Qualunquisti a 5 Stelle ed incoerenti del Terzo Millennio

14 / 1 / 2013

Ha destato clamore la recente conversazione tra Beppe Grillo e Simone Di Stefano, vicepresidente di Casa Pound, mentre entrambi erano, con altri attivisti dei loro rispettivi movimenti, in fila davanti al Viminale per depositare i simboli in previsione della prossima tornata elettorale.

Scalpore derivato dalle posizioni ambigue espresse dal comico genovese in seguito ad alcune domande sull'antifascismo ed una possibile apertura alla formazione di estrema destra, che hanno ulteriormente scosso il M5S, già dilaniato da una serie di polemiche dopo la bassa affluenza alle recenti parlamentarie e a causa di alcune espulsioni eccellenti.

Tuttavia, fatico a capire un così grande stupore derivato da queste dichiarazioni di Grillo, che ha fatto seguito a decine di prese di posizione, articoli e appelli alla memoria partigiana, persino tra “settori di movimento”

E' ormai cosa nota, infatti, che il M5S è un soggetto politico sostanzialmente privo di un'identità comune e di valori condivisi tra i suoi stessi militanti, dovendo gran parte del suo successo all'aver cavalcato l'ondata di anti-politica derivata dalle inefficienze dei partiti e dai continui episodi di corruzione dei loro esponenti.

Sto scrivendo la mia tesi di laurea magistrale sul rapporto web 2.0 – politica e proprio dedicando un capitolo al M5S ho avuto la conferma di come il soggetto politico guidato da Grillo e Casaleggio sia un vero e proprio connubio di anime completamente diverse, a volte persino opposte.

Nelle loro riunioni è possibile trovare anziani ex militanti della sinistra radicale, delusi da vent'anni di scelte tutt'altro che radicali, così come un neofita della politica, come è altamente probabile che in una stessa assemblea locale “a 5 Stelle” convivano coloro che alle scorse elezioni avevano espresso la propria preferenza per Berlusconi con quelli che avevano indicato Veltroni come futuro premier.

Tutti insieme appassionatamente con un unica parola d'ordine: né destra, né sinistra, né condannati.

Insomma, un movimento dove la fedina penale conta più dei valori e delle idee.

Quindi, non mi stupisce che per Grillo e gran parte dei suoi seguaci (la dichiarazione di non belligeranza nei confronti di Casa Pound, difatti, ha attirato più critiche esterne che interne al M5S) l'antifascismo non sia considerata una priorità, né tanto meno un valore.

Quello che, invece, emerge da questo episodio è la volontà, nei fatti premiata, da parte di Casa Pound di ritagliarsi una vetrina mediatica di non poco conto.

Consci dell'effetto “virale” che caratterizza ogni video in cui prende parola Beppe Grillo, Di Stefano ha cercato di riportare i “fascisti del terzo millennio” nel dibattito politico in vista delle prossime elezioni nazionali tentando, soprattutto, di agganciarsi al “trend” della battaglia anticasta di cui il comico genovese è l'indiscusso capofila.

Un filone che Casa Pound aveva già cercato di sperimentare durante la manifestazione nazionale del 24 Novembre scorso a Roma (rivelatasi, almeno dal punto di vista numerico, un vero e proprio flop, con poche migliaia di persone, contando anche Polizia e Carabinieri) dove, alla testa del corteo, campeggiava uno striscione contro Monti e i partiti che sostenevano il suo governo.

Ciò nonostante, è difficile non ricordare che a sostegno del governo dei “tecnici delle austerità” c'era anche il Popolo delle Libertà, partito che ha consentito a Casa Pound di godere, negli ultimi anni, di una considerevole copertura politica, mediatica e, non ultima, economica, con tanto di finanziamenti e sedi distribuite a pioggia.

La recente scelta di smarcarsi, almeno a parole, dal partito di Berlusconi è stata, perciò, un atto quasi obbligato, dato che Casa Pound è soprattutto radicata nel Lazio, fino a pochi mesi fa guidato da Renata Polverini, costretta alle dimissioni dopo che diversi consiglieri della sua maggioranza sono stati travolti da scandali legati ad episodi di corruzione ed un uso illecito di denaro pubblico.

Gianluca Iannone, leader di Casa Pound, in una nota del 25 settembre 2012, ha definito la gestione della regione da parte dell'ex sindacalista dell' U.G.L. come una “stagione in cui l'inciviltà è stata al potere”. Peccato che lo stesso Iannone, appena 20 mesi prima, attraverso una precedente nota, comunicava il sostegno in campagna elettorale al centro-destra per la corsa alle scorse regionali, chiedendo, oltretutto, che il suo movimento potesse partecipare alla fase di stesura del programma di coalizione.

Un cambio di rotta che non stupisce chi conosce il basso grado di coerenza dalle parti di Via Napoleone III (ubicazione della sede romana del movimento di estrema destra che la giunta guidata da Alemanno, il cui figlio milita proprio in CasaPound, ha più volte manifestato la volontà di acquistare e successivamente cedere gratuitamente agli attuali occupanti), con il tentativo di apertura, seppur strumentale, nei confronti del Movimento 5 Stelle che ne fornisce un'ulteriore conferma.

Beppe Grillo, difatti, è stato in passato uno dei bersagli preferiti di Casa Pound, in particolar modo a causa di alcune sue dichiarazioni sugli scontri di piazza Navona del 2008, in cui affermò quello che tutti, tranne Forze dell' Ordine e Pdl, videro chiaramente, ovvero che un manipolo di fascisti del Blocco Studentesco (organizzazione giovanile di Casa Pound), prese a cinghiate inermi studenti medi nel tentativo di prendere la testa del corteo contro la riforma Gelmini, salvo poi essere allontanato dai collettivi universitari successivamente accorsi.

Grillo fu definito come un esperto nell'uso della “menzogna antifascista” (a distanza di quattro anni, invece, viene lodato per non definirsi tale!), finendo per essere contestato su una serie di manifesti e durante una tappa del suo tour a Latina da alcuni camerati.

Insomma, ciò che dovrebbe stupire nella conversazione tra Grillo e gli attivisti di CasaPound, non è tanto il qualunquismo che caratterizza il primo, quanto i continui tentativi da parte dei secondi di agganciarsi ad un trend considerato vincente, in termini aggregativi (come il periodo in cui CasaPound era confluita in Fiamma Tricolore salvo poi uscirne a seguito dell'espulsione di Gianluca Iannone, che portò con se quasi tutti gli iscritti), economici (l'asse con il Pdl è stato un esempio lampante) o mediatici (l'attuale video con Beppe Grillo).

E' lecito, quindi, aspettarsi a breve un altro video, con tanto di stretta di mano, con qualche altro esponente, magari del centro-sinistra?

Ai posteri l'ardua sentenza!

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