Proibizionismo: invertire la rotta oggi è possibile

Verso la manifestazione dell'otto febbraio a Roma, per l'abrogazione della legge Fini-Giovanardi

18 / 1 / 2014

dal sito tpo.bo.it

di Nicola Limonta, csTPO 

La questione proibizionista è tornata fra i temi del dibattito politico nazionale nell'ultimo periodo, sia per quello che sta accadendo oltre oceano sia per il prossimo voto della corte costituzionale in merito alla Fini-Giovanardi.

A dimostrazione di questo rinnovato interesse possiamo citare tre eventi: il consiglio comunale di Torino ha votato pochi giorni fa un ordine del giorno che si esprime in favore dell'abrogazione della Fini-Giovanardi, per "passare da un impianto proibizionistico a uno di tipo legale della produzione e della distribuzione delle droghe leggere"; i grillini in quattro punti si esprimono a favore della depenalizzazione del consumo di droghe leggere (anche se con una proposta obrobriosa); Feltri, Facci e Ferrara sui loro quotidiani si dichiarano favorevoli al consumo di marijuana (se ne avessero fatto uso quante stronzate ci saremmo risparmiati).

Prima che si aprissero dei dubbi sulla validità di questa legge (che aggrava una già pessima legge come nota come Jervolino-Vassalli) abbiamo dovuto aspettare quasi un decennio:  anni nei quali sono state incarcerate migliaia di persone per quantitativi irrisori di sostanze;  anni di sanzioni amministrative come la sospensione o il ritiro della patente (con la conseguente perdita di lavoro o, nei casi migliori, dovendo affrontare spese insostenibili per riottenerla); anni che, a causa dell'applicazione di questa legge, sono stati costellati da tragedie e omicidi; infine anni in cui alla conoscenza, all'informazione, alla prevenzione e alla riduzione del danno si è preferito il proibizionismo.

Il nodo di oggi è un altro: si apre finalmente un dibattito, o forse più di questo, si apre un campo di libertà, di nuovi diritti, insomma la possibilità, tutta da agire, di invertire la rotta.

Sui nostri media mainstream si è guardato con interesse all'Uruguay e al Colorado, dove la liberalizzazione della marijuana ha prodotto un aumento del Pil e dei posti di lavoro, un evento non secondario nella crisi, anziun'opportunità da cogliere e incentivare.

La domanda da porsi è se vogliamo ancora restare nella stagione buia del proibizionismo, della Fini Giovanardi, di Serpelloni e dei suoi teoremi senza fondamento scientifico che producono disinformazione e abuso di sostanze da parte dei giovanissimi? Vogliamo ancora restare nella stagione della criminalizzazione e della stigmatizzazione degli stili di vita? Vogliamo restare a guardare davanti alle carceri sovraffollate, piene per 1/3 di consumatori o tossicdiipendenti e per gli altri 2/3 di migranti o marginalità, carceri che rinchiudono la povertà e che non rispettano i diritti umani? vogliamo restare ancora nella stagione della legge Fini-Giovanardi e del clima che si è creato, mandante delle uccisioni di Cucchi Bianzino e di molti altri?

Sabato 8 febbraio saremo a Roma perché la cancellazione di questa legge, seppur dall'alto, può essere un primo passo,un'opportunità.
Se dovesse essere cancellata per incostituzionalità,immediatamente i movimenti sociali, uomini, donne, associazioni che hanno a cuore i diritti umani, le libertà, non dovranno rimanere fermi pensando che il problema è risolto, ma dovranno, con forza, scrivere insieme una nuova stagione di diritti, pensare nuovi modelli di uso e consumo.
Le amministrazioni comunali, dopo anni di silenzio e complicità potrebbero ora pronunciarsi almeno a favore dell'abrogazione della Fini-Giovanardi, come l’altro giorno è stato fatto a Torino.
War on drugs is losing. Nessuno le dia un'altra opportunità.