Se questa è un'assessora

Un commento sulla vicenda di Elena Donazzan. Il 13 gennaio alle 18,30 presidio studentesco a Mestre, all'ingresso di piazza Ferretto.

12 / 1 / 2021

Lo scandalo provocato dall’intervento telefonico di Elena Donazzan, assessora regionale all'Istruzione del Veneto di Fratelli d’Italia, al programma La Zanzara di Radio 24 non tende a placarsi. Ma ci dovremmo forse meravigliare di tutto ciò? Assolutamente no, perché Elena Donazzan non ha mai fatto scudo delle sue opinioni e delle sue, più o meno, simpatie politiche verso il Ventennio e verso il fascismo in generale.

La signora Donazzan non è nuova a esternazioni, prese di posizione e commenti che tendono a rivalutare e glorificare quanto fatto dal fascismo e con il suo agire politico e con gli interventi pubblici non fa altro che mettere in mostra quanto a tutti è già noto: il fatto che lei sia fascista.

Dichirazioni che non sono frutto di un brutto risveglio mattutino, ma sono il risultato di un percorso politico netto e lineare che la politica di Bassano del Grappa rivendica con ardore. Iscritta al Fronte della Gioventù dal 1989, quando aveva 17 anni, è stata presidente provinciale del Fronte della Gioventù e poi dirigente nazionale di Azione Giovani; è presente alla Svolta di Fiuggi, quando è nata Alleanza Nazionale, e da allora ne ha seguito tutte le sfumature, fino a dichiarare amore a Fratelli d’Italia con cui è stata eletta in Veneto, dove siede sugli scranni del governo regionale dal 2000.

Il modo di agire della signora Donazzan, fedele alle sue idee fin da ragazzina, è quello di una politica di destra che sa di dire e fare qualcosa che la maggior parte delle persone ritiene fuori luogo o semplicemente oltre il limite. Le sue uscite nel corso degli anni lo hanno dimostrato. Dal “simbolico” rogo di libri contenenti accenni alle “teorie gender”, alla presenza con patrocinio a diverse conferenze e serate che definire nostalgiche è un eufemismo, alla circolare fatta uscire in seguito all’attentato presso la sede del giornale satirico Charlie Hebdo in cui chiedeva a tutti i genitori degli alunni musulmani di dissociarsi dal terrorismo, in quanto “tutti i terroristi sono musulmani” (cit.).

È bene ricordare gli antefatti per comprendere meglio il fatto che le dichiarazioni radiofoniche non sono altro che quello che lei pensa veramente e non una boutade salviniana. Ma visto che la signora Donazzan fa sempre chiari riferimenti al periodo fascista, da cui ne traspare un certa nostalgia, essa ha mai pensato come sarebbe stato per lei vivere in quel periodo? Ha mai pensato a come doveva essere il Veneto, regione che lei rappresenta, nel periodo della Seconda Guerra Mondiale? È così sicura che a lei, in quanto donna e italiana, convenga rimpiangere quegli anni? La signora Donazzan come si sarebbe trovata nel 1944 a Bassano del Grappa? Proviamo a ricordaglielo.

Bassano del Grappa nel 1944 si trovava al confine tra la Repubblica di Salò e l’Alpenvorland, la regione ad amministrazione del Reich occupata dai tedeschi, ed era un nodo fondamentale delle comunicazioni e della logistica dell’occupante tedesco nel Veneto per via della ferrovia presente in Valsugana. Di sicuro la signora Donazzan, di nero vestita, avrebbe dovuto recarsi in città, con le famose tessere, per recuperare il cibo e i beni di prima necessita che il regime di Salò razionava per la popolazione e quasi sicuramente avrebbe presentato i sintomi di denutrizione, visto che l’alleato tedesco e le bande fasciste erano solite compiere razzie nelle case della gente.

È altresì sicuro che per recarsi in città la signora Donazzan avrebbe dovuto passare diversi posti di blocco della X MAS e di altre unità militari, che spesso per futili motivi legati alla sicurezza chiudevano l’accesso a intere aree della nostra regione. Sicuramente non avrebbe potuto spostarsi, come quotidianamente fa tra le province, soprattutto non avrebbe potuto farlo in piena libertà.

Ma presupponiamo che la signora Donazzan riuscisse ad arrivare a Bassano e in qualche modo riuscisse a reperire il cibo necessario per sfamare un’intera famiglia, si sarebbe resa conto dei corpi dei partigiani impiccati dalle SS lungo quello che oggi è Viale dei Martiri? Oppure avrebbe fatto finta di niente? Avrebbe ascoltato le voci del popolo che subiva costantemente vessazioni e soprusi dalle squadracce fasciste che imperversavano in pianura, come la Banda Carità?

Il presupposto del dubbio si concede a tutti coloro che, in stati psicofisici particolari, si comportano in maniera strana, ma non concediamo il suddetto presupposto alla signora Donazzan dopo la sua ultima uscita radiofonica. Non glielo concediamo in quanto rappresentante delle istituzioni e soprattutto in quanto assessore all’istruzione. Strumentalizzare la storia per avere agibilità politica è gioco degno della peggior feccia politica.

L’assessora Donazzan non solo deve chiedere scusa a tutti coloro che si sentono offesi da quella canzone da lei cantata, ma si deve anche dimettere da qualsiasi carica pubblica in quanto il suo agire viene meno al giuramento che ha fatto per rappresentare tutti i cittadini del Veneto, non solo quelle migliaia di sfegatati che vivono in un’altra dimensione.