“Alle cinque della mattina può capitarti facilmente di incontrare nuvole di persone all'ingresso di Fincantieri che firmano contratti sui cofani delle auto o addirittura mentre passano ai tornelli.
I lavoratori nella jungla delle ditte e dei subappalti sono migliaia, per noi è impossibile sapere chi è chi e cosa fa, da dove viene e dove va.
Figurati per i rifiuti.”
Maurizio
è un cantierino esperto : 30 anni in Fincantieri, dei quali 21 a
Monfalcone. Uno dei 1600 – su 5000 che lavorano – che ancora sono
dipendenti diretti di Fincantieri.
Eppure sempre di più le loro
mansioni sono gestionali e rivolte ai servizi, mentre la produzione
slitta nelle mani dei lavoratori delle ditte.
“Al passaggio degli anni 2000” –racconta Michele, un altro cantierino di poco più giovane di Maurizio – “c'è stato un cambio generazionale drastico e Fincantieri non ha garantito che la professionalità e il mestiere fossero tramandati. Nel mio settore (vedi nota, ndr) con tre anni di esperienza io ero il più vecchio.. non è possibile questa cosa.
Sembra che sia poi uno strumento per dirci che non sappiamo lavorare e che la nostra professionalità è come quella del rumeno appena arrivato. Mah”
Certo
è che delle migliaia che lavorano nel cantiere, tantissimi – è
impossibile per noi ora dare un numero preciso, nemmeno i lavoratori
lo sanno – sono migranti.
Decenni fa erano migranti dal sud. La
comunità napoletana è ancora molto forte, e il prefetto Zappalorto lo ricordava – con toni grottescamente inadeguati al suo ruolo –
pochi giorni fa:
“segnali di comunità, tipo quella che si è stabilita a Monfalcone, di napoletani che portano qui certamente le loro virtù, come la simpatia e la cordialità, però a volte denotano anche degli usi che sono estranei alla nostra mentalità. Ci sono delle sentenze sul caporalato o sull’esercizio dell’usura”.
Che
il caporalato sia la caratteristica permeante del lavoro nei cantieri
è noto da anni. Che ci siano delle sentenze è indubbio: nel Marzo
2014, 27 persone sono state condannate per associazione per
delinquere, sfruttamento di manodopera,
truffa aggravata ai danni dello Stato. Ma Fincantieri non ne sapeva
nulla.
Così come non sa, evidentemente, che il caporalato è
ancora tutto lì, ben funzionante, come ci raccontava Maurizio poco
fa.
Per il prefetto la colpa è dei napoletani.
O
forse anche dei Bengalesi,
la cui comunità contava fino a pochi anni fa 2000 persone e
dipendeva totalmente dal lavoro navale.
Dopo una “crisi”
sindacale avviata dai bengalesi pochi anni fa, Fincantieri – o i
caporali che avevano difficoltà a garantire le prestazioni? – è
corsa ai ripari e man mano aumentano i rumeni, che creano ancora meno
problemi.
E vengono pagati meno: un operaio specializzato
dipendente della casa madre costa circa 70€ all'ora, un operaio
della jungla 5-10€.
Allora forse la colpa è dei
rumeni.
Basta che non sia di Fincantieri e dell'organizzazione che
ha imposto: estrema frammentazione, che porta con sé il ricatto
della precarietà e l'impossibilità di sindacalizzarsi, e costi del
lavoro impossibili. Il risultato non può che essere una costante
corsa verso il basso, dove tutti sono ostaggi e
non solo sul posto di lavoro: nell'economia
cittadina non c'è nessun
“fuori”, visto che anche
il mercato immobiliare è controllato dalla stessa rete di soggetti –
o da soggetti ai cui interessi tutto ciò è perfettamente
funzionale.
Riassumiamo
i tratti caratteristici di
Fincantieri a Monfalcone.
- Un caporalato feroce e sistematico, del quale ci sono evidenze pubbliche, prove e verità processuali.- Le commesse si protraggono fino al 2024, ma non c'è alcun piano di assunzione stabile: tutto andrà avanti con lo stesso sistema di ora, probabilmente spostando ancora di più gli equilibri dalle posizioni stabili verso i contratti temporanei e in subappalto.
- - la “paga globale”. Giovanni lavora per ditte subappaltatrici: “invece degli 8.50€ all'ora, a crescere a seconda del livello, a cui andrebbero aggiunti tfr, ferie, malattia eccetera, il cantiere a noi propone la«paga globale»: dai 6€ ai 13€, comprensivi di tutto. E per mascherarlo le buste paghe contemplano l'assurdo: ore di lavoro all'estero e trasferte in giro per l'Italia, mai fatte. Se ti lamenti, però, resti fuori dai cancelli 4 giorni, senza paga”.I mitici “Cancelli” del cantiere che chi scrive si immagina ormai come i cancelli di Mordor.
Intanto ad alcuni dirigenti vengono riconosciuti premi di produzione da decine di migliaia di euro, auto di lusso, benzina, e persino 900 euro all'anno per provvedere ad un vestiario all'altezza della situazione.
Invece ai lavoratori non è possibile dare alcun premio, nonostante i turni massacranti: per via degli scioperi che hanno fatto, li informa un volantino aziendale. - - Infiltrazioni mafiose e camorristiche altrettanto evidenti, note e provate in tempi recenti, tanto che la commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi ha lanciato un chiaro e secco allarme proprio a Monfalcone, un mese fa (da cui l'incredibile reazione del Prefetto, di cui sopra).
- - L'intimazione di regolarizzare la gestione dei rifiuti – dopo un controllo a sorpresa nel 2013 – disattesa con arroganza sino all'esito di lunedì scorso.L'accesso ai controlli delle condizioni di lavoro e della gestione dei rifiuti negato.
- - Contestualmente all'allarme della commissione antimafia, alla richiesta di aprire le porte ai controlli senza preavviso e a ridosso della sentenza con cui la cassazione avallava la richiesta di sequestro, un mese fa vengono nominate 4 persone responsabili della logistica delle piazzole dei rifiuti e della suddivisione degli stessi per tipologia: sono 4 giovanissimi, inesperti – ci raccontano – una addirittura è una stagista a 600€ al mese.
Fincantieri assomiglia a un paradiso. Per alcuni.
Per
altri si tratta di un “problema semantico”, di
una burocrazia troppo aggrovigliata.Non
vogliamo essere clementi con la legge italiana: peraltro, abbiamo
visto troppo spesso quanto offra molti strumenti ai grandi interessi
economici, o quanto gli stessi riescano facilmente ad aggirarla o a
trovare compiacenza in molti uffici.
Ed è
vero: a giudicare dalle pene previste (dai 6 mesi ai 2 anni) i capi
d'accusa nell'ordinanza di sequestro sembrano essere per reati non
gravi.
Però, mettendo tutto insieme, ci sembra che si tratti di
qualcosa di simile al
prendere Al Capone per
irregolarità fiscali.
A
noi, lo ripetiamo, sembra sensata un'altra ipotesi di
lavoro: Fincantieri sta
usando 5000 persone e le loro famiglie come scudi umani per garantire
impunità alla sua totale opacità.
E sindacati, partiti e
istituzioni si accodano, chiedendo a gran voce la riapertura
immediata praticamente senza condizioni.
Si
tratta della stessa Fincantieri che per 20 anni è riuscita a
ostacolare in tutti i modi possibili il maxi-processo sulle morti per
amianto (85 decessi), che poi ha portato a 13 condanne di dirigenti
per 70 anni di carcere.Della
Fincantieri nella quale ci sono stati 3 incidenti mortali in meno di
due anni.
Claudio
e Giovanni i rifiuti li producono, fra i più tossici.
Li hanno
visti per anni tutti mescolati: vernici tossiche, legni, metalli,
plastiche, solventi.
Tutti buttati insieme. Da un po' ci sono le
piazzole, in teoria un po' di differenziazione. Ma poi chi li tratti
e dove finiscano nessuno lo sa.
Anche perché nessuno conosce più
nessuno.
Maurizio ha
visto scoperchiare un capannone enorme.
Ancora amianto ed ethernit,
sempre lui.
Ha visto un capo uscire coprendosi il volto con una
maglia gridando “via
via c'è l'amianto”.
Ha chiesto qualche documentazione sullo smaltimento, ma non c'è
stato risposta.
Del resto, ricorda Claudio, una volta che
aveva una richiesta sindacale la risposta del suo sindacato è stata
“abbiamo riferito. La
risposta è no. Comunque stai attento, che sei nel mirino dei
dirigenti”.
Un
paradiso. Con i suoi
angeli.
Se
si tratta di qualche problema burocratico, di dettagli, di
“semantica”, perché Fincantieri non ha adeguato la sua gestione
dei rifiuti dal 2013?
Pare
si tratti (anche) di un problema di autorizzazioni tra ditte. Perché,
è ovvio, tra la miriade di ditte che lavorano per lei, Fincantieri
mica può assicurarsi che tutte siano in regola o che tutte svolgano
compiti adeguati alle loro certificazioni.
È davvero così
difficile per Fincantieri garantire una cosa così semplice?
Se è
un problema di inadempienza
degli uffici regionali, sarà
in grado di
documentarlo.
Altrimenti che problema ha,chi
teme di mettere in imbarazzo pretendendo ciò che non può non
pretendere?
Perché
non lascia libero accesso ai controlli?
Sembra
incredibile che le istituzioni, i partiti e il maggior organo di
stampa locale non si curino di queste domande così banali.
Sembra
incredibile che, contando tutto, la questione dei rifiuti sia
considerata d'ufficio solo il risultato della burocrazia borbonica
dello stato, che si dia risonanza alla versione di Fincantieri:
“questa Regione non ci vuole”.
Noi
ci aspetteremmo che la sindaco di Monfalcone e il prefetto di
Gorizia, come minimo, pretendessero una spiegazione pubblica e chiara
da Fincantieri.
Su questa
e su tutte le altre cose, a cominciare dal caporalato e dalla “paga
globale”.
Proprio per
proteggere quei 5000 lavoratori in pericolo di essere ancora una
volta al servizio del cantiere, stavolta non con il loro lavoro ma
con i loro corpi, le loro vite, la loro paura.
Del
resto, a pensar male si fa peccato, lo sappiamo.
Ma è meglio far
peccato che essere fessi, sfruttati e pure complici.
Tanto
più che, come ha detto la sindaco Altran all'incontro con i
cantierini, “questo è il cantiere di Monfalcone, non di
Fincantieri”.
Fincantieri non sembra essere d'accordo. Forse è il contrario, ed è Monfalcone ad essere di Fincantieri.Nemmeno questo è un problema
di semantica.
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NOTA:
Maurizio, Michele, Claudio, Giovanni,
sono nomi di
fantasia. Anche il “settore” di Michele non lo diciamo. A
Fincantieri funziona così. Anche
perché altrimenti ti
può arrivare un trasferimento dall'altra parte d'Italia da un
giorno all'altro, e tu zitto perché sei obbligato. Se ti va
bene.
Allora nessuno, al momento, se la sente di comparire con
nome e cognome.