Subito dopo la manifestazione assemblea a Lettere e Filosofia de La Sapienza verso il Primo Marzo

Roma 23.02 - Protesta all'Ambasciata libica

Manifestanti superano i cordoni della polizia e issano la bandiera della Libia al posto di quella della Jamāhīriyya di Gheddafi

24 / 2 / 2011

Dal pomeriggio Repubblica.it titola:“In Libia 10.000 morti e 50.000 feriti”.

“Gheddafi non se ne andrà prima di aver sterminato i“rivoltosi” ce lo ha giurato già anni fa”, ci dicono i cittadini libici riuniti oggi, di nuovo, sotto l’ambasciata a Roma.

Da loro arriva finalmente anche qualche segnale di speranza per noi italiani.

Ci ritroviamo infatti lì, emozionati, davanti all’immagine di un ragazzo che si arrampica sul muro, sfidando le solerti forze dell’ordine italiane in difesa dell’unica Ambasciata libica ancora aperta in Europa, per sostituire la bandiera verde istituita da Gheddafi nel 1969 con la precedente verde rossa e nera.

Come nei giorni delle manifestazioni selvagge degli studenti contro la Gelmini gli automobilisti pazienti hanno applaudito i manifestanti, Il blocco di oggi della Via Nomentana, non ha suscitato proteste dei cittadini ma solidarietà attiva. Molti sono scesi a piedi dalle macchine e dai motorini per raggiungere il presidio unendosi al coro in arabo e in italiano di “Gheddafi assassino”.

Ci sono stati momenti di tensione ma in questo pomeriggio è finalmente prevalsa la rabbia di chi ha la sua famiglia ancora a Tripoli o a Benghasi e da giorni non riceve notizie, l’indignazione e l’incredulità, anche, di noi italiani davanti al silenzio e alle ambiguità del governo.

Abbiamo tutti paura di tornare a casa, accendere il computer, la televisione ed essere travolti da nuove notizie di morte, ma allo stesso tempo condividiamo la speranza e l’emozione di essere contagiati da nuovi focolai di rivolta. Anche se oggi non siamo tornati a casa ma ci siamo ritrovati in molti all’assemblea nella facoltà di lettere all’Università La Sapienza organizzata in vista del Primo Marzo.

Un Primo Marzo di coloro che non hanno paura dell’ “ondata di barbari” sulle nostre coste, ma vogliono costruire nuove condizioni di accoglienza, nuove possibilità di incontro e solidarietà con chi sta lottando per la propria libertà.

Ci siamo ritrovati con Malek dalla Libia, Ahmed, dall’Egitto, Miguel dal Perù, Daouda dalla Costa d’Avorio, Andrés del comitato immigrati, gli africani di Rosarno, i movimenti di lotta per la casa, gli studenti delle scuole e dell’Università delle mobilitazioni dell’autunno, i centri sociali, le scuole di italiano autogestite.

Abbiamo con forza affermato la necessità di fare qualcosa, qualsiasi cosa per fermare il massacro in Libia, per assumerci la responsabilità di portare avanti la battaglia per un diritto d’asilo EUROPEO, per denunciare la complicità economica e politica del governo Berlusconi con Moammar Gheddafi, per unirci al coro di chi chiede, nel nostro paese l’indizione dello Sciopero generale

Sicuramente ci ritroveremo in piazza tutti insieme il Primo marzo, ma il mondo va veloce in questi giorni, cercheremo di esserlo anche noi nel chiedere giustizia, democrazia, libertà di scelta ovunque siamo.

da Repubblica.it

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Oltre i cordoni della polizia