"Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo". Cronache dallo sciopero transfemminista.

Per il terzo anno consecutivo lo sciopero femminista dell'8 marzo conquista diverse piazze d'Italia. La polizia prova a bloccare il corteo a Torino. Napoli migliaia di persone in piazza. A Pontedera il 70% degli operai della Piaggio ha aderito allo sciopero. Cortei anche a Treviso e Roma.

8 / 3 / 2019

«Todas las historias empiezan con una mujer».

Così cantava Violeta Parra, riprendendo uno dei canti delle tradizione popolare del Cile. Violeta cantava contro la guerra e contro le ingiustizie sociali.

Violeta cantava e lottava nel suo paese sotto una feroce dittatura. Oggi è l'8 marzo, la giornata internazionale della donna: una giornata di lotta. Un 8 marzo poco celebrativo e molto di protesta: cortei, assemblee, astensione dal lavoro, fuori e dentro casa. Proprio mentre in Europa cresce un’onda conservatrice, nazionalista e xenofoba, ecco invece una marea umana che irrompe e si riprende la scena: sono migliaia le donne che, indossando il dress code d’ordinanza (nero e fucsia), si riappropriano di una giornata di lotta in cui sperimentare e praticare forme di blocco della produzione e riproduzione sociale, utilizzando lo sciopero come arma di protesta femminile contro ogni forma di violenza, sfruttamento e discriminazione quotidiana, in ogni ambito, sia della vita pubblica che privata. 

Uno sciopero globale contro la violenza di un sistema machista e patriarcale. Una violenza che c'è ed esiste, dove una donna viene uccisa e il fidanzato geloso viene giustificato dalla "tempesta emotiva", giusto per citare uno degli ultimi casi. Nessuno, però, ne parla, e intanto nel nostro paese quasi una donna su tre subisce qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della vita.

Oggi si leva una gran voce che ribadisce ancora una volta un grande no al sessismo, all’omofobia e al razzismo. Lo sciopero delle donne ha voluto includere tra le parole d'ordine anche la questione antirazzista contro la recente approvazione del decreto sicurezza e immigrazione.

Oggi diverse città, in Italia e non solo, sono attraversate da chi ha deciso di combattere questa battaglia contro la violenza: le piazze, le strade, le scuole, le università di oggi parlano tutte le lingue delle donne di tutto il mondo. Uno dei primi appuntamenti di questo marzo, verso un'altra grande giornata di mobilitazione - a Verona - contro "Il congresso mondiale delle famiglie" che si svolgerà dal 29 al 31 marzo 2019, «per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società», si legge negli opuscoli medievali della kermesse cattofascista.

Partiamo proprio da Verona, dove sin dalle prime ore del mattino con un presidio di denuncia davanti all'Inps è cominciata questa giornata di lotta sostenendo la lotta di quindici operaie contro il sistema degli appalti e la mancanza di tutela all'interno del rapporto di lavoro. Le quindici lavoratrici della Traconf Srl in fase di cambio di appalto sono state licenziate contro tutte le norme di tutela rischiando di perdere l'indennità di maternità.

Tensioni a Torino (qui il video), quando il corteo transfemminista ha imboccato via Garibaldi e la polizia ha provato a bloccarlo all’incrocio con via XX Settembre ma non c’è riuscita. Le attiviste, spingendo, hanno fatto indietreggiare il blocco di agenti in tenuta antisommossa riuscendo a “sfondarlo” a suon di spintoni.

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È composta da 5.000 persone la marea transfemminista che invade Napoli e che sta animando la piazza dello sciopero dell'8 marzo. «Migliaia di persone si sono riunite nel capoluogo partenopeo per dire no al patriarcato, alla violenza sessista, all'imposizione dei ruoli di genere, all'oppressione delle soggettività non normate poste ai margini della società» si legge dai comunicati delle realtà partenopee. 

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Lo Sciopero Femminista - come scrive in una nota Non Una di Meno - è iniziato nelle prime ore della notte a Pisa: volantini in Corso Italia sulle vetrine di quei negozi che usano strumentalmente l’immagine della donna per perpetrare lo sfruttamento economico. Poi un presidio di fronte al tribunale, dove è stato richiamato il "caso Buscemi", assessore alla cultura condannato per stalking che continua a ricoprire la sua carica impunito. Per finire un sanzionamento all'Inail colpevole di negligenza nei confronti degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, di cui soffrono soprattutto le donne per il troppo carico di lavoro, spesso non riconosciute. 

Intanto a Pontedera il 70% degli operai della Piaggio ha aderito allo sciopero.

Corteo anche a Venezia, dove è stata rilanciata anche la mobilitazione di domani a Padova contro il comitato prolife che chiede l'abolizione dell'Ivg, che garantisce il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni.

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Roma la prima tappa della protesta è stata al ministero della Salute, per mettere al centro del presidio la qualità delle condizioni di lavoro di operatrici e operatori sanitari e la "richiesta di consultori e ospedali laici, aperti e finanziati, senza obiettori". Un tema molto caldo oggigiorno se si pensa al ddl Pillon e alla controversa figura di Fontana, ministro della famiglia e delle disabilità. In serata sfila il corteo di «Non una di meno»,tantissimi gli slogan, i cartelli e gli striscioni: come quello riferito alla recentissima sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna che ha concesso le attenuanti generiche e dimezzato la pena ad uomo accusato di aver ucciso la sua compagna: «Tempesta emotiva o vuoto d’aria istituzionale?». E poi «No Ddl Pillon», «No decreto sicurezza», «Oltre 1 milione e 400 mila donne hanno subito violenze nei luoghi di lavoro», «Povertà assoluta: 2 milioni 500 mila donne». 

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Centinaia di persone in piazza anche nelle Marche, nei cortei serali organizzati a Fano, Senigallia e Macerata. Non un rito ma una presa di parola collettiva contro la violenza maschile, la cultura patriarcale, la differenza salariale, il Dll Pillon e il Governo giallo-verde. 

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Risignificata la toponomastica dal corteo di Treviso, dove sono stati cambiati i nomi delle vie dedicandole ad attiviste quali Audre Lorde, Angela Davis e Sylvia Rivera e convertendo le piazze della città come antifascista, antirazzista e antisessista, intitolato infine quello che era il monumento ai caduti, alle donne sopravvissute alla violenza di genere.

L'8 marzo si riconferma essere non la solita ricorrenza, ma una grande e importante data di mobilitazione contro la violenza: dai femminicidi agli stupri, dagli insulti alle molestie, in famiglia, per strada e sui posti di lavoro. "L'8 marzo noi scioperiamo!", al grido di queste parole i corpi, i desideri e le passioni di tantissime persone hanno riempito le piazze di oltre 70 città; tra le altre, Alessandria, Bologna, Firenze, Milano, Palermo, Catania, Genova, La Spezia, Livorno, Macerata, Padova, Reggio Emilia, Vicenza.

In Rojava c’è un detto: «Non si può distruggere il capitalismo senza distruggere lo stato; e non si può distruggere lo Stato senza distruggere il patriarcato», chi ha attraversato le piazze, le strade e le proprie città - oggi - lo ha dimostrato e ha fatto un ulteriore passo in quella direzione.