Lunedì 30 agosto 2010 ore 12.00 tutti davanti al Hotel Mosè di Torre pedrera - Rimini

Rimini - Ultimo lunedì di agosto, ultima fermata Hotel Mosè

30 / 8 / 2010

Abbiamo deciso di aspettare qualche giorno prima di riprendere parola sulla vicenda del hotel Mosè e dello sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici stagionali. Una pausa necessaria per cercare di leggere la successione degli eventi e continuare a raccogliere fondi per la colletta sociale a favore di questi lavoratori.

In questi giorni l'AIA (associazione albergatori di Rimini) per mano della sua Presidente Rinaldis, ha confermato il suo vero volto, quello degli albergatori spregiudicati, dei poteri forti, del modello Marchionne come dispositivo di gestione del mondo del lavoro e dell'estensione della precarietà sulla vita.

Non ci sono solo diritti ma anche doveri, questo i leit motive di fondo. I doveri, di cui parlano i padroni degli alberghi riminesi e di tutta la costa romagnola, dovrebbero consistere nell'accettazione totale di un modello di organizzazione del lavoro strutturato sullo sfruttamento/schivitù, sull'illegalità, sull'evasione fiscale.

Succede però che per la prima volta - dopo alcuni anni dal nostro primo intervento in questo ambito - non siamo i soli ad affermare questa cosa. C'è la Filcams di Rimini, di Cesenatico e non meno importante anche la Direzione provinciale del lavoro di Rimini, che rispetto alla situazione del Hotel Mosè non parla affatto di una caso isolato ma esteso in quasi tutte le aziende alberghiere locali.

Abbiamo attraversato queste settimane di iniziative sul territorio cercando di porre - alle tante persone incontrate - il problema di ridistribuire la ricchezza prodotta; cercando di porre la questione dell'estensione dei paradigmi della precarietà anche dentro il lavoro stagionale e della povertà  - generata da questa crisi economica  i cui effetti hanno favorito nuove e più estese forme di schiavitù. Su questi temi abbiamo incontrato molte sensibilità ma poca partecipazione e poco coraggio.

Per questo vogliamo introdurre un altro tema per noi non marginale e che guarda al futuro di questa città, la questione del comune, del bene comune di questo territorio, perché qui abitiamo e qui restiamo.

Il bene comune del nostro territorio è rappresentato anche dal turismo e da quello che questo comporta per la ricchezza di tutti, una ricchezza che come dicevamo prima non viene ridistribuita ma rimane nelle mani dei gestori della governance economica territoriale, la stessa che determina le scelte delle istituzioni locali e gli assetti politici della rappresentanza nonché le politiche per la sicurezza.

Così si spiega la propaganda e l'azione vergognosa di stigmatizzazione e repressione sui venditori ambulanti, un fenomeno questo molto meno rilevante sia numericamente che economicamente rispetto all'evasione fiscale prodotta nel settore turistico stagionale. Ma su questo si sono spesi soldi pubblici, costruito falsa coscienza, investito forze e risorse, nonché violenza poliziesca.

Così si spiega l'inadeguatezza delle risposte politiche istituzionali ai fatti che, in queste ultime settimane e non solo, hanno riempito le cronache locali e regionali.

L'ordinanza di sequestro del hotel Mosè da parte del Comune di Rimini, arriva molto tardi rispetto alle proteste dei lavoratori (che non sono andati alla Caritas ma si stanno battendo per ottenere il loro diritto sacrosanto ad essere pagati per il lavoro svolto) e ci sembra più un'azione di propaganda che di reale volontà di intervento.Soprattutto perchè i destinatari del provvedimento - Costa Romagna Hotel - avranno un tempo massimo di 90 giorni per intervenire e uniformarsi alle prescrizioni violate, quando oramai è comprovato che in tutte le strutture alberghiere da loro gestite i lavoratori non solo sono sfruttati ma non vengono neppure pagati.

Si chiude l'hotel mosè perché non rispondente ai criteri di sicurezza infrastrutturali, ma questo dovrebbe avvenire allora per centinaia di pensioni fatiscenti colati - insieme al cemento - su tutta la nostra costa. La motivazione di fondo dovrebbe essere un'altra, ed è di questa motivazione che la politica dei palazzi non si vuole occupare, quello dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù che è intrinseco - fin dalle origini - al nostro modello turistico.

La mancanza totale di una prospettiva progettuale che guardi al futuro di questa città e il totale asservimento alle lobby turistiche ha generato questi ultimi eventi, ai quali, purtroppo è mancata una forza prorompente di insorgenza moltitudinaria, la quale non è detto che non maturi nelle prossime settimane o nella prossima stagione estiva. Questa è la nostra speranza!

I lavoratori e le lavoratrici dell'Hotle Mosè, nella loro semplicità, nella loro sofferenza, ci hanno dato una bella lezione, (soprattutto ai tanti riminesi che per anni hanno lavorato in nero o accettato condizioni simili di asservimento alle lobby turistiche) perché hanno messo in gioco i loro corpi, le loro storie, le loro identità per difendere non solo i loro diritti inalienabili ma anche il bene comune di questo territorio: il turismo.

L'amministrazione comunale – ufficialmente - non ha mai incontrato questi lavoratori, non ha voluto conoscere le loro storie, ha continuato a mantenere la testa sotto la sabbia sperando che la protesta rientrasse e che tutti, velocemente, cancellassero dalla memoria quanto accaduto. Ed è questa cecità, questo atteggiamento di totale indifferenza ed estraneità dalle vicende che sono accadute che deve farci preoccupare.

Noi saremo alle 12 al Hotel Mosè, il giorno e l'ora in cui l'hotel dovrebbe essere posto sotto sequestro. Saremo lì perché c'è lo chiedono gli ex lavoratori, i lavoratori di quella struttura e i turisti che sono stati truffati e che abbiamo incontrato in queste settimane.

Saremo lì per dire che ci sentiamo estranei alle menzogne delle lobby affaristiche, per dire che quella struttura va chiusa perché rende schiave le persone, violenta la loro dignità.

Saremo lì per dire che il mare, il territorio, il turismo sono i nostri beni comuni.

Saremo lì per continuare a ripetere che Costa Romagna hotel, i Coppola, i Cavalli di turno sono solo la punta di un iceberg che puzza come la merda nel nostro mare.

A chi legge, a chi potrebbe venire davanti al Hotel Mosè alle ore 12.00 dell'ultimo lunedì di agosto, diciamo: abbiate più coraggio, questi lavoratori l'hanno avuto ma se ne andranno. Noi tutti e tutte, invece, saremo ancora qui.

Lab. Paz Project - Ass. Rumori sinistri Rimini

Continua la colletta sociale e l'emergenza per i lavoratori del hotel Mose non lasciamoli soli/e!

Per versamenti e contributi da fuori città: Post Pay intestato a Nicolò Altomare n. 4023600564441519
Per raccolta fondi Rimini: Nicolò 349 5666110 oppure [email protected]

Presidio Hotel Mose @Rimini "Reddito per tutti sfruttamento e schivitù per nessuno"

Mohamed - Lavoratore Hotel Mose

Lavoratrici Hotel Mose @Rimini

Blocchi stradali @Hotel Mose Rimini

Colletta sociale Ven. 20 agosto P.zza Cavour @Rimini

Presidio lavoratori Hotel Mosè @Spiaggia Libera Rimini