Report da #BlockupyFrankfurt

Contributo dopo Francoforte sull'esperienza di movimento vissuta nella città tedesca e sul futuro di Blockupy. A cura del Movimento Studenti Macerata

24 / 5 / 2012

“La potenza dell'esistente erige le facciate contro cui si scontra la coscienza. Essa deve osare sfondarle”.

Una frase emblematica questa che Theodor Adorno, filosofo della scuola francofortese, scriveva nel 1966 in Dialettica negativa. Emblematica per chiunque abbia vissuto la tre giorni che la scorsa settimana si è svolta a Francoforte, città simbolo della finanza continentale dove vari movimenti di opposizione sociale provenienti da tutta Europa si sono incontrati per manifestare sotto la sede della Banca Centrale Europea.

A Blockupy Frankfurt, questo il nome che gli attivisti tedeschi organizzatori hanno dato alla tre giorni, di facciate e barriere se ne son viste molte.

Come studenti, precari e militanti nei centri sociali italiani ci siamo avvicinati a questa esperienza francofortese pensando di poter dare libero sfogo alla nostra voce e di poter esprimere dissenso nei confronti dei diktat che giungono proprio da lì, dal cuore pulsante della finanza europea, imponendo austerity, tagli e svendita in termini di diritti. Nulla di più ingenuo, dato che Francoforte ci ha accolti blindata, assediata da un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine impegnato a far rispettare il divieto assoluto di manifestare che le autorità cittadine avevano varato nei giorni precedenti. La città sul Meno, per i due lunghi giorni che precedevano le ore dell’unico corteo autorizzato di sabato 19, ha sperimentato la repressione più intransigente, una repressione discreta ed educata, ma ferma e difficilmente eludibile.

Tra blocchi e barriere, quelle imposte dalla polizia con i presidi e con i fermi (in tutto circa 800 persone sono state trattenute arbitrariamente tra il 17 e il 18 maggio), quelle inquietanti dei grattacieli che costellano la city francofortese, simbolo evidente di una barriera ben più imponente che è quella del potere del capitalismo finanziario, ci siamo però mossi senza lasciarci intimidire, in tre giorni abbiamo riempito Francoforte spostandoci senza tregua per affermare la nostra presenza ed abbiamo raggiunto le 50.000 unità con il corteo del sabato.

Questa trasferta tedesca è stata sì caotica e a tratti imbarazzante per l’enorme dispositivo di controllo che è stato utilizzato e la conseguente impossibilità di manifestare dissenso, ma ci ha pur sempre lasciato in eredità un insegnamento fondamentale che coincide con il dialogo e la rete che siamo riusciti ad intessere con i compagni dei movimenti europei lì presenti.

Alla democrazia di facciata della ricca Germania, la stessa che affama intere popolazioni europee giustificandosi dietro la retorica della rigidità e del sacrificio, abbiamo risposto collettivamente come studenti, precari e cittadini da tutta Europa ed abbiamo preso coscienza della nostra unità, un’unità transazionale, orizzontale e che parte dal basso. Agendo insieme abbiamo toccato con mano la fredda consistenza degli steccati, ma confrontandoci ci è bastato poco per capire che il movimento sta crescendo e che la nostra lotta comune per i diritti, se portata avanti e continuata come concordi ci siamo proposti di fare, potrà sfondare le barriere che i potenti erigono di fronte alle nostre vite, abbattere il muro dell’individualismo e riconquistare per noi un futuro.