Prosegue il percorso di Rise Up 4 Climate Justice. Il report dell'ultima assemblea telematica

3 / 4 / 2021

Il report dell’ultimo appuntamento assembleare di Rise Up 4 Climate Justice, tenutosi in via telematica lo scorso 7 marzo. Big oil Must fall (12 maggio), la pre-Cop di Milano a settembre e una carovana "ambientale" a luglio gli appuntamenti più importanti in agenda. Nel dibattito anche i temi legati alla "salute bene comune".

Nonostante le evidenti difficoltà – in termini di iniziativa politica e possibilità organizzative – dovute alla crisi pandemica che perdura da oltre un anno, l’assemblea ha confermato la disponibilità di numerose realtà, dislocate in diversi ambiti territoriali del Paese, nel dare continuità allo spazio politico di Rise Up.

Nelle ultime settimane, in particolare dall'insediamento del governo Draghi, abbiamo assistito in Italia a un nuovo prepotente ingresso della questione climatica nel discorso pubblico: si pensi all'istituzione del ministero per la transizione ecologica, guidato da un IT di Leonardo, all'esternalizzazione della stesura del Recovery Plan a McKinsey, compagnia funzionale alle dinamiche contemporanee del capitalismo finanziario, fino ad arrivare all’epocale partita sul green washing giocata dalle multinazionali del fossile proprio grazie alle risorse della Next Generation EU.

L’assunzione distorta del piano climatico e ambientale da parte di istituzioni e multinazionali crea una situazione ambivalente, in cui ambire a un'egemonia di discorso è difficile. Da un lato si assiste a una maggiore consapevolezza del nesso tra nesso tra ambiente, salute e lavoro, rafforzata anche dall’origine ambientale dell’attuale pandemia e dalla dimostrazione scientifica che inquinamento e diffusione del virus procedono di pari passo, dall’altro l'opzione compatibilista e riformista rischiano di diventare quelle dominanti, in assenza di movimenti radicali e di massa.

In generale va contrastata la narrazione della stasi, in una fase in cui appare sempre più chiaro come la distruzione sistematica del vivente, in cui agisce il capitalismo estrattivo nella crisi ecologica, si lega alle condizioni di vita materiali prodotte dall’attuale crisi, nella quale stiamo assistendo alla perdita di 200 milioni di posti di lavoro persi e al 10% della popolazione mondiale che vive sotto la soglia della povertà (1,90 dollari al giorno).

In questa cornice, dare una dimensione quantomeno europea alla lotta contro le multinazionali del fossile, è una necessità impellente, soprattutto nel momento in cui lo spaccato che è emerso dalla vicenda del processo ENI ha tratti politici molto importanti e la stessa Farnesina, nella risposta al reportage di Re:Common, ha rivendicato come ci sia una sovrapposizione tra gli interessi di ENI e quelli dello Stato.

Molti interventi hanno sottolineato l’importanza della data del 12 maggio, giorno in cui si riuniranno gli AGM di numerose compagnie energetiche (tra cui Eni, Shell, Total ed Exxon) sia in chiave internazionale, con l’adesione alla campagna “Big Oil Must Fall”, sia in chiave nazionale, con iniziative in alcuni siti d’importanza strategica primaria per il capitalismo fossile. Tra le iniziative previste, quella a Ravenna contro il più grande hub al mondo di cattura e stoccaggio di anidride carbonica CCS, reinserito da Mario Draghi ne Recovery Plan, in Sicilia, dove ENI sta progettando il principale hub del gas nel Mediterraneo, alle raffinerie di Napoli Est e a Milano.

Tra gli altri appuntamenti messi in agenda, molti si legano alla fase che si apre con il semestre di guida italiana del G20 – tra cui il G20 Ambiente, clima e energia che si terrà a luglio a Napoli e il G20 della finanza mondiale, ospitato a Venezia nello stesso mese – e a quelli che in Italia precedono la COP 26 di Glasgow, come  la Youth Cop e la pre-Cop che si svolgeranno a Milano a fine settembre: scadenze che vanno lette come opportunità di allargare lo scenario di mobilitazione climatica e sociale. È stato poi tracciato un calendario verso la precop di Milano che vedrà la costruzione di una piattaforma pubblica unitaria tra tutte le componenti del movimento climatico, al fine di costruire una mobilitazione trasversale che arrivi alla precop indicando in maniera chiara i nemici del clima e possibili forme di iniziativa. Inoltre crediamo che la realizzazione di un climate camp a Milano durante la precop possa essere un'ottima occasione per intrecciare le diverse esperienze che si muovo a livello locale, nazionale e europeo dando spunti di riflessione, pratica e discorso.

Tra gli altri temi discussi, quello della relazione tra le tante battaglie ambientali territoriali e il quadro socio-ecologico globale all’interno di cui sono immerse. Vecchi e nuovi poli inquinanti stanno in questa fase stanno dando nuova linfa alla strategia estrattiva “made in Italy”: dal ritorno in grande stile degli inceneritori ai depositi di scorie radioattive, individuate dal precedente governo con la “carta nazionale delle aree idonee”, fino ad arrivare ai nuovi maxi-poli voluti da Amazon, che produrranno un aumento vertiginoso di un modello di sfruttamento del territorio e del lavoro. Per rafforzare quei legami e quel piano di condivisione tra le lotte che è in atto da diversi anni, è emersa l’ipotesi di una carovana che, passando da diversi territori e con varie iniziative, ponga il tema del rapporto tra devastazione ambientale e pandemia, tra estrattivismo e salute, tra nocività e nessi produttivi.

Numerosi interventi hanno insistito in maniera puntuale sull’intreccio tra le tematiche dell’ecologia con quelle che riguardano l’accesso alla salute pubblica, visto che le nocività possono non solo incidere su mortalità e diffusione dei virus, ma in generale sulla vita degli abitanti. Per questo, le varie realtà che stanno provando a costruire un piano comune sul tema della salute hanno invitato a partecipare al convegno online del prossimo 28 marzo dal titolo “#sindemia0202”. Si tratta di un importante momento di ragionamento e creazione di nuovi saperi e mobilitazioni che si diramerà su tre assi: per una nuova sanità, un nuovo concetto di salute, per un vaccino bene comune 

Infine, è stato messo in agenda il corteo 10 aprile a Trento per continuare il percorso Stop Casteller, che, oltre ad aver contribuito ad assumere la prospettiva antispecista nella lotta per la giustizia climatica e sociale, ha aperto un dibattito nazionale sull’operato della Giunta Fugatti in Trentino e sul fatto che i territori e le biodiversità che lo attraversano vengono sempre più visti solo come macchina che alimenta l'industria del turismo.