Sabato 10 aprile a Trento seconda manifestazione nazionale della campagna #StopCasteller per chiedere la liberazione dei tre orsi rinchiusi

Gli attivisti di Assemblea Antispecista e Centro sociale Bruno tornano a manifestare e denunciare l'incapacità degli amministratori nella gestione del rapporto con questi plantigradi.

9 / 4 / 2021

Dopo il video shock che mostrava gli animali rinchiusi in anguste gabbie di acciaio e cemento e l'azione dimostrativa durante la quale alcuni attivisti avevano ingabbiato simbolicamente la statua dell'orso sul ponte di San Lorenzo, proseguono le proteste per la liberazione degli orsi trentini.

Sabato 10 aprile, dalle ore 15.00 in piazza Fiera a Trento, è in programma la seconda manifestazione nazionale della campagna #StopCasteller per chiedere la liberazione di M49 e M57, due giovani esemplari di orso bruno rinchiusi nella struttura detentiva a sud della città, e DJ3, l'orsa figlia di Daniza, catturata quasi dieci anni fa.

Già a settembre 2020 i Carabinieri del Cites avevano fatto un sopralluogo al Casteller e denunciato le pessime condizioni di detenzione degli orsi, sottoposti a forte stress, sedati e costretti in spazi angusti che ne limitano fortemente la capacità di movimento e favoriscono lo sviluppo di comportamenti autolesionisti. Da allora nulla è cambiato per gli orsi imprigionati, come svelato dal video girato dagli attivisti della campagna #StopCasteller lo scorso febbraio, che ha mostrato la terribile situazione dei plantigradi rinchiusi in gabbie di acciaio e cemento.

“La Provincia autonoma - dicono gli attivisti - sembra non ascoltare né i Carabinieri del Cites né i suoi stessi cittadini, dato che non solo continua a tenere gli orsi rinchiusi in condizioni miserabili per animali nati liberi, ma addirittura ha già emesso altre tre ordinanze di cattura. Senza contare le continue minacce dell'assessore Zanotelli di ricorrere all'abbattimento di esemplari oggi in libertà. Sabato, insieme ai cittadini trentini e a persone solidali da tutta Italia - proseguono gli attivisti della campagna #StopCasteller - , saremo a Trento perché abbattimenti e catture non sono una soluzione né a breve né a lungo termine: un'altra convivenza con questi grandi animali è possibile ed è su informazione e prevenzione che bisogna puntare, non su gabbie e fucili”.

“Vogliamo ricordare che gli orsi sono stati volutamente reintrodotti in Trentino dall'uomo 20 anni fa con il progetto Life Ursus, - aggiungono gli attivisti - quando l'amministrazione trentina incassò allora milioni di euro dall'Unione europea e sfruttò l'immagine dell'orso per incentivare il turismo con una sapiente campagna di marketing territoriale. Oggi che questi animali si sono riprodotti, come era nelle intenzioni, la giunta provinciale invece di spendere poche migliaia di euro per prevenzione con cassonetti anti-orso (attualmente sono solo 6 su 409 bidoni), recinzioni elettrificate e per una formazione capillare alla popolazione, preferisce spendere oltre un milione e 200mila euro di risorse pubbliche per i lavori di sistemazione del Casteller, a cui si aggiungono 160mila euro già spesi per rinforzare la recinzione dopo la fuga di M49, i costi per il cibo e per i veterinari. Somme molto superiori a quelle necessarie a risarcire i danni causati da tutti gli orsi in Trentino negli ultimi 30 anni.

"Anche la presunta pericolosità degli orsi è un mero pretesto per fare la guerra ad animali che non hanno nessuna colpa se non quella di intralciare le attività economiche  o gli interessi propagandistici della giunta Fugatti e dei suoi sostenitori. A tal proposito vale la pena recuperare il concetto di rischio e fornire alcuni dati a sostegno: secondo l'Associazione Vittime della caccia, nella stagione 2019/2020, tra l'1 settembre e il 31 gennaio, in Italia ci sono stati 27 morti e 52 feriti, di cui una parte non cacciatori, a causa delle attività di caccia. Nessuno, tuttavia, ha paura di andare nei boschi a causa dei cacciatori. Nel 2019, secondo l'Istat, in Italia sono morte 3.173 persone in incidenti stradali, ma nessuno pensa di vietare le auto;  secondo l'Università di Urbino, nel 2019 l'attività escursionistica ha provocato 133 morti e 111 feriti. Eppure non si ritiene l'escursionismo un'attività pericolosa. Dalla reintroduzione dell'orso in Trentino circa 37 orsi mancano all'appello: bracconati, abbattuti, rinchiusi, uccisi per telenarcosi errate: ma è sempre l'orso ad essere considerato pericoloso, non l'uomo".