Saperi, beni comuni e welfare. A Marghera la sfida dei movimenti

22 / 1 / 2011


MOBILITAZIONI. Al Cso Rivolta oggi e domani si confrontano molte realtà che animano “Uniti contro la crisi”. Per discutere del “comune politico” e immaginare un nuovo percorso per il futuro.
 
"Uniti contro la crisi”, l’atteso meeting dei movimenti sociali organizzato dal cso Rivolta, si apre questa mattina a Marghera. Un appuntamento quasi annuale, questo del meeting del Rivolta, che si propone come momento di incontro tra le diverse realtà di movimento e come spazio di confronto politico e sociale. Sarà un meeting particolarmente sentito, considerata la complessità della fase politica che l’Italia sta attraversando. Sono attese, infatti, tra le 1500 e le 2000 persone per una due giorni tra assemblee plenarie e tavoli di lavoro che intrecciano il percorso di “Uniti contro la crisi”. Percorso politico e sociale che nasce come riflessione sulla attuale crisi strutturale e di sistema e si alimenta come tentativo di risposta e di uscita dalla stessa crisi.  

Nasce, “Uniti contro la crisi”, da una scommessa indovinata, lo scorso settembre, di mettere insieme le diverse anime colpite dalla risposta che il capitale sta dando alla crisi: mondo della formazione, mondo della fabbrica ma anche quello del precariato, uomini e donne che vedono sgretolarsi diritti e possibilità e che assistono alla messa a profitto anche di beni naturali e comuni come l’acqua. Una scommessa che ha portato a Roma, durante lo  sciopero della Fiom, migliaia di persone e a una discussione, alla Sapienza, tra studenti, ricercatori, spazi sociali, precari e sindacati. Da quella scommessa alle sfide del prossimo 28 gennaio, altra giornata di sciopero della Fiom con la consapevolezza, forte, di aver attraversato alcuni momenti chiave: dalle mobilitazioni degli studenti e dei ricercatori che hanno portato alla grande manifestazione/rivolta del 14 dicembre a Roma, alle manifestazioni per il referendum sull’acqua, al referendum di Mirafiori.  
Una due giorni, quella al Rivolta, che intende delineare in modo operativo questo percorso. Lo si evince dalla stessa strutturazione delle giornate che, oltre alle assemblee plenarie, prevedono, come si diceva, una interessante suddivisione  in tavoli di lavoro:  su formazione e saperi (“Democrazia e saperi come bene comune: verso gli Stati Generali della conoscenza”; sul nodo ambientale (“Democrazia e beni comuni: tra crisi ecologica e riconversione produttiva per un nuovo modello di sviluppo”); su reddito e lavoro (“Democrazia e Welfare: salario, reddito, redistribuzione della ricchezza”).  

Un comune denominatore, non solo a livello di vocabolario (il termine democrazia) lega le tre sessioni di lavoro come sottolinea bene Luca Casarini quando afferma: «Come facciamo a condurre tutti la battaglia Fiat, se le rivendicazioni non parlano di un nuovo welfare, di una nuova società per la nuova composizione del lavoro che vive oggi anche dentro le fabbriche? Come pensare la prossima fase di opposizione alla controriforma Gelmini, se non affrontiamo nel suo complesso il terreno della conoscenza, dal ciclo della formazione alla produzione culturale e informativa? E l’alternativa ecologica, il nuovo modello di sviluppo, chi lo dovrebbe attuare, lo Stato?
Nel pieno della sua dipendenza da strutture miste sovranazionali? Il “comune politico” è nuovo programma e nuova organizzazione adeguata a realizzarlo». Si affronterà quindi il “comune politico” in questa due giorni ma soprattutto nelle settimane e nei mesi che verranno già a partire dal prossimo 28 gennaio.
Una sfida e una scommessa ma anche e soprattutto l’inizio di un nuoco processo che intende scrivere una nuova storia. 

E proprio sui processi di narrazione e comunicazione si concluderà la serata di sabato con il forum dedicato all’informazione dal titolo: “Strumenti della comunicazione per affrontare la crisi: le sinergie per una comunicazione “comune”. Parteciperanno rappresentanti dei principali organi di informazione tra i queli, il direttore di Terra, Luca Bonaccorsi. Domani mattina, domenica, chiusura con  una grande assemblea generale nella quale verranno sintetizzati i lavori svolti dai vari gruppi.