Spezzone di movimento nel corteo CGIL durante lo sciopero generale di lunedì 12 dicembre

Reggio E. - La crisi è rassegnazione, l'alternativa è ribellione e indipendenza

Concentramento ore 9.00 in viale Montegrappa

11 / 12 / 2011

La raffinatezza tecnocratica dell’operazione “governo Monti” induce a pensare che un ampia maggioranza di popolazione è disposta alla demolizione del welfare state e delle ultime “formalità” democratiche in cambio della salvezza del paese e dell’euro. Noi non siamo disposti a farci rapinare senza reagire, e su questo punto pensiamo di essere in buona compagnia. Sappiamo che ne il paese ne l’euro si salveranno dalla recessione che l’impoverimento diffuso provocherà, e su questo, ha detto bene il vicepremier cinese in un'intervista al Financial Times: “quello che ci aspetta è un nuovo Medio Evo finanziario e sociale”.

Quello che chiamano riforma del lavoro lo vediamo nelle nuove relazioni industriali introdotte dal gruppo Fiat con l’accondiscendenza di sindacati corporativi che oggi, ambiguamente, proclamano lo sciopero generale. Queste nuove relazioni  altro non sono che la totale subordinazione della prestazione lavorativa al profitto d’impresa.

L’ innalzamento dell’età pensionabile è l’inizio della definitiva dismissione del sistema della pensione da lavoro che corrisponderà, per un paese a forte connotato di welfare familiare come l’Italia, ad una macelleria sociale vera e propria.

Quella che chiamano riforma della scuola non è che il ritorno ad un sistema educativo classista ed escludente sotto false spoglie del concetto distorto del cosiddetto merito.

La questione ambientale e dei beni comuni completamente messa in disparte nell’agenda politica dei tecnici nonostante il fiorire di movimenti di difesa del territorio e degli esiti referendari di giugno.

L'azzeramento dell'autonomia della politica sotto lo stato d'eccezione a vantaggio totale della governance tecnocratica della crisi è quello che abbiamo oggi.

L’unica alternativa è un uscita dal sistema finanz-capitalista, creando spazi di indipendenza della nostra vita dalla finanza, mettendo al primo posto la riterritorializzazione - per quanto è possibile - dei circuiti economici e una radicale ristrutturazione di tutti i debiti insostenibili, pubblici e privati.

NO alla svendita dei servizi pubblici e alle privatizzazioni

NO ai ricatti sul lavoro e sulle pensioni, NO alla precarietà e ai licenziamenti

NO al pareggio di bilancio in Costituzione e NO al pagamento del debito alle banche

SI ai beni comuni

SI al Reddito di cittadinanza, salario minimo, difesa del contratto nazionale