Sardegna - La barriera umana evita lo sfratto

16 / 2 / 2012

Un altro tentativo di sfratto, un altro «salvataggio» di una vittima della legge 44, che in pochi anni ha sterminato centinaia di imprese agricole travolte dai tassi schizzati alle stelle in corso d'opera. Questa volta la barriera umana ha protetto l'azienda di Salvatore Murgia, 66 anni. Alcuni anni fa Murgia ha fatto ricorso ai benefici della legge 44, e ora è finito sul lastrico. Ieri mattina l'ufficiale giudiziario accompagnato dal nuovo proprietario Paolo Corsale, ex dipendente dei Murgia, ha dovuto far dietro front davanti a persone decise che non intendono più tollerare simili ingiustizie. Ci sono stati momenti di altissima tensione che fortunatamente è scemata quando l'ufficiale giudiziario ha concesso a Salvatore Murgia 30 giorni di tempo per trovare un'alternativa all'alloggio adiacente alle serre e all'azienda, un tempo fiorente. Fischi, urla ed espressioni colorite da parte della folla di circa duecento persone che si mobilita in queste occasioni: commercianti, agricoltori, artigiani ed esponenti del «presidio Viale Trento». Hanno seguito il neo proprietario in ogni suo spostamento, mentre imperterrito cercava di non distanziarsi dal funzionario del tribunale civile di Cagliari. Quella di Salvatore Murgia, della moglie Maria e del figlio Gian Walter è una storia allucinante. Nel 1998 l'azienda andava a gonfie vele: pomodori e verdure di ogni genere invadevano i mercati sardi e l'attività garantiva lavoro ad un ventina di operai. Sull'onda del successo i Murgia, a quell'epoca, hanno sfidato la sorte proponendosi anche come floricoltori: mille metri di serra per coltivare garofani. Un successone. Per realizzare l'impianto hanno fatto ricorso alla legge 44 con un mutuo ipotecario di 190 milioni di lire. Avrebbero dovuto pagare ratei semestrali di 5 milioni di lire ma appena onorate le prime scadenze l'Unione europea ha invalidato gli accordi tra Regione ed imprenditori agricoli e il tasso agevolato dal 4 per cento è volato al 14,4 per cento. La situazione è precipitata: Salvatore Murgia viene colpito da ictus e rimane immobile sul netto per parecchi mesi. Ora è in sedia a rotelle. L'azienda va all'asta e 6 ettari di terreno irriguo, 4mila metri quadri di serre in cristallo, 2000 metri quadri di serre in ferro e plastica, capannone per attrezzi, porcilaia, pozzo, attrezzatura agricola e la casa padronale (tre appartamenti) passano di mano per soli 62mila euro. Un affarone per l'acquirente che potrebbe cedere il tutto immediatamente per una cifra dieci volte superiore. Ieri si gridava allo scandalo. Dice Maria Murgia: «Questo pasticcio non l'abbiamo combinato noi. C'era tutto il tempo perchè i politici responsabili del disastro potessero trovare una soluzione ed evitare centinaia di sfratti». Il 29 marzo l'ufficiale giudiziario sarà nuovamente sul posto e se tra le controparti non sarà stato raggiunto un accordo Salvatore Murgia dovrà trovarsi un altro alloggio. Sulle sue spalle e su quelle del figlio Gian Walter, per il prestito regionale, grava ancora un debito di 232mila euro. Si è ripetuto il dramma di Piscinas, Terra Segada, San Giovanni Suergiu, Decimoputzu e Guspini.

15 febbraio 2012