L’accordo parte dalla necessità dei padroni e dei sindacati di rendere immediatamente esigibili gli accordi raggiunti in sede di contrattazione, escludendo la possibilità che lavoratori possano mai mettere in discussione quanto concordato a maggioranza tra le parti

Rappresentanza & Democrazia sindacale

L'accordo tra Confindustria e OOSS

di Bz
6 / 5 / 2013

Mentre Napolitano benediceva il secondo governo presidenziale, quello di Letta, sostenuto dagli stessi partiti che avevano tenuto bordone al primo, quello ‘tecnico’ di Monti, col compito di proseguire le medesime politiche economiche e sociali devastanti, sul versante sindacale Cgil, Cisl, Uil e Confindustria non restavano inattive e mettevano nero su bianco ‘il patto sulla rappresentanza’ per avere l’esclusiva e le mani libere sui diritti e sulle lotte dei  lavoratori e delle lavoratrici, è stato il loro regalo per il 1 maggio che si accingevano a celebrare col codazzo di musicanti in piazza S. Giovanni.


L’accordo con Confindustria sulla rappresentanza nel settore privato, ma che potrebbe essere esteso pattiziamente anche al pubblico, che il 30 aprile è stato sancito nella riunione dei direttivi congiunti delle OOSS è parte del più ampio Patto proposto da Squinzi e raccolto con giubilo da Cgil, Cisl Uil  e Ugl e che ricalca, in salsa sindacale, il patto che ha portato al “governissimo” di salvezza nazionale di Letta ed Alfano.

L’accordo parte dalla necessità dei padroni e dei sindacati di rendere immediatamente esigibili gli accordi raggiunti in sede di contrattazione, escludendo la possibilità che lavoratori possano mai mettere in discussione quanto concordato a maggioranza tra le parti e se lo fanno attraverso le loro rappresentanze elette queste potranno essere sanzionate ed espulse dalle stesse RSU in cui erano state elette.

Se ciò non fosse sufficiente si vuole che chiunque abbia intenzione di partecipare alle RSU debba preventivamente sottoscrivere il patto siglato con Confindustria e quindi accettare preventivamente il divieto di sciopero in caso di dissenso dall’accordo raggiunto a maggioranza.
Questo accordo interconfederale è un capolavoro diabolico di  “rappresentanza” e di “democrazia”, appunto, perché prevede che siano rappresentative solo quelle OOSS che superino il 5%, combinando iscritti e voti alle RSU, degli addetti al settore, che per  partecipare alle elezioni delle RSU, si dovrà dichiarare di rinunciare  all’esercizio del diritto di sciopero su materie disciplinate da  accordi approvati anche solo con il 51% dei rappresentanti sindacali in  azienda e senza che sia obbligatorio il ricorso al referendum confermativo.

Va sottolineato che questo accordo giunge nel mentre da anni giacciono nei cassetti parlamentari più proposte normative sul tema della rappresentanza e della democrazia sindacale nei posti di lavoro e nella società, che aspettano inutilmente di essere prese in considerazione; su ciò il M5S e SEL si sono impegnati, nel corso della campagna elettorale, di dare una svolta conclusiva.

Insomma quello che la FIAT ha imposto nel suo gruppo, sollevando quel vespaio di polemiche, quell’esperienze di lotta di Pomigliano e di Melfi, in cui la FIOM, oltre ai comitati di base, ha riversato tutta la sua potenza sindacale e politica, oggi è lettera morta, con buona pace di Landini e di tutto il gruppo dirigente FIOM, che l’hanno fatto proprio votando all’unanimità – fatto salvo Cremaschi – nel comitato direttivo della CGIL. È chiaro che questa regola forcaiola è finalizzata a strutturare il monopolio della rappresentanza, a demolire il diritto del sindacalismo di base di partecipare alla  costituzione delle RSU, come già lo fu la L.146/90 nel Pubblico Impiego [detta anche legge anti Cobas] ma anche a stroncare l’attività delle  componenti dissidenti e ribelli di RSU facenti capo alla stessa Fiom, mettendole fuori gioco prima che possano rafforzarsi e diffondersi  come alternativa a un sindacalismo sempre più disponibile a stare  dalla parte dei padroni.

E la Cgil, in vena di prodezze, supera se stessa per bocca di Nicolosi.

"Oggi [30 aprile] è un giorno importante per il movimento sindacale - dichiara Nicola Nicolosi, segretario nazionale Cgil, a margine dei direttivi unitari di Cgil, Cisl e Uil - l'accordo sulla rappresentanza è un passo avanti unitario sul terreno della democrazia. Condizione necessaria per conoscere l'effettivo peso delle organizzazioni sindacali fra i lavoratori, con il conseguente rafforzamento del ruolo delle Rappresentanze sindacali unitarie. Viene definitivamente abbandonato quel 33% garantito ai sindacati confederali dagli accordi precedenti, in favore di un sistema proporzionale puro per le elezioni delle Rsu"…."Un passo avanti importante quello che è stato fatto oggi - sottolinea Nicolosi - da rafforzare ulteriormente. Soltanto nel pubblico impiego fino ad oggi esisteva un simile meccanismo, una volta firmato l'accordo con Confindustria potrà essere applicato anche nel settore industriale. Sfruttiamo l'occasione per non lasciare a Confindustria la possibilità di scegliere il sindacato 'più disponibile' "

Come si possa conciliare tutto questo con la libertà sindacale e col libero esercizio del diritto di sciopero - con gli articoli 39 e 40 della  Costituzione, sempre sventolati e mai applicati - ce lo spiegherà di certo il segretario generale della  Fiom in una delle sue arringhe a “Ballarò” o delle sue brillanti interviste al  quotidiano “il manifesto”!?!!!

Beppi Zambon –ADL cobas