Pisa - Riflessioni verso il 9 Marzo

27 / 2 / 2012

9marzo

Cogliamo come passo positivo il rinvio della manifestazione indetta dalla Fiom al 9 Marzo. Le prime date individuate a febbraio, al di là della situazione metereologica romana, peccavano della costruzione larga, sia a livello di tematiche che di composizione, necessaria ai tempi della crisi per andare verso una trasformazione sociale fuori dalle ricette della Troika (Bce, Fmi, Unione Europea).

Il 9 marzo, invece, si delinea già come giornata di sciopero, per ora solo di categoria, dopo che la Fiom stessa ha attraversato una fase di riflessione in cui è riuscita ad espandere le sue rivendicazioni a tutto il mondo del lavoro oggi sotto attacco.  La riforma del lavoro pendente da parte del Governo Monti e di Confindustria e l'abrogazione dell'articolo 18 non sono da contestualizzare nel solo mondo industriale o del lavoro a tempo indeterminato, ma colpiscono anche la generazione precaria che non ha mai visto garantiti i suoi diritti.

Questa giornata,  invece,  maturata dall'assemblea del 18 febbraio dei delegati del sindacato, si dà adesso l'obiettivo di andare oltre le rigidità sindacali fin troppo bene conosciute da tutt* coloro che hanno partecipato ai movimenti precari e studenteschi degli ultimi anni. La questione del lavoro non ha mai saputo allargarsi alle forme della precarietà che lega il lavoratore nella crisi alla flessibilità imposta della generazione giovanile no future che fin dall'università si vede ricattata, sottopagata, senza un welfare adeguato, legata vita natural durante alla famiglia. In questa fase economica dove tutte le fasce del lavoro subiscono una negazione dei diritti, portando chi era  garantito ad avvicinarsi alla precarietà, gli interessi di categoria in cui troppo spesso cadono i sindacati storici come la CGIL non riescono a creare quell'unità tra tutti i soggetti colpiti dalla crisi in una mobilitazione realmente conflittuale.

Sicuramente è necessario parlare di pensioni, delle miriadi di tipologie di contratto e di uscita dalla precarietà, ma è necessario cercare di proporre un reale movimento che pensa e rivendica forme di welfare e di lavoro adeguate allo statuto della crisi. E' intorno ai beni comuni, ad un diverso modello di gestione e di lavoro che dobbiamo interrogarci e cercare quella dimensione collettiva per un movimento sociale contro la crisi. Le proposte del reddito minimo garantito, come collante tra le varie categorie e una via di libertà dalla precarietà con una vita degna, l'estensione dell'articolo 18 a tutte le forme del lavoro, la tassazione delle rendite finanziarie e delle transazioni, in un contesto non solo nazionale ma anche europeo, possono realmente fare l'alternativa se nascono dal basso, dai processi di movimento.

Questa prospettiva che unisce i diversi mondi della crisi deve essere un orizzonte a cui arrivare, ripartendo da tutti i luoghi dello sfruttamento e della precarietà, dalle fabbriche alle università fino agli uffici del terziario. Il 9 marzo rappresenta quindi un primo passo verso questa direzione vista l'apertura della Fiom rispetto alle tematiche della precarietà. Un primo passo che ha bisogno di molti altri momenti, che ripartono dal “basso”, e di una continua tensione per riuscire a costruire un'uscita diversa dalla crisi che si abbatte sulle nostre vite. A partire da questo, la riflessione attorno ad un nuovo tipo di pensare la democrazia e lo stesso meccanismo sindacale può essere riarticolato tenendo conto della forma precaria del lavoro e dei nodi essenziali come i beni comuni e il reddito minimo di cittadinanza.