Rimini - Assemblea pubblica: Casa Madiba Network uno spazio da difendere, area ex Hera uno spazio da riutilizzare

Mercoledì 9 luglio ore 20.30 presso Casa Madiba Network via Dario Campana n. 49 (di fianco Amir Funebri)

5 / 7 / 2014

Produciamo insieme le nostre istituzioni del comune.
Costruiamo insieme le risposte ai nostri bisogni.
Progettiamo e immaginiamo insieme i nostri territori.
Cosa fare, quali progetti costruire nell'area ex Hera di via Dario campana? Come difendere Casa Madiba Network che ha ridato vita all'ex caserma dei vigili del fuoco divenuto poi magazzino dell'Assessorato alla cultura e abbandonato per più di un decennio?

Sabato 28 giugno in occasione del Meeting Lavoro e Turismo jobadvisor abbiamo rivendicato la liberazione e riappropriazione di un nuovo spazio sociale “Casa Madiba Network”. Si tratta del magazzino dell'Assessorato alla Cultura dove da più di un decennio giacciono abbandonati faldoni di archivio e materiali oramai non più utilizzabili (vecchie sedie impolverate e arrugginite).

Un non luogo dimenticato nel bel mezzo della città oggi restituito a nuova vita mentre a pochi metri più in là - nell'area ex Hera proprietà della Coop. Forlani - vivono in condizioni fatiscenti e disumane donne e uomini abbandonati al loro destino, dentro il girone infernale della marginalità sociale dove l'unico intervento pubblico che viene agito è quello feroce dell'alfabeto della paura e della sicurezza che terrorizza costruendo sui poveri un nuovo stigma e ordine sociale.

L'area ex Hera restituisce bene l'immagine di una “città insana e scempiata” come la Rimini di oggi. Da un lato sul lungomare lustrini e vetrine nascondono le povertà, gli schiavisti del turismo continuano a ricevere migliaia di euro per la promozione turistica e si arricchiscono grazie ai grandi eventi (13 milioni di euro per la Molo Street Parade il doppio forse il triplo con la Notte rosa) mentre dall'altro si continua a criminalizzare l'anello debole dell'illegalità (sex workers, vittime di tratta, venditori ambulanti) e naturalmente le altre classi povere (sfrattati, homeless, precari).

In tutto questo chi è alla ricerca di un’autonomia diversa dalla penitenza, dall'umanitarismo caritatevole che ridefinisce sempre una gerarchia dall'alto al basso fra chi assiste e chi viene assistito (poveri) senza mai impattare con le ragioni che producono la povertà, dalle macerie economiche e culturali che ci aspettano nel prossimo futuro, viene marginalizzato o rischia di essere sgomberato.

Lo stato dei locali del magazzino comunale – lo vogliamo dire - era molto fatiscente al nostro ingresso, lo spazio infatti durante le intense piogge, si allaga lasciando un manto di polvere, fango e sporcizia che abbiamo ripetutamente rimosso in queste ultime settimane. I faldoni – oggi così importanti dopo il riutilizzo dello spazio - sono stati immersi per anni in questa poltiglia.

L'esigenza di implementare e allargare gli spazi di Casa Madiba è stato un atto dovuto per garantire le molteplici attività che si svolgono dentro e fuori di essa (Scuola di autorformazione due volte alla settimana, Laboratorio musicale Madiba Sound Family, Laboratorio di autorecupero AP.E.) dal momento che in questi ultimi mesi il numero delle persone che abitano all'interno della Casa è aumentato, segno che la crisi - al di là degli slogan ottimistici - produce ancora nella materialità quotidiana povertà, homeless e non vita.

La sala comune di Casa Madiba ora ospita altri 4 posti letto e quindi tutte le attività che all'interno si svolgevano comprese quelle ricreative e legate alla socialità (molto importanti per sostenere attraverso l'autofinanziamento le svariate attività) si sono spostate nel nuovo spazio che si trova proprio sotto l'appartamento nella palazzina che un decennio fa ospitava la Caserma dei Vigili del Fuoco ed ora l'archivio cartaceo dell'Assessorato alla Cultura.

Crediamo – dal momento che ci è stato intimato di lasciare gli spazi ch eabbiamo liberato entro mercoledì prossimo 9 luglio - che sia necessario costruire una riflessione comune su come riutilizzare questo spazio e gli spazi abbandonati che si trovano nell'area, su come ripensare questi non luoghi che vanno oggi più che mai messi a disposizione per comunità aperte e solidali, che si autorganizzano in base alle aspirazioni di un governo differente dei bisogni che emergono da una dimensione sempre più biopolitica dell'attacco ferocissimo del sistema capitalistico sulle forme di vita. Premettendo, comunque, che minacce o no, noi da questi spazi non c'è ne andremo! Perchè non c'è ne andremo?

Perchè a Casa Madiba si è “ Liberi fra i liberi, poveri fra poveri” a partire dalla messa in comune - al di là delle differenze biografiche, di vita, di provenienza, di estrazione sociale - l'invenzione, la costituzione di un'alleanza fra i nuovi poveri, la creazione di nuove istituzioni, l'immaginazione di un mondo nuovo nato dalle macerie di questa crisi.

Pensare che tutto questo possa valere meno dei faldoni dimenticati di un archivio che, al tempo della cultura digitale non ha più ragione di esistere, è profondamente ingiusto e disumano.

Se l'esperienza di Casa Madiba Network rappresenta un problema di ordine pubblico da trattare inventandosi, in maniera creativa come ci hanno minacciato, reati accessori a quello di occupazione ed invasione di edifici è perchè Casa Madiba ha saputo mettere in crisi la dicotomia legalità/illegalità, costruendo all'interno di quei luoghi un'esperienza unica e straordinaria per questa città che può e deve essere riproducibile proprio lì dove l'autorità e lo Stato mostrano solo l'alfabeto della paura e il terrore della sicurezza.

Per questo vi invitiamo a partecipare all'assemblea pubblica di Mercoledì 9 luglio dalle ore 20.30 per costruire insieme un progetto di riqualificazione e riutilizzo degli spazi e dell'area adiacente, spazi che al momento sono pubblici, o privati, ma possono divenire comuni.

Casa Madiba – Lab. Paz Project Rimini