Quando la repressione è "Circolare".

14 / 9 / 2018

In principio fu la Legge della cd. “Sicurezza Urbana” (l. n°48 del 2017) e la relativa circolare attuativa del 18 luglio 2017, siglate dall’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti.

Tante parole si sono spese all’alba della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: finalmente avremmo avuto la ‘sicurezza integrata’ mescolata alla ‘sicurezza urbana’, in parole meno criptiche potremmo osare sintetizzarlo in «pugno duro e più vigilanza». Lo scopo? Approdare in città, centri e strade che fossero gradevoli all’apparenza; poco importava se in realtà si trattasse di una calma apparente. Diveniva necessario celare la polvere sotto il tappeto.

Un vero e proprio provvedimento volto a colpire le fasce più deboli, le situazioni marginali, la penuria di risorse economiche; una sorta di velo di Maya ipocrita e arretrato, tutt’altro che compatibile coi principi di solidarietà e di uguaglianza sostanziale che anche la nostra Costituzione formale sancisce.

Il citato decreto legge, targato governo Gentiloni, disponeva già di misure «contro le occupazioni arbitrarie di immobili», attribuendo al Prefetto il compito di impartire, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, disposizioni per prevenire, in relazione al numero degli immobili da sgomberare, il pericolo di possibili turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica e per assicurare il concorso della Forza pubblica all'esecuzione di provvedimenti dell'autorità giudiziaria concernenti i medesimi immobili.

Un anno dopo aver dato il La, non c’era che aspettarsi la diretta e sincera prosecuzione giallo-verde di un lavoro già avviato, che, in comparazione a quanto scaturito dalla mente del nuovo ministro Salvini, sembrerebbe addirittura pacifico, essendo precipuamente orientato alla prevenzione di nuove occupazioni.

La Circolare del Ministro dell’Interno del 1° settembre 2018, rubricata “Occupazione arbitraria di immobili. Indirizzi.”, fin dall’incipit approda al nocciolo della questione: «l’occupazione abusiva costituisce una delle principali problematiche che affliggono i grandi centri urbani del Paese, conseguenze a volte della difficoltà di porre in essere politiche territoriali, urbanistiche e sociali, finalizzate alla riqualificazione delle aree periferiche e alla riduzione dei fattori di marginalità sociale».

È lapalissiano ai critici che fin dalla premessa emergerebbe una contraddizione in termini: stigmatizzare la conseguenza (l’occupazione abusiva di immobili), senza porre in essere reali misure per sconfiggere, a monte, le cause, quali disoccupazione, precarizzazione del lavoro e della vita, assenza di welfare, marginalità sociale, assenza di edilizia popolare, per dirne alcune.

La nuova Circolare vuole prevedere, accanto alle iniziative specificatamente orientate alla prevenzione, ulteriori precisazioni ai fini dell’esecuzione degli sgomberi. Una necessità che, ad avviso del Viminale, si è manifestata per via di «un orientamento giurisprudenziale volto a condannare il Ministero dell'Interno a risarcimenti molto gravosi, sulla base di una asserita inerzia che avrebbe determinato una illegittima compromissione dei diritti fondamentali di proprietà e dell'iniziativa economica». Nient’altro che un riferimento a quanto stabilito dal  Tribunale di Roma nella sentenza n. 13719/2018, che ha condannato lo Stato e il Ministro dell'Interno a risarcire i danni a una società proprietaria di un immobile che, a causa della perdurante occupazione abusiva degli edifici acquistati, non ebbe la possibilità di iniziare i lavori. Secondo il giudice capitolino, infatti, spetta agli organi di pubblica sicurezza usare la forza quando il privato da solo, nonostante abbia intrapreso le vie legali messe a disposizione dell'ordinamento, non riesca a rientrare nel possesso dell'immobile.

Il primo passo, sancito dalla Circolare, consterebbe nel censimento degli occupanti, che deve essere condotto, anche in forma speditiva, sotto la regia dei Servizi sociali dei Comuni e, laddove occorra, con l'ausilio dei soggetti del privato sociale, nelle forme ritenute più adeguate in relazione alle singole fattispecie. Il censimento si assocerà ad una serie di accertamenti che saranno volti a controllare le situazioni reddituali e familiari degli occupanti affinché, nel caso in cui quest’ultimi non versino in situazione di difficoltà, siano spinti a trovare sistemazione alternativa. Qualora gli accertamenti rilevassero che i soggetti interessati dall'esecuzione dello sgombero siano privi della possibilità di soddisfare - autonomamente o attraverso il sostegno dei loro parenti - le prioritarie esigenze conseguenti alla loro condizione, i Servizi sociali dei Comuni dovranno attivare gli specifici interventi. Si tratta di interventi che, nella misura in cui siano ritenuti sufficienti e adeguati dai competenti uffici comunali, sulla base di una ponderata valutazione, avuto riguardo anche alle possibilità in concreto dell'Ente, non potranno essere considerati negoziabili. Della serie: zitto e vai.

Nella fase successiva allo sgombero, si sottolinea ancora nella Circolare, «sarà cura degli enti preposti compiere valutazioni più approfondite e individuare le soluzioni che possano permettere via via di sostenere i percorsi d'inclusione sociale delle persone in situazioni di fragilità, anche all'interno di complessive strategie di intervento condivise con le Regioni». Un vero e proprio scarico di responsabilità presso gli enti locali, che non solo sono sprovvisti di strumenti adeguati per farsi carico di quanto detto, ma che già versano in profonda crisi economica successiva all’incudine scaricata sui conti dal Fiscal Compact.

Si denota una vera prevaricazione del diritto di proprietà sui diritti della persona, legati indissolubilmente al diritto all’abitare; una folle distorsione regressiva del diritto vivente che, normalmente, è volto il più possibile alla tutela della famiglia e all’assicurazione di una vita dignitosa per tutti.

Se il decreto legge Minniti - Orlando, nella sua opzione preventiva, proponeva, quale cuscinetto temporaneo di accoglienza degli sfrattati, gli immobili pubblici, la Circolare Salvini manca di un quadro prospettico di insieme: né la stessa, né altri interventi governativi hanno posto in essere, né tantomeno iniziato a parlare di politiche abitative, di un piano organico di edilizia popolare, di incentivi per coloro che vivono in affitto, di agevolazioni fiscali per i proprietari con case occupate. La Circolare sembrerebbe un placebo securitario e ripristinatorio di un ordine fittizio e indecente, fautore di un esodo di migliaia di persone senza una casa.

Il Ministro dell’Interno Salvini ha l’intento di tinteggiare le occupazioni abusive quale un unicum composto da situazioni di approfittamento da parte di taluni ‘furbi’ nei confronti di inermi proprietari, scimmiottando e demansionando la problematica tanto vasta e rilevante dell’emergenza abitativa. Attualmente infatti sono 1,7 milioni le famiglie a rischio di povertà abitativa, e sono in aumento le richieste di alloggi a canone ridotto, ma le liste di attesa municipali contano circa 650 mila persone.  Si contano 750.000 nuclei familiari che vivono in un alloggio pubblico, ossia un terzo dei potenziali bisognosi.

Tutt’altro che una furberia.