Rimini - La casa è un diritto. Riprendiamocela!

26 / 2 / 2014

In Europa ci sono 4,1 milioni di persone senza casa e undici milioni di case vuote: è questa la realtà che emerge dall'inchiesta pubblicata dal quotidiano britannico “The Guardian” che traccia una mappa del rapporto tra immobili abbandonati e persone senza casa in Europa, paese per paese.

Le abitazioni disponibili sono più di 3,4 milioni in Spagna, 2,4 milioni in Francia e tra i 2 e i 2,7 milioni in Italia, che si attesta così al terzo posto tra gli stati europei per patrimonio immobiliare sfitto ed abbandonato.

Milioni di abitazioni ed appartamenti nella maggior parte dei casi costruiti per poi essere lasciati volontariamente e colpevolmente in uno stato di inutilizzo con lo scopo di far lievitare i prezzi degli immobili esistenti e garantire la riproduzione dei processi di finanziarizzazione, speculazione e rendita immobiliare.

Ci sono bisogni materiali e reali per i quali non si può aspettare. Avere un tetto sopra la testa è uno di questi. Secondo le Nazioni Unite in tutto il mondo sono oltre 100 milioni i senzatetto, ovvero un essere umano su 60 non ha un alloggio adeguato.

Gli enti provinciali e regionali che hanno l'onere di garantire a tutti l'accesso ad un diritto come quello della casa non sono in grado di rispondere a questa emergenza. Ce lo dicono i numeri – 2.400 tra singoli e famiglie le persone nella nostra Provincia in attesa di una casa e 63 le assegnazioni previste per il 2014 – ma ce lo mostrano anche le troppe discriminanti poste per poter accedere alle graduatorie e che fungono da elementi escludenti ed ostracizzanti per troppe persone, a partire dalle nuove soggettività generate dalla crisi.

 

Tagliare una catena ed aprire una di quelle migliaia di porte (16.000 strutture sfitte solo nella nostra Provincia escluse le numerose proprietà demaniali, di fondazioni private, banche ed alberghi sfitti e abbandonati) che, chiuse, continuano ad assicurare profitti all'1% della popolazione è un atto lecito. Occupare una casa oggi da parte di una famiglia sotto sfratto, da parte di un migrante, di un giovane studente o di un precario a cui viene negata di fatto la possibilità di rendersi indipendenti ed autonomi dal proprio nucleo famigliare, è una pratica eticamente giusta e necessaria per conquistare una parte di quel reddito, di quel welfare, di quella ricchezza che ci viene sottratta ingiustamente ogni giorno.

 

Le sempre più numerose e frequenti occupazioni di strutture abbandonate nel nostro territorio che si apprendono dalla stampa locale ci parlano di questo. Occupazioni non rivendicate politicamente e pubblicamente ma che cercano di rispondere ad una condizione di povertà e precarietà che si manifesta in modo sempre più violento nella crisi.

 

La casa è una sicurezza e l'esperienza cittadina di Casa Madiba occupata è lì a mostrarcelo: due dei quattro ragazzi che il 7 dicembre scorso hanno deciso di rivendicare concretamente il diritto alla casa oggi hanno trovato lavoro, aiutati in questo anche dal progetto di Scuola Madiba, una scuola di italiano con lezioni aperte a tutti promossa due volte a settimana presso gli spazi di Casa Madiba dalCollettivo Studenti Rimini.

 

Le occupazioni, intese come sottrazione di spazi inutilizzati alla rendita e alla speculazione per rispondere ai bisogni emersi nella materialità dell'attuale crisi, sono strumenti per la creazione di nuove istituzioni ed è per questo che concordiamo con l'Avvocato Paolo Cognini dell'Ambasciata dei Diritti delle Marche quando afferma che “oggi più che mai è necessario chiedere l'abrogazione tra gli altri anche dei reati che afferiscono alle dinamiche di conflittualità sociale come il reato di invasione di edifici, conosciuto come reato di occupazione. Un reato peraltro – continua l'avvocato Cognini - non presente nel codice previgente al codice Rocco, il codice fascista. Il suddetto reato è stato infatti introdotto nel 1920, prima del fascismo, con una legge speciale per far fronte alle occupazioni di terre ed immobili da parte dei grandi movimenti di opposizione e contestazione sociale, in un contesto sociale e storico del tutto differente da quello odierno, in cui vi eranosituazioni estreme di conflitti armati. La possibilità di vedere abrogato un reato come questo è oggi possibile proprio perché è la nostra stessa storia, la storia del nostro paese a dimostrarcelo dal momento che prima del 1920 non c'era”.

Un modo per veder tutelata anche la libertà dei tanti attivisti che da anni rivendicano in modo conflittuale e continuativo il diritto all'abitare e che si trovano oggi oggetto di una violenta repressione.

 

LA CASA È UN DIRITTO!

CRIMINALE È CHI DECIDE DI LASCIARLE VUOTE CON LE PERSONE PER STRADA!

 

Lab. Paz Project – Casa Madiba Occupata