Fonte: il Manifesto del 30.07.2010

Ripartiamo da L'Aquila: rassegna stampa

30 / 7 / 2010

Da oggi una settimana di mobilitazione: convegni, concerti e un campeggio «di autoformazione»

«Notte bianca» e giorni di resistenza. Per ricostruire la città

di Alessandro Tettamanti

Se riuscissero a stare con le mani in mano non potrebbero proprio farcela gli abitanti dell'Aquila e del cratere sismico, a ricostruirsi quella città che manca e allo stesso tempo già è - ora - nel suo nuovo presente frenetico e intenso. Sono davvero tanti infatti gli appuntamenti e le iniziative previste anche per fine di luglio e inizio agosto, organizzate da chi sa resistere evidentemente anche al caldo e alla tentazione di prendersi una piccola vacanza da un territorio difficile, ma che proprio per questo non si può lasciar solo.
Da oggi presso lo spazio autogestito di CaseMatte, nel complesso dell'ex-ospedale psichiatrico, è iniziato un importante campeggio di autoformazione, primo appuntamento della neonata «Rete per la giustizia sociale e ambientale». Una tre giorni fatta di workshop e dibattiti sulla crisi profonda che attraversa il paese, «da quanto accaduto a Pomigliano al fallimento del vertice del clima di Copenaghen verso il prossimo vertice Onu di Cancun, passando per L'Aquila, che parla all'Italia di nuove mafie, nuovi sistemi di comando e controllo, sistemi di sfruttamento del territorio, capitalismo dei disastri ma anche di nuove forme di resistenza». Per domani invece nelle piazze agibili del centro storico prenderà corpo l'evento «Riprendiamoci la città» una sorta di notte bianca fino alle 5 del mattino, per sfidare le lunghe ombre e il silenzio che invadono la «zona rossa» durante la chiusura notturna che sarà dunque «violata». Chi vorrà potrà, per una volta, di nuovo veder risorgere l'alba da dentro il cuore storico dell'Aquila, ancora blindata, che ospiterà concerti, spettacoli teatrali un dj set allestito nelle antiche piazze appena svuotate dalla macerie. Nella notte ci sarà anche lo spazio per la proiezione dei video e le testimonianze di quello che fu il vertice di Copenaghen dello scorso dicembre a cui presero parte nel Climate Justice Action, anche alcuni attivisti del comitato 3e32. Segno che la connessione con le tematiche di una ricostruzione giusta anche a livello ambientale non può non far parte del Dna stesso del movimento aquilano, che non è riuscito a impedire la speculazione edilizia del piano Case. Ma prova almeno ad evitarne delle altre.
Per questo il 4 Agosto di nuovo sotto il tendone di Piazza Duomo si terrà un incontro per fare chiarezza sul futuro della bellissima area dell'ex ospedale psichiatrico di Collemaggio, patrimonio architettonico ormai preziosissimo per la città distrutta. Un segnale importante è arrivato negli ultimi giorni dal comunicato firmato dai medici di famiglia, l'Associazione 180 amici, e il Comitato 3e32. Tutti soggetti che già operano nell'area, uniti per la prima volta nel chiedere conto all'Asl che ne è proprietaria del perché non ha mai «avviato alcun lavoro di ristrutturazione lasciando l'intero parco dell'ex ospedale psichiatrico nel degrado e invaso da container a uso amministrativo e sanitario, nonostante il buonsenso indichi di iniziare proprio in questo luogo la ricostruzione della città». All'incontro del 4 parteciperanno anche tutti i rappresentanti istituzionali interessati, dal presidente della regione al sindaco dell'Aquila. Tutto in nome della trasparenza, la prima cosa di cui la ricostruzione ha veramente bisogno. 

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Coro di no all'annuncio di Berlusconi: «La ricostruzione non cadrà nelle mani della cricca». Bertolaso riacquista la parola

«L'Aquila non è Kabul». Sindaco e cittadini contro il ritorno di B&B

di Eleonora Martini

Non sarà facile questa volta per Silvio Berlusconi rifarsi lo smalto a spese dei terremotati aquilani. Nel capoluogo abruzzese, dove l'abbandono del centro storico e la batosta di Tremonti hanno da tempo reso bipartisan la protesta antigovernativa, l'annuncio del ritorno della coppia B&B a gestire direttamente la ricostruzione scaricando tutte le responsabilità di inefficienza sugli enti locali (di centrosinistra) ha fatto l'effetto di una seconda scossa sismica.
È un «no pasaran» quasi unanime, quello opposto da cittadini, politici e istituzioni locali all'incredibile dietro front del Cavaliere che dopo il vertice di mercoledì a Palazzo Grazioli con Bertolaso, Letta, Tremonti e l'attuale commissario Gianni Chiodi, finalmente ha riconosciuto che sì, è vero, non è tutto risolto, la ricostruzione all'Aquila non è mai partita, la situazione economica è gravissima e la città rischia di sparire per sempre. Ma la colpa, ovviamente, è del centrosinistra, incapace di «saper chiedere i soldi», come spiegò il capo della protezione civile al sindaco Pd Massimo Cialente, e soprattutto di saperli spendere. Cialente, che è anche vicecommissario, stavolta non ha balbettato: «L'Aquila non è Kabul, non abbiamo bisogno di truppe di occupazione», ha attaccato in conferenza stampa. «Mi auguro che non sia un nuovo tentativo di far passare la questione della Spa dalla finestra». Poi, rispondendo all'ipotesi di due nuovi vicecommissari e di un gruppo ad hoc che a Roma coordini i contatti tra territorio e ministeri, ha chiesto: «Chi sarà il nuovo commissario, Balducci?». In poche ore i comitati hanno organizzato una delle più partecipate assemblee straordinarie sotto il tendone di Piazza Duomo dove hanno deciso la mobilitazione dei prossimi giorni, a cominciare da una lettera aperta da spedire a Giorgio Napolitano per chiedere al presidente della Repubblica di farsi garante della sussidiarietà e della democrazia partecipativa garantita dalla Costituzione oltre che dalle aspirazioni federaliste di un governo che si aggrappa all'Aquila per non affogare.
Ci penseranno loro, ha minacciato il Cavaliere, a risolvere tutto. Ma come? Il problema più grande della ricostruzione oltre ai fondi bloccati da Tremonti dopo aver finanziato per un anno il più grande circo mediatico italiano sta nell'enorme mole di pratiche da smaltire e nel meccanismo farraginoso inventato dal Dipartimento di Pc che arricchisce tre società di consulenza (Fintecna, Cineas e Reluis) ad ogni passaggio. Lo denuncia il sindaco ma lo ammette anche la stessa struttura commissariale di Chiodi: «Ci sono 11 mila cantieri aperti e non ci sono più i 400 volontari della Protezione civile ad aiutare». E allora la soluzione che la coppia B&B ha in tasca può essere solo una: risolvere tutto a colpi di ordinanze in deroga. Visto che il periodo d'emergenza scadrà solo a fine anno, e Bertolaso insiste proprio nell'«inutilità di una legge organica» come quelle varate dopo ogni terremoto e come quella d'iniziativa popolare che i comitati stanno preparando. Ieri il sottosegretario, silente da qualche tempo, non ha resistito alle nuove luci della ribalta e ha risposto con un lungo comunicato stampa alle «sorprendenti dichiarazioni di Cialente». Questo in sostanza il contenuto: «Non è vero che abbiamo lasciato debiti durante l'emergenza; da tempo sono disponibili 794 milioni di euro e Chiodi li ha chiesti solo ora; le Case ospitano 18 mila persone (e non 14 mila come da dati commissariali, ndr) e non hanno problemi strutturali; abbiamo assunto personale in Protezione civile solo per aiutarvi; i villaggi di Map (provvisori) li abbiamo costruiti col consenso di Cialente, mentre i Mar (rimovibili) sono stati bloccati dal vostro consiglio comunale». Segue un lungo elenco di opere ferme, a suo dire, solo per colpa del comune dell'Aquila. Dunque è ora di cambiare. Con le elezioni? No, con l'occupazione.