Roma - L' "Ordine" di Alemanno

1 / 7 / 2011

 

Eccola che arriva puntuale, inutile, demagogica,  l’ordinanza antimovida del Campidoglio a seguito della tragica aggressione a Rione Monti che ha portato un ragazzo in fin di vita.
L’ordinanza targata Alemanno prevede il divieto di vendita e di consumo per strada, dalle 23 alle 6, di bevande alcoliche da asporto e non, e interessa tutti i luoghi di aggregazione e di divertimento della città.
Ma cosa c’entra questa ennesima stretta securitaria e proibizionista con quello che è accaduto a Rione Monti? Nulla, assolutamente nulla. E’ come se dopo l’assassinio di Renato Biagetti nel settembre del 2006 fossero state vietate tutte le feste sul litorale laziale. Renato è stato assassinato da due ragazzini imbevuti di odio con le celtiche tatuate addosso, e la colpa non era certo della vendita di alcolici o del fatto che si tenesse una festa sulla spiaggia.
La violenza che si è consumata a Rione Monti è figlia, come l’assassinio di Renato, esattamente di quella logica securitaria delle ronde e delle ordinanze, che avalla l’imbarbarimento dei comportamenti e delle relazioni sociali dividendo, demonizzando, seminando paura e un bisogno indotto di sicurezza (stando alle statistiche, Roma è una delle capitali europee  più “sicure”).
Il Partito democratico non si lascia sfuggire l’occasione e, in piena continuità con le politiche veltroniane, insegue ancora una volta le destre sul terreno della paura, lanciando strali contro Alemanno che usa troppo poco il pugno di ferro.
Nei fatti questa ordinanza servirà solo a provare ancora una volta a “normalizzare” i luoghi della cosiddetta “movida” provando a cancellare l’aggregazione, soprattutto giovanile, che spontaneamente si ritrova nelle strade di Roma la sera, dando vita a forme di socialità che non passano esclusivamente per spazi commerciali e recintati.
Roma non ha bisogno di ordinanze liberticide né di fiaccolate con forconi e torce per la sicurezza, ma di spazi pubblici aperti, luoghi di aggregazione, investimenti sulla cultura e sulle politiche sociali.
Nel frattempo, riprendiamoci almeno la libertà di stare assieme nelle strade a bere, perché no, una buona birra.