Fonte: l'Adige del 21.02.2010

Sciopero del 1° marzo a Trento

La Filcams CGIL aderisce allo sciopero. Presidio il 1° marzo dalle 10 davanti l'ospedale S. Chiara con i lavoratori delle pulizie.

21 / 2 / 2010

TRENTO - Sono 4,5 milioni, valgono il 10% del prodotto interno lordo (e, secondo le stime della Caritas, versano allo Stato molto di più di quanto ricevono in termini di servizi e rendite) ma sono discriminati. Il tutto malgrado non abbiano sottratto il lavoro agli italiani ma, anzi, li abbiano sostituiti nelle mansioni più umili, più pesanti, più pericolose (come dimostrano i dati Inail sugli infortuni sul lavoro: la loro incidenza è assai più alta) e peggio pagate.
Sono gli immigrati regolari in Italia per i quali, il primo marzo, si sono mobilitati una serie di organizzazioni e movimenti (e molto parzialmente i sindacati) per promuovere una giornata di sciopero all'insegna del motto «una giornata senza di noi». Il colore della protesta è il giallo.
L'appuntamento è per il primo marzo tra le 10 e mezzogiorno per un presidio davanti al S. Chiara
. Se l'astensione dal lavoro fosse elevata (ma difficilmente lo sarà dato che nessuna sigla nazionale ha offerto la «copertura» necessaria), gli italiani capirebbero quanto la manodopera straniera è importante nel Belpaese. In Trentino la Filcams Cgil ha proclamato una giornata di sciopero e, quindi, i lavoratori dei servizi, del commercio e del turismo potranno astenersi dal lavoro senza incorrere in sanzioni.
Ezio Casagranda, segretario della sigla (oltre 3.200 iscritti, quasi il 70% dei quali stranieri), è polemico, anche nei confronti del suo sindacato: «Noi siamo coerenti tra il dire e il fare. Ma mentre a parole, al congresso, si dice che gli immigrati sono una risorsa e vanno difesi, nel concreto non ci si muove». Le ragioni dello sciopero sono pratiche.
La rivendicazione dei diritti dei lavoratori: «O sono di tutti, indipendentemente dal colore della pelle, o non ci sono», insiste. Anche la qualità dei servizi garantiti ai cittadini è nella morsa di un precarietà esasperata. I «nemici», suggeriscono i promotori dell'iniziativa («inventata» in Francia), non sono gli stranieri, ma chi li demonizza e chi li costringe a condizioni di vita e lavoro penalizzanti. Si parla di vera e propria discriminazione. Anzi: di xenofobia e razzismo.
Zorica Pektovic, un'operatrice che lavora per un'impresa che si occupa delle pulizie al S. Chiara di Trento, racconta di come ci siano pazienti che nascondono le borse se vedono entrare collaboratrici straniere o, addirittura, di come ad una dipendente di colore sia stato vietato di pulire una sala operatoria. Per non parlare della carriera negata. «Vogliamo lanciare un messaggio forte contro il razzismo e per la dignità ed il diritto alla salute», spiega Stefania Ragusa, del coordinamento nazionale dell'iniziativa (già 60 mila adesioni su Facebook, ma anche di una cinquantina di comitati locali). «Vogliamo avviare un'operazione culturale - aggiunge - per far capire che la società è sempre più meticcia». In provincia (dove pure esistono graduatorie separate per l'accesso alle case Itea: «Un pericoloso cedimento a logiche di separazione ed esclusione») la situazione «è certamente migliore rispetto ad altre realtà». Nel mirino degli organizzatori c'è soprattutto la Lega nord, tacciata di «esternazioni vergognose» che «avvelenano periodicamente l'atmosfera nel dibattito pubblico».

Mattia Eccheli