Rifugiati a Torino

Per chi ne fa una professione: a proposito di strumentalizzazione... e provocazioni!

7 / 9 / 2009

Ieri pomeriggio alla ex clinica San Paolo occupata è successo un fatto grave. Una rissa per il possesso di una stanza all'interno della clinica ha visto coinvolti due piccoli gruppi che si sono fronteggiati prima all'interno della casa e poi spostatisi all'esterno si sono inseguiti per alcuni minuti fino alla vicina piazza Sabotino.Un episodio grave, figlio ancora una volta della povertà estrema e dell'attesa snervante per l'arrivo di una soluzione reale per i rifugiati e le rifugiate che occupano da dieci mesi l'ex clinica di corso Peschiera.

Un episodio violento che ha occupato spazio sui quotidiani odierni, seppur trattato in maniera molto diversa a seconda delle testate: mentre giornali come "la Repubblica" e il non certo amico "Cronaca Qui" edizione di Torino si limitavano a riportare i fatti di ieri per quello che sono effettivamente stati, "la Stampa" di Torino ha invece preferito affidare la cronaca di ieri ad un articolo di Massimo Numa che ricostruendo una versione propria dell'accaduto arriva addirittura a ipotizzare una regia occulta dei centri sociali e del Comitato di Solidarietà dietro l'intera vicenda.

Secondo quello che troviamo scritto su "la Stampa", l'episodio di ieri, sarebbe totalmente da iscrivere all'interno della battaglia che il Comitato sta facendo contro il trasferimento di alcune centinaia di rifugiati e rifugiate tra la caserma di via Asti e il centro della Croce Rossa di Settimo: dice "la Stampa" riportando virgolettati non attribuibili a nessuno in particolare (nemmeno un generico "giovani rifugiati", "ragazzi somali", etc) che l'operazione del Comitato di Solidarietà sarebbe rivolta a far salire la tensione in vista dello sgombero/trasferimento previsto per l'11 settembre. Un'ipotesi assurda, infamante e che non rientra per nulla nel modo di agire e di relazionarci con l'occupazione di corso Peschiera che abbiamo avuto in tutti questi mesi. La nostra posizione su via Asti è infatti sempre stata molto chiara: politicamente la valutiamo una proposta emergenziale che non rappresenta una risposta sul terreno dei diritti per i rifugiati e le rifugiate che da anni stanno chiedendo con lotte e mobilitazioni (casa, lavoro, residenza); la residenza, per citare il nodo politico principale, è una delle parole d'ordine cardine di ogni mobilitazione dei rifugiati e delle rifugiate, e la "soluzione" via Asti, non la affronta e non la risolve, aprendo ancora una volta una contraddizione incredibile che vedrà rifugiati e rifugiate ospitati per mesi all'interno di una struttura pubblica in una città che però rifiuta a queste persone il diritto ad avere una residenza anagrafica, con tutti i problemi che questo continua a comportare. La nostra posizione su via Asti, i rifugiati e le rifugiate la conoscono bene; ne abbiamo discusso tutte e tutti insieme in diverse assemblee (alcune invitando anche alla partecipazione il Coordinamento delle Associazioni del privato sociale) fatte durante l'estate all'interno di corso Peschiera; assemblee che mai sono terminate con litigi o dissapori, ma che sempre hanno contribuito a far fare un passo avanti di consapevolezza e di presa di coscienza sulle soluzioni via via proposte e sul terreno dei diritti negati.

Detto questo non ci è mai interessato dire alle persone che stanno in corso Peschiera che "non si deve andare in via Asti"; ci siamo sempre preoccupati che le persone potessero comprendere il significato reale delle proposte che venivano fatte. Dei molti che probabilmente decideranno di andare in via Asti abbiamo troppo rispetto umano per cercare di strumentalizzarne le scelte: si tratta di persone che hanno affrontato viaggi oltre ogni limite umano per arrivare nel nostro Paese con il miraggio di una possibilità, un'alternativa ad una vita di guerra e miseria, e se oggi qualcuno pensa che via Asti possa rappresentare quell'alternativa non è sicuramente il Comitato che discute o fa politica sulle scelte delle singole persone. Lo stesso discorso vale per il trasferimento temporaneo a Settimo per le persone (i "soggetti vulnerabili") individuate come destinatarie del Progetto FER: a differenza di via Asti, non abbiamo sullo specifico del FER una valutazione politica negativa; si tratta di un progetto portato avanti dalle Associazioni del privato sociale, e se i destinatari individuati lo valuteranno positivamente non è sicuramente un nostro problema l'adesione in vista di una possibile sistemazione all'interno della Regione Piemonte. Alle persone che aderiranno alle due proposte abbiamo sempre detto che ci saremmo risentiti e ritrovati per valutare se aspettative e desideri erano stati soddisfatti, o se invece rimanevano problemi da risiolvere, anche perchè quello che veramente ci sta a cuore non è sapere oggi chi deciderà di andare in via Asti, ma capire cosa ne sarà di chi ha fatto quella scelta tra sei, sette, otto mesi, quando finirà il "parcheggio militare" proposto da Prefettura e Comune. Non facciamo "politica" sulla pelle dei rifugiati e delle rifugiate! Sempre l'articolo de "la Stampa" scrive che ieri nessuno del Comitato si è fatto vedere in corso Peschiera; e invece come quasi tutti i giorni eravamo lì, e dentro la ex-clinica due nostri attivisti si sono spesi perchè la rissa non avesse conseguenze ben più gravi... purtroppo non sempre si arriva in tempo, ma sempre la pelle su cui ci giochiamo le cose è la nostra! Il resto delle ricostruzioni fatte da Massimo Numa lo lasciamo ad altri, magari per un copione di un filmaccio sugli anni 70. Continueremo a fare in corso Peschiera quello che abbiamo sempre fatto, anche in questi dieci giorni che ci separano dal fatidico 11 settembre. Quel giorno saluteremo con affetto chi deciderà di accettare le proposte delle istituzioni, disponibili a continuare a lottare con loro per avere la residenza e gli altri diritti negati; e non lasceremo soli chi deciderà che via Asti non la vogliono, perchè preferiscono continuare a battere la strada della lotta per i diritti di tutte e tutti. Torino.

 Articolo da La Stampa

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