Securitization (o cartolarizzazione) all’italiana

di Luigi Iasci, Rete diritti in casa

Utente: luics
29 / 10 / 2009

Essa ha avuto origine negli Stati Uniti intorno alla seconda metà degli anni 70, dove si presentarono particolari condizioni nel settore del finanziamento dell’edilizia residenziale. La prima cartolarizzazione di attivi è stata realizzata negli USA da “Bank of America” nel 1977 su un portafoglio di mutui immobiliari…
 Successivamente la securitization è stata recepita a livello internazionale…

 L’ordinamento italiano ha recepito l’istituto della cartolarizzazione dei crediti solo nell’aprile 1999 con  la legge n° 130/99 recante “Disposizioni sulla cartolarizzazione dei crediti” composta di 7 articoli…

La Legge 130/99 sembra essere solo servita per “ripulire” i bilanci dai crediti in sofferenza e, da ultimo quella di essere usata quale possibile mezzo per superare le crisi dell’impresa, attribuendole, con accenti più o meno marcati, effetti di risanamento che, in realtà, possono dirsi di appartenerle solo indirettamente…

La securitization è una tecnica  particolarmente rischiosa…

                                                                                                   Da Magistra  Banca & Finanza 2004

Come la securitization incide sul mercato degli immobili?

Il capitale fisso delle imprese (soprattutto case e capannoni) fino al ’97 veniva utilizzato in maniera fissa, cioè come garanzia per le banche in cambio di prestiti. Dal ’97 quelle stesse imprese iniziano a costruire società immobiliari a cui vendono i propri patrimoni immobiliari. Queste società pagano gli immobili e consentono alle imprese di poter ricapitalizzare senza chiedere nuovi prestiti alle banche.

Le società immobiliari recapitano i soldi per acquistare gli immobili andando a chiedere prestiti in banca. Ma come fanno a restituirli con gli interessi?

Li restituiscono in due modi. Il primo è quello di affittare gli immobili al prezzo che la società desidera grazie alla liberalizzazione degli affitti del 1998 introdotta dal governo D’Alema.

Il secondo, quello che più ci interessa, è la vendita degli immobili ad un prezzo più alto. Questo avviene, e gli Usa con i mutui sub prime ce ne hanno dato prova, aumentando la domanda di acquisto delle case. Questa domanda può essere incrementata solo grazie alle banche che concedono mutui più facilmente alle famiglie. E’ con questo percorso che si generano le cosiddette  plusvalenze immobiliari, quel meccanismo speculativo che fa aumentare ,vertiginosamente,  il prezzo delle case in pochi mesi . Le famiglie le acquistano anche a prezzi esorbitanti perché credono di poter  pagare con un mutuo dilazionato in decine di anni.

E in Italia?

Torniamo indietro per un attimo e concentriamo la nostra attenzione sull’Italia. Con la legge sulla liberalizzazione degli affitti del ’98, i canoni di locazione di una casa  lievitano enormemente a tal punto che la nuova popolazione che vuole stabilirsi nelle città (migranti, studenti, lavoratori), inizia a vedere il mutuo come la possibilità di avere accesso ad un alloggio in tempi brevi e con la prospettiva di divenirne proprietaria.

Quindi,dieci anni fa la forzatura: la rata del mutuo si sostituisce prepotentemente alla spesa per l’affitto.

Mutuo = affitto. E la crisi?

La percentuale di mutui immobiliari aumenta ad un tasso del 7-9% annuo, nel 2007 l’indebitamento delle famiglie italiane è di 300 mld di euro dei quali 250 mld sono mutui immobiliari.

Nel 2009 il 58% dei redditi degli italiani vengono assorbiti dai mutui, la maggior parte da quelli immobiliari. La crisi, con la conseguente perdita del posto di lavoro (circa 577 mila sono i lavoratori che hanno perso il lavoro dall’ inizio dell’anno), rende ancora più grave la situazione dei tanti che stanno pagando il mutuo. A fine 2008 c’è stato un incremento del 22,3% dei pignoramenti e  quasi 2 milioni le famiglie a rischio insolvenza.

In questo contesto di emergenza sociale il 21 ottobre 2009  viene varata dall’Abi  la moratoria sui mutui immobiliari. Questa moratoria attiva da gennaio 2010, che rientra nel Piano Famiglie (un programma di “sostegno” alle famiglie da realizzarsi con il coinvolgimento di istituzioni e società civile), prevede il congelamento del pagamento dei mutui per 12 mesi, alla scadenza dei quali non è chiaro come verranno ricalcolati il mutuo e gli interessi maturati.

Due considerazioni ci sembrano necessarie

- Tutti coloro che beneficeranno della moratoria, fra 12 mesi si troveranno di nuovo in una condizione di difficoltà estrema, aggravata dall’intensificazione di una crisi economica che ad oggi non pare darci prospettive di ripresa. Se l’abbiamo definita crisi strutturale di certo tutti quelli che oggi hanno perso il lavoro difficilmente tra un anno vedranno cambiata la loro situazione occupazionale ed economica;

- La moratoria sembra non tener conto delle insolvenze al pagamento dei mutui precedenti al gennaio 2010. Centinaia di migliaia di famiglie già vedono la propria abitazione pignorata (come i dati riportati in precedenza possono confermare) e non potranno rientrare nella moratoria.

Dalla parte dei movimenti, per un nuovo diritto all’abitare!

Questa nuova situazione  pone degli interrogativi complessi ma interessanti anche a quelle realtà sociali che affrontano ogni giorno il tema del diritto all’abitare. Come ci rapportiamo a quel ceto medio ridotto al lastrico dai debiti? Quali strumenti e quali obiettivi concreti ci poniamo per generalizzare rivendicazioni che siano in grado di far camminare insieme chi si difende dallo sfratto per morosità e chi da quello per pignoramento?

Partiamo dalle certezze. Su tutto il territorio italiano si stanno sviluppando forme di  resistenza concrete ai pignoramenti. Nel solo territorio emiliano sono decine ogni giorno i casi di soggetti che inventano autonomamente modi di lotta per non perdere la casa. C’è chi, in preda alla disperazione, cosparge il proprio corpo di benzina minacciando di darsi fuoco, e chi invece si presenta sistematicamente alle aste giudiziarie “disincentivando” i compratori all’acquisto della propria casa.

Siamo certi però, che tutte queste resistenze hanno bisogno di mettersi in rete, di reclamare da subito la retroattività della sospensione del pagamento dei mutui, di aprire un dibattito sullo sviluppo sociale e ambientale delle città, che sia in grado di combattere gli interessi speculativi, di attaccare la rendita sottraendole spazi per creare nuovo welfare, in comune e dal basso.

Per adesso le case ce le teniamo, poi ne riparliamo … poi!