Santorso (Vi) - Modello Fiat, pubblico impiego, federalismo

20 / 1 / 2011

Erano poco più di venti, questa mattina, i dipendenti del Comune di Santorso che per un'ora hanno presidiato la Prefettura di Vicenza, accompagnati da due assessori della Giunta comunale. «Ma siamo praticamente tutti», ci ha tenuto a sottolineare davanti alla telecamera Enzo, divisa arancione degli operai municipali. Al suo fianco colleghe e colleghi di tutti gli uffici del comune orsiano,  
meno di seimila abitanti distribuiti alle pendici del monte Summano, tra Schio e Thiene.

Sullo striscione, lettere disegnate alla meno peggio recitavano, semplicemente, “abbiamo a cuore il nostro lavoro”. Perché anche nel mondo degli statali, le sicurezze di un tempo stanno sciogliendosi
come neve al sole. Pochi mesi fa, dopo il disastro economico che ha travolto la Grecia, proprio loro erano stati i primi a incassare le prime misure di austerità del Governo: stipendi bloccati per i  
prossimi tre anni. Con il risultato che, a fine 2012, i lavoratori si ritroveranno con un potere d'acquisto di 1.600 euro all'anno in meno rispetto a oggi.

Ma non è lo stipendio ad aver fatto scendere in piazza i dipendenti del piccolo comune dell'altovicentino. Certo, la propria condizione lavorativa è legata con la mobilitazione, ma, ci tengono a dire, la loro presenza in Prefettura ha a che fare «con le tante iniziative e con i molteplici servizi che, con il nostro impegno quotidiano, garantiamo alla comunità». Iniziative e servizi che, oggi, sono messi in discussione a causa di una norma introdotta nella legge finanziaria e legata al Patto di Stabilità che colpisce arbitrariamente i comuni; un comma quanto mai pesante per l'Amministrazione di Santorso che, secondo questa normativa, dovrebbe versare nelle casse dello Stato più di 1.200.000 euro.

La colpa del Comune di Santorso – riconosciuto da tutti come un ente virtuoso – è quella di aver pagato importanti opere pubbliche nel 2007, anno a cui fa riferimento la normativa per stabilire, a  
tavolino, la situazione economica di ogni amministrazione comunale. In quell'anno Santorso aveva inaugurato la nuova scuola media e la palestra comunale; opere importanti per la comunità locale,  
investimenti nel futuro della collettività frutto di anni di risparmi che, oggi, secondo lo Stato vanno pagati a caro prezzo.

Nell'era del decantato federalismo fiscale, dunque, succede che il governo romano strappa dalle mani degli enti locali soldi che, pure, appartengono a questi ultimi e ai loro cittadini. E poco importa se questi comuni – tra i 20 maggiormente penalizzati in Italia, Santorso è al 5° posto e quelli veneti sono ben 12 – hanno i bilanci a posto e sono comuni virtuosi: la norma, costruita nelle stanze ministeriali, non guarda in faccia a nessuno.

Da inizio gennaio i dipendenti di Santorso sono ogni mercoledì in ferie d'ufficio; la Giunta, infatti, ha decretato la chiusura del Municipio “per Patto di Stabilità” ogni terzo giorno della settimana.
Ma impiegati e operai hanno deciso di utilizzare questo “tempo libero obbligato” per manifestare la propria preoccupazione per una normativa che, hanno scritto, «togliendo le risorse e gli strumenti per le nostre mansioni, lede la dignità del nostro lavoro e danneggia i cittadini». Del resto, se il testo di legge non cambierà il comune non potrà più garantire i servizi essenziali alla cittadinanza, dalla
manutenzione degli spazi pubblici all'assistenza sociale, dal sostegno all'associazionismo alle iniziative culturali. Per chi in comune è assunto, invece, all'orizzonte si prospetta il taglio del salario
accessorio e lo spettro della mobilità.

Dunque, se Mirafiori rischia di diventare un girone dantesco per chi ci lavora, negli enti locali non si respira certo aria di serenità.
Perché, nonostante la propaganda federalista, sono proprio gli ultimi anni ad aver messo in difficoltà le amministrazioni che, specialmente nei piccoli comuni, rappresentano in molti casi per le comunità un punto di riferimento importante, capace di garantire servizi e attività sociali strettamente legate alla qualità della vita dei cittadini.

Dietro alla bandiera del federalismo, insomma, si nasconde un governo che ha messo in campo una pluralità di scelte che sviliscono e mettono in discussione il ruolo dei municipi e la loro possibilità di essere spazi di definizione comunitaria della vita collettiva. Tagliarne le risorse, colpendo in particolare coloro che si sono distinti per virtuosità, significa minare le fondamenta sulle quali può poggiare  
qualunque processo di partecipazione e di crescita da parte di quanti vivono quel territorio: senza strumenti e possibilità di spesa, del resto, che ruolo può avere un ente locale?

In questo quadro, la piccola iniziativa dei dipendenti del Comune di Santorso rappresenta una novità rispetto a un mondo che, da molto tempo, appare silenzioso e rassegnato. Perché racconta del tentativo di assumere il proprio lavoro non come semplice garanzia di una busta paga, bensì come risorsa per una comunità, mettendo al centro del proprio ragionamento l'importanza dei servizi e delle opportunità che si possono garantire con il proprio impegno quotidiano. E perché segnala uno scricchiolio nella parete di cartongesso che, in questi anni, sembra aver separato il lavoro pubblico da quello del mondo privato. Come a dire che se la crisi non risparmia nessuno, nessuno può tirarsi indietro.

Tiago Cortiça