Se questo è un ministro e se questo è un “popolo” che glielo lascia fare

23 / 8 / 2018

«Aspetto che si svegli mia figlia per prepararle latte e miele e non ho avuto tempo di pensare a Fico» (...) «Ognuno faccia il lavoro per cui è pagato» (...) «Il mio dovere è proteggere gli italiani, ci sono ormai 700 mila migranti mantenuti da noi» (...) «La procura ha aperto un indagine contro ignoti, sono io Matteo Salvini che dice no ad un ulteriore sbarco» (...) e ancora «Si sta aprendo il processo per la strage di Viareggio dopo nove anni, dopo che una serie di reati sono andati in prescrizione, non permetterò che accada anche rispetto a Genova». Sono solo alcuni piccoli stralci della lunga intervista che stamattina Matteo Salvini ha concesso in diretta radio su rtl 102.5, ero in macchina e con un misto di curiosità schifiltosa ho provato a seguirla fin quando la mia pazienza me l’ha concesso. 

La nave Diciotti - arrivata in Sicilia la notte tra domenica e lunedì scorsi con 177 migranti a bordo - è bloccata per il terzo giorno nel porto di Catania. Ancora una giornata carica di nuove tensioni, politiche e giudiziarie. Dopo che nella notte sono stati fatti scendere i 29 minori non accompagnati presenti a bordo, rimane lo stallo per le restanti 148 persone. 

La linea salviniana contro l’accoglienza fa ancora breccia nel cuore dell’Italia e subito riparte la ormai nota nenia sulle colpe dell’Unione Europea accusata di vigliaccheria e di voler scaricare sul nostro Paese tutti gli oneri dell’accoglienza.

Nonostante lo stesso Salvini non abbia mai avuto la reale intenzione di rinegoziare il Trattato di Dublino, si fa passare l’Italia come quella che mostra il suo volto umanitario al prezzo di rimanere abbandonata a se stessa, in attesa che la Germania, il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda e Malta diano seguito agli impegni assunti.

Il fatto vero e proprio è che qualcuno (o “ignoti” per usare l’espressione della procura di Agrigento) stia commettendo reati gravi, nella vicenda della nave Diciotti: omissione di soccorso, violenza privata e/o sequestro di persona. Nella deprecata ipotesi che qualcuno muoia sarà configurabile anche l’omicidio volontario con dolo eventuale.

E non è per usare tecnicismi, o per citare la ormai sgangherata Costituzione - che non ammette alcuna "restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall'autorità giudiziaria", - ma il fatto è che potremmo trovarci in un punto di non ritorno. 

Matteo Salvini è un gran ammaliatore, un addestratore, in una fossa di leoni o un cane pastore in un gregge di pecore. È arrogante e ha una buona dose di faccia tosta, ma piace, non ha la puzza sotto il naso e usa un linguaggio diretto, con parole semplici, un linguaggio che prende sempre di più. Intanto su twitter impazza #iostoconsalvini, c’è chi scrive che sbarcare in Italia non è un diritto, ma anche chi tira in ballo il complottismo caro all’estrema destra con il piano Kalergi, a chi scomoda persino l’Isis, per arrivare a toccare l’onore italico e via dicendo. 

D’altro canto ormai c’è una società che si sta fascistizzando sempre più. Tra l'invitare la magistratura ad inquisirlo - ponendosi al di sopra della legalità stessa - e tra rivendicare il sequestro di 177 persone, con toni di chi nella storia italiana aveva rivendicato con orgoglio un delitto: quello di Matteotti, la strada è quella. Certo, invece della marcia su Roma, fa la marcia su Facebook. Però la mentalità rimane la stessa. «Se il fascismo è in associazione a delinquere io ne sono il capo», frase pronunciata da Mussolini dopo l’omicidio di Matteotti, suona un po’ come: «Nessun ignoto. Indagate me!», in riferimento all’inchiesta aperta dalla procura di Agrigento. Certo, scomodare la storia rischia di portare fuori strada, ma l’assonanza con le frasi pronunciate questa mattina dal ministro dell’interno è quantomai pertinente.

Che poi, in effetti, come invasione non parliamo più solo dei “migranti”, ma possiamo annotare qualsiasi “critica” venga mossa da diversi apparati, che siano politici, giudiziari o mediatici. 

E poi c’è lo squallore del Pd che per bocca di Maurizio Martina, che altri non è che il degno rappresentante di quel partito che per primo ha messo sperimentato il “populismo istituzionale”, che prova a fare l’acchiappa consensi sulle spalle di 177 ostaggi. Come se ci fossimo dimenticati del ruolo che il Pd - e in particolare Marco Minniti - hanno avuto fino a qualche mese fa.

Tra le voci discordanti emerge Massimo Cacciari, che con voce sonante dichiara «Mi vergogno di questo paese, di questa Europa. E uno che non si indigna della situazione in cui ci troviamo secondo me è un pezzo di merda». E io sono d’accordo!

*** In copertina - Ph. Credit Luigi D'Alife - CC BY-NC-ND