Rassegna stampa da l'Adige e Trentino del 1 luglio 2011

Riva del Garda (Tn): Irruzione in consiglio comunale, 7 indagati

2 / 7 / 2011

di Paolo Liserre, da l'Adige

Sono tutti ragazzi vicini al Centro sociale Bruno

Adunata sediziosa, grida e manifestazioni sediziose, interruzione di pubblico servizio fino ad arrivare alle ingiurie e alle minacce, che nel caso specifico sarebbero state rivolte all'indirizzo del consigliere comunale della Lega Nord Francesco Bacchin. Queste le contestazioni mosse a carico di sette giovani di Trento e Rovereto, tutti vicini al centro sociale «Bruno» del capoluogo, protagonisti la sera del 14 marzo scorso del blitz in consiglio comunale a Riva prima dell'inizio della sessione di lavori che tra l'altro prevedeva l'intervento del vicepresidente della giunta provinciale Alberto Pacher sulla difficile situazione della discarica della Maza. Il fascicolo d'inchiesta della Procura della Repubblica di Rovereto venne aperto in seguito alla denuncia penale formalizzata dallo stesso consigliere comunale del Carroccio Bacchin. Le indagini successive sono state svolte dagli agenti del Commissariato di Polizia di Riva del Garda che proprio in queste ore hanno chiuso la «pratica» e formalizzato le denunce a piede libero a carico di 7 dei 16 giovani identificati tra i protagonisti dell'«irruzione» nell'aula della Rocca. La denuncia depositata da Bacchin era a carico dei tre gruppi che avevano organizzato la manifestazione di protesta: il Coordinamento antirazzista del C9, il Comitato 1° marzo e i vertici locali dell'Anpi, con la presenza nella sala consiliare della Rocca di alcuni esponenti del Centro Sociale «Bruno» di Trento. La manifestazione, peraltro assolutamente pacifica ma che comunque ritardò di circa mezz'ora l'inizio dei lavori dell'aula, era stata organizzata a sorpresa per protestare contro i tre consiglieri comunali (lo stesso Bacchin della Lega, Gianfranco Santoni del Patt e Piergiorgio Zambotti della civica Riva al Centro) che non avevano preso parte al minuto di silenzio osservato qualche settimana prima sempre in consiglio comunale per commemorare i quattro bambini rom morti nel rogo della loro baracca alla periferia di Roma. Nel documento consegnato dai manifestanti (un gruppo di una decina di persone) a tutti i consiglieri comunali si affermava che quello dei tre consiglieri comunali in questione è «un gesto ignobile che parla una lingua che non ci appartiene, quella di coloro che vogliono promuovere valori civili e convivenza. Il nostro appello di indignazione - proseguiva la nota - è rivolto a tutti i cittadini e le cittadine e a tutti i consiglieri comunali di Riva del Garda che hanno ricordato quei quattro bambini: chiediamo che assieme a noi la comunità intera si faccia promotrice di una richiesta di dimissioni dei tre, perché i razzisti non devono avere cittadinanza in questo territorio e nelle istituzioni». Bacchin, al quale venne indirizzata da alcuni partecipanti l'accusa di essere «razzista», attese alcuni giorni per vedere se sindaco e giunta fossero intenzionati a muoversi nelle sedi opportune per tutelare l'immagine del consiglio. Attesa vana. E da qui la denuncia «perché - sottolinea Bacchin - quella manifestazione è stata intimidatoria».

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Protesta antirazzista, 16 denunce - da il Trentino

RIVA. Adunata sediziosa, interruzione di pubblico servizio, ingiurie e minacce. Di questi reati dovranno rispondere, secondo la Polizia di Riva, le sedici persone, tutte legate in qualche modo al centro sociale «Bruno» di Trento, che il 14 marzo scorso inscenarono con striscioni e proclami la manifestazione antirazzista in consiglio comunale a Riva

Scopo della protesta era chiedere le dimissioni dei tre consiglieri che nel corso di una precedente seduta si erano rifiutati di partecipare al minuto di silenzio per commemorare le vittime di una tragedia accaduta all’inizio di febbraio: i quattro bambini rom arsi vivi nell’incendio della baracca in cui vivevano a Roma. Si trattava, come qualcuno forse ricorderà, del leghista Francesco Bacchin, di Pier Giorgio Zambotti e di Gianfranco Santoni

La loro presa di posizione non passò inosservata e nei giorni seguenti si registrarono le reazioni di Anpi, Cgil e Patt. Tra le critiche più o meno severe, anche una delegazione eterogenea formata da rappresentati da rappresentanti dell’Anpi e del Comitato Primo Marzo e Coordinamento Antirazzista diede voce al sentimento più forte: l’indignazione. Quella sera, nella sala della Rocca, srotolati gli striscioni, qualcuno lesse un appello rivolto al consiglio comunale e alla comunità rivana tutta affinché chiedessero le dimissioni di Bacchin, Santoni e Zambotti. Il loro gesto venne definito «ignobile» e tale da suscitare la reazione più dura, «perché i razzisti non devono avere cittadinanza in questo territorio e tanto meno nelle istituzioni».

Durante i momenti della protesta Francesco Bacchin non si tirò indietro e si mise anche a discutere con i manifestanti. Non cambiò opinione ed anzi, ritenendo di essere stato in qualche modo offeso, si presentò poi al Commissariato per sporgere querela contro ignoti. Di qui ha preso le mosse l’indagine di polizia che ha portato a stabilire per prima cosa che le persone presenti quella sera erano sedici. Metà sono già state identificate, le altre lo saranno presto.


Il razzismo non ha cittadinanza!