Quando il negazionismo climatico diventa farsa

Oltre al solito titolo "spazzatura" di Libero, anche l'assessore regionale veneto Marcato fa ironia dozzinale sul climate change

7 / 5 / 2019

Il negazionismo climatico è tema molto serio e, nonostante l’avanzata globale dei movimenti contro il climate change, coinvolge ancora una parte considerevole della politica internazionale. Donald Trump è certamente il paladino dell’«I don't believe it» e lo afferma senza alcun pudore in ogni sua apparizione pubblica sul tema. D’altro canto, le sue scelte in tema di ripetrolizzazione dell’economia statunitense lo confermano senza troppo bisogno di doversi tormentare ascoltando i suoi sproloqui.

Molti negazionisti usano i lavori di pseudo-scienziati per avvalorare le loro teorie; tra questi il più noto è certamente il danese Bjørn Lomborg, che con il suo libro The Skeptical Environmentalist – scritto nell’ormai lontano 2001 – continua ad essere il punto di riferimento di chi proprio non ne vuole sapere di ammettere l’esistenza dei cambiamenti climatici e la loro natura antropogenetica. In tempi più recenti, la Flinders University di Adelaide, in Australia, è stata costretta a dismettere un centro di ricerca profumatamente finanziato da Lomborg dopo una petizione che aveva raccolto quasi 7000 firme, tra studenti, ricercatori e insegnanti.

In Italia le cose non vanno meglio. Basti prendere come esempio il dibattito scatenatosi dopo il primo riuscitissimo sciopero climatico organizzato da Fridays for Future: al di là degli schiamazzi dei soliti cialtroni alla Diego Fusaro, sono state anche rinomate penne del giornalismo nostrano a schiacciare totalmente la discussione sulla figura di Greta Thumberg, bypassando completamente i temi sollevati dalla protesta (si veda l’articolo apparso su Vice dal titolo inequivocabile Tra deliri e complotti, il dibattito italiano sul #FridaysForFuture è già spazzatura). È chiaro che dietro questa “spazzatura” si cela la paura endemica delle élite ad affrontare questione che potrebbero travolgere la loro stessa posizione all’interno degli assetti socio-economico-politici.

Oltre il negazionismo, troviamo l’indecenza pura. È il caso del quotidiano milanese Libero che da alcune settimane ha ingaggiato un duello personale con Greta Thumberg che vede il suo direttore Vittorio Feltri battersi a suon di baggianate e volgarità. L’ormai vecchio e logoro Feltri, evidentemente per tamponare le vendite sempre più scarse del suo giornale, è costretto a moltiplicare i suoi titoli “ad effetto”, non curandosi più di prendere sonore cantonate, come quando è incappato nella bufala di fantomatiche dichiarazioni del premio nobel Carlo Rubbia che avrebbero smontato le teorie sui cambiamenti climatici. A parte che Rubbia è un fisico e non un climatogo, le dichiarazioni in questione – peraltro pronunciate in un discorso tenuto alla camera 5 anni or sono – non negano affatto il climate change (leggi su Valigia Blu La bufala del premio Nobel Carlo Rubbia che nega il cambiamento climatico). Neppure la briga di ascoltare (o provare a capire) un video…

Pensavamo si fosse toccato il fondo, ma poi è arrivato il titolo in prima pagina di ieri: «Il brivido della realtà. Riscaldamento del pianeta? Ma se fa freddo». A parte il concetto ormai noto anche agli studenti della suola materna, della differenza tra clima e meteo, qui ci troviamo di fronte a una delle più grandi parodie di giornalismo dell’età contemporanea. «La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa» diceva il buon Karl Marx, anche se forse qui siamo oltre la farsa.

Libero

Ma c’è addirittura chi è riuscito a fare di peggio: «5 gradi il 5 di maggio con diluvio di rito… surriscaldamento, surriscaldamento, surriscaldamento…magari a forza di ripeterlo funziona. Buona domenica amici di Greta». A scrivere questo obbrobrio è Roberto Marcato, che non è proprio uno qualunque, ma l’Assessore allo sviluppo economico ed energia. 

Marcato

«Caro assessore» risponde Fridays for Future Veneto sulla propria pagina facebook «nonostante i cittadini vi abbiano eletto, magari pensando di poter contare su persone formate e informate, alcuni di voi si ostinano a diffondere conoscenze anti-scientifiche per racimolare qualche mi piace, diffondendo disinformazione e riducendo ad uno scherzo quella che è la grave emergenza che stiamo per affrontare, e che anzi già in diverse occasioni e luoghi del pianeta si è catastroficamente palesata». E in Veneto un piccolo assaggio degli effetti del climate change lo si è avuto lo scorso autunno nel bellunese. Cosa che dovrebbe spingere a riflettere, e molto, su uno sviluppo economico basato sulla cementificazione, più che a fare ironia dozzinale.

Gli attivisti hanno fatto anche una petizione online per chiedere le dimissioni immediate di Marcato, rilanciando con forza l’appuntamento del 24 maggio, prossimo sciopero globale per il clima. Magari quel giorno per l’assessore potrebbe fare molto caldo.