Reggio Emilia - Denunce per i militanti e gli attivisti che hanno contestato Salvini

A due mesi dal corteo del 25 aprile contro il "No Euro Tour" di Salvini in campagna elettorale, la questura inoltra sedici denunce per chi ha forzato i blocchi di polizia

27 / 6 / 2014

La notizia delle sedici denunce inoltrate dalla questura nei confronti di Aq16 e degli attivisi che hanno contestato in corteo Salvini riempie la prima pagina dei giornali locali, un affondo mediatico che rende la misura della tendenza corrente di processare i centri sociali e le esperienze di lotta contrapposte alla crisi - così come abbiamo visto concretizzarsi negli ultimi mesi in particolar modo nei confronti dei movimenti per il diritto alla casa - attraverso leggi dure come come il ddl Lupi ad esempio, tanto quanto provvedimenti penali, misure restrittive e maxi processi.

Una tendenza contigua all'ascesa di Renzi, in italia e in europa, già manifestatasi a Reggio Emilia con le notifiche penali relative al biennio di mobilitazione 2009/2010 giunte nell'autunno scorso, con l'intento di dividere e disorganizzare bozze di movimento in città.

Pur non potendo parlare dunque di una novità, l' accellerazione che accompagna precocemente sul tavolo mainstream l'annuncio di queste sedici denunce, con il corollario di reati contestati, segnala un dato imprescindibile: la restaurazione di un intervento di governo neoliberista a Reggio Emilia - come in Italia e dunque in Europa - viene attuata attraverso la pacificazione unilaterale di quei territori in cui si oppone la propria esistenza e il proprio agire politico e militante ad un piano profittevole di grandi opere, sfruttamento e speculazione, laddove per pacificazione non si intende certo la risoluzione in positivo delle istanze che spingono dal basso delle lotte sociali, bensì quella formula denigrante e devastatrice che ha fatto da sfondo alla costruzione degli stadi in Brasile in vista dei Mondiali di calcio e che tramite altre formule, leggi e processi si afferma in questa parte di mondo, tendendo unicamente all'annientamento di tutto ciò che non corrisponde.

L'allontanamento nel tempo e nelle agende di eventi elitari di ricostruzione della governance capitalistica e dei loro dispositivi di sostentamento, non allontana dalla realtà la natura viva e determinata di chi si affaccia ad un autunno di mobilitazioni che può essere terreno e occasione di processi e battaglie ampiamente determinate sul piano territoriale ed europeo.

Questo, indipendentemente dall'acuirsi e dell'affermarsi di impianti criminalizzanti, mediatici e processuali, opposti ai movimenti, consegna alla volontà di andare avanti e oltre, la responsabilità di dare concretezza, passo e ritmo alla trasformazione indipendente e programmatica che a Reggio Emilia si è voluta tracciare in questi mesi, dall'occupazione delle case con i profughi di guerra, ai cortei contro la Lega Nord e Salvini, fino all'occupazione di tre giorni avvenuta a maggio nel corso del #mayofsolidarity.

Partire da questo e dagli appuntamenti del 29 giugno a Sherwood e dell'11 e del 13 luglio a Venaus (Val Susa), per giungere dovunque, in ogni momento, nelle battaglie, nei territori, in Europa.