamo che partire analizzando l'attuale contesto di crisi economica e sociale per far capire le istanze che ci hanno portato all'attivazione di questo percorso.
Come un predatore, per decenni il sistema capitalistico si è arricchito razziando la terra delle proprie materie prime, e affamando chi la abita nel tentativo di imporre una mono cultura: quella del consumo.

Attraverso un modello di accumulo verticistico e dittatoriale – che opprime i più deboli e arricchisce le corporations - il sistema ha strutturato un mercato unico, all'interno del quale, in nome del profitto di pochi, si continua a consumare in maniera infinita le risorse finite del pianeta.

Questa folle degenerazione economica si regge solo ed unicamente grazie ad una disgregazione sociale, continua e progressiva. Alle popolazioni soggiogate non resta allora altro che la costrizione ad una più o meno esplicita guerra tra poveri, che per decenni ha reso protagonisti i paesi del nord del mondo a discapito di quelli del sud, mentre ora invece come una lama lacera il tessuto sociale dei paesi fino ad ora considerati ricchi.

In poche parole l'impoverimento costante dei ceti medi, accompagnato dalla distruzione dei diritti personali e lavorativi – dallo Statuto dei Lavoratori fino a qualsiasi forma di protezione sociale – costituisce di fatto l'allargamento crescente della forbice tra ricchi e poveri, in Italia e nel mondo.

Di fronte a un quadro talmente disperato e avvilente è necessario comprendere che per uscire dalla crisi bisogna cambiare rotta, senza mediazioni al ribasso. Bisogna osare per cambiare tutto.

La verità è che non esistono soluzioni isolate a problemi scollegati; solo un altro modello economico, sociale, ecologico ed energetico, ostinatamente contrario e radicalmente alternativo a quello capitalistico di stampo neoliberista, può rispondere a tutti i focolai di crisi che continuano a divampare.

Riteniamo fondamentale immaginare un'alternativa da costruire qui ed ora, che sia credibile e replicabile nei territori, capace di creare nuove forme di lavoro dignitose e sostenibili, e di aiutare quelle famiglie che vivono il peso e la difficoltà della crisi. Forme di lavoro nuove, capaci di risollevare l'economia cittadina, creando un meccanismo virtuoso tra aziende locali e quel tessuto urbano capace di generare reti di solidarietà.

Ci interessa capire come uno spazio sociale possa costruire legami tra produttori locali ed il tessuto cittadino all'interno di un contesto completamente autogestito. Tutte le persone che abbiamo messo in relazione in questi mesi appartengono a quell'economia sana e sostenibile ecologicamente ed energeticamente. I produttori che hanno deciso di lavorare con noi, hanno già fatto una scelta di sistema completamente opposta al modello capitalista e neoliberista. Hanno deciso di non produrre morte ed inquinamento attraverso colture industrializzate o peggio ancora monocolture geneticamente modificate; anzi hanno puntato sulla creazione di piccole aziende, spesso a conduzione unicamente familiare, in grado di porsi il problema del rispetto della terra, come risorsa finita – e da qui la scelta della coltivazione biologica.

La sfida quindi non è solo quella di promuovere la cultura del cibo biologico come unico possibile, ma è anche quella, attraverso laboratori specifici e attività integrate, di creare consapevolezza: quella necessaria a creare il collante funzionale ai principi di solidarietà sociale.

Speriamo quindi che nel piccolo questa esperienza possa incentivare la creazione di nuove aziende biologiche, magari anche giovanili, e forse, addirittura, cambiare le teste e le modalità di consumo dei cittadini senigalliesi.

Da sempre siamo stati promotori dell'autogestione ed ora più che mai ricercare l'autonomia di piccoli nuclei diventa centrale davanti alla massificazione della cultura, dei saperi, delle fonti energetiche e delle reti di produzione.
Cercare l'autonomia non vuol dire isolarsi o ricercare l'estetica sempre verde della comune, ma anzi vuole dire costruire con tenacia modelli imitabili e reali di forme di vita libere e liberate che prevedano il lavoro, la cultura e gli spazi comuni.

L'evento non avrà costi per l'Amministrazione Comunale in quanto l'affitto o l'acquisto del materiale necessario per la realizzazione del mercato come stand e i tavoli saranno il frutto di iniziative di autofinanziamento.
Il mercato diventerà un appuntamento settimanale, che si terrà ogni sabato mattina dalle 8.00 alle 13.00.
Sarà un' attività a rifiuti zero, una scommessa che è anche un patto tra chi produce e chi compra, che prevede l'annullamento di forme di imballaggio, confezionamento e la promozione delle shopper di stoffa. I rifiuti sono di chi li produce.

Tornare al mercato come punto di aggregazione e di partenza, per tutta una serie di attività che mirano a coinvolgere la collettività e creare una piazza intesa come agorà pubblica, si delinea anche come una scommessa di tipo urbanistico che mira a restituire una dimensione umana ad uno spazio in cui le persone passano, ma non abitano, transitano e non si incontrano.

Spazio Autogestito Arvultura
Collettivo dei produttori del Mezza Campagna