Pisa - Fatti Bene. Un nuovo tassello nella definizione dei beni comuni contro la proprietà

Report Assemblea Costituente Beni comuni #2 tenutasi presso l'Ex Colorificio Liberato

2 / 6 / 2013

Metodo ed obiettivi della Costituente

La Costituente dei Beni Comuni nasce il 13 aprile 2013 al Teatro Valle intorno al nodo dei beni comuni e alla necessità di trovare una sorta di "casa giuridica" ai beni comuni, ovvero una casa comune nel senso di un ragionamento diffuso su di essi. La Costituente si svolge con due metodi 1) assemblee diffuse in tutta Italia 2) tavolo di elaborazione di uno statuto dei beni comuni con giuristi ed esperti.

All'assemblea zero del Valle é seguita l'assemblea dell'Aquila, una città che é per tutte e tutti noi un bene comune.
L'assemblea presso l'ex Colorificio si é divisa in due momenti: un primo con gli interventi delle realtà in lotta ed un secondo con la partecipazione dei giuristi presenti al tavolo, tra i quali doveva esserci anche Stefano Rodotà che però per impegni personali improrogabili non é riuscito purtroppo a partecipare.

L'assemblea all'ex Colorificio dedicata all'uso sociale della proprietà

Ha aperto l'assemblea Danilo dell'ex Colorificio liberato. Proprio ieri si sono festeggiati in questo spazio liberato i dieci anni dalla nascita del progetto Rebeldia. Nell'intervento Danilo ha sottolineato l'importanza degli spazi sociali e la necessità di attrezzarci degli strumenti per affrontare la complessità di questo periodo e le lotte che seguiranno. Dobbiamo ragionare sul l'opposizione tra beni comuni e interessi privati per rigenerare dal basso la società anche rispetto a luoghi colpevolmente abbandonati, ha incalzato Danilo, fra gli applausi dell'assemblea. Ritorna quindi in maniera dirompente l'importanza di sperimentare in questo presente il recupero degli spazi rispetto al deserto delle politiche locali, per questo é legittimo oltre che lecito chiedersi: quanti spazi abbandonati e in disuso, come l'ex Colorificio, esistono nel panorama italiano post produttivo? La giornata di oggi serve proprio ad elaborare strategie comuni di riappropriazione dal basso, insieme a percorsi di senso e significato che deve assumere oggi la parola liberazione/occupazione.
Il diritto deve perciò necessariamente farsi argine dello strapotere della proprietà: per questo é necessario agire dal basso il riuso, il riciclo, il recupero degli immobili abbandonati.

Nel secondo intervento, l'avv. penalista Ezio Menzione, ha sottolineato la terribilità del diritto di proprietà che ha informato di sè tutta " la proprietà" sia nel codice civile che penale, anche nelle zone più lontane di quello che é il suo campo ovvero quello dei diritti reali, come ad es. Il diritto di famiglia (eredità ecc..).
Non è un caso che nelle nostre città troviamo un continuo mausoleo del diritto di proprietà (archivi notarili, registri immobiliari) tutti baluardi e presidi territoriali del diritto di proprietà più becero e privatistico. "Non dobbiamo però per forza prender per definitivo questo diritto", ha precisato l'avv.Menzione, in passato esistevano infatti diversi istituti a difesa di un'altro concetto di proprietà più in senso universalistico. Non esiste solo il diritto alla proprietà immobiliare ma anche altri diritti, si pensi ad es. al copyright e all'uso che ne viene fatto in termini di limitazioni e confini nell'accesso e nella condivisione.
La nostra società si muove continuamente a salvaguardia della proprietà privata, permeando di se anche il diritto penale. Questo avviene specificatamente per reati come il furto ( il più comune fra i delitti che sono sanciti proprio per preservare la proprietà) ma anche ad es. con l'art. 633 del C.P., ovvero l'occupazione di immobili. Ma prima ancora del diritto penale vi é un'azione anche nelle procedure amministrative a difesa della proprietà che si traduce in questioni di ordine pubblico. In buona sostanza, fino ad ora, il diritto di proprietà é stato agito come unica garanzia a difesa dell'ordine sociale, nonostante il fatto che, nella realtà, é proprio questo uso ad aver provocato più tensione grazie alla sua ostinata difesa. Un esempio lampante in questo senso é l'Ilva di Taranto che spiega come sia necessario un uso differente della proprietà privata a difesa non solo degli interessi pubblici e collettivi come la salute dei cittadini e del territorio. L'avvocato ha anche messo in rilievo, rispetto alle occupazioni degli spazi, che se in un determinato comportamento non c'é offensività ad un bene altrui, il giudice penale non si dovrebbe attivare. Ad es. nell'occupazione di un teatro come il Valle o il Rossi di Pisa siamo convinti che queste azioni offendano qualcuno? Non é semmai necessario porre l'accento su un diverso assetto giuridico di uso di quelle proprietà pubbliche che così lasciate griderebbero vendetta?
Il beneficio che viene alla collettività é enorme nel riuso di questi spazi. Tante sono le esperienze di occupazioni in Italia contro un uso privatistico e strettamente speculativo di chi, difendendo la proprietà, ricava solo profitti per sè. Per questo é importante aprire anche discussioni in sede civile. É la Costituzione che negli art. 41 e 42 parla dell'uso sociale e della funzione sociale della proprietà privata. Pertanto un uso differente della proprietà privata non solo é contro gli interessi sociali ma anche contro la persona umana, ovvero contro lavoratori e cittadini che oggi sono lasciati sul lastrico da questi interessi speculativi. Per questo é importante agire sul piano formale e civile per creare un argine ai poteri speculativi e privati come disposto precettivo di questi articoli della Costituzione.

Diego di Macao ha raccontato il percorso di questa importante esperienza culturale nelle varie occupazioni che si sono susseguite. L'atto di riappropriazione di uno spazio non é solo il recupero di un immobile ma un vero e proprio processo di soggettivizzazione di pezzi della città che ripensano la città stessa anche nell'ottica produttiva e di funzione sociale. Per questo é importante produrre fatti normativi nuovi che tutelino questi percorsi anche dal punto di vista giuridico.

Enrico del Teatro Rossi Aperto racconta la storia di questo teatro del 700 chiuso per più di 50 anni, nei quali non vi è mai stata nessuna opera di riqualificazione di un luogo che ha un valore simbolico oltre che culturale importante per la città. A questa situazione é corrisposta la liberazione dello spazio e al contempo la creazione di un muro di gomma da parte delle Istituzioni, le quali non hanno mai, in questi ultimi mesi, rivendicato la proprietà effettiva di questi spazi. Spazi che ora finalmente sono luoghi di produzione culturale e spazio pubblico perché comune e agito in comune. Come evitare che questa esperienza soccomba in un'interpretazione restrittiva dell'uso della proprietà? Quale forma giuridica sviluppare per difendere questo spazio da speculazione e abbandono, difendendo la funzione sociale e comune che questo teatro ha oggi conquistato attraverso l'occupazione? Come evitare la logica della concessione (come avviene per le aree demaniali, per la gestione dell'acqua, ecc)?

L'avvocato civilista Alessandra Parta ha sottolineato come l'ipotesi delle occupazione di spazi degradati o abbandonati chiami in causa diversi aspetti, in primis, di come il nostro ordinamento escluda, di fatto, la cittadinanza da un progetto di riqualificazione e riutilizzo di un immobile privato. Facendo riferimento agli art. 41 e 42 della Costituzione bisognerebbe provare ad aggirare gli aspetti della tutela della proprietà investendo sulla necessità di recuperare a fini sociali e collettivi l'uso degli spazi abbandonati, soprattutto laddove essi coincidono con speculazione e rendita finanziaria.

Fra gli interventi interessanti anche la riflessione di Carlo Galletti del comitato ambientalista per le biodiversità. L'Italia ha una situazione particolare con un'estrema ricchezza di habitat che andrebbero preservati. Per queste ragioni andrebbe posta una riflessione sulla proprietà pubblica e demaniale di questi luoghi da preservare dallo sfruttamento economico statale quando esse non siano privatizzate o date in concessione a privati.

Tanti gli interventi che si sono susseguiti, dall'esperienza dell'Ex Asilo Filangieri di Napoli, del Teatro Pinelli di Messina ed altre realtà territoriali.

Fulvio del Valle, che cordinava gli interventi, ha poi parlato della specificità dell'occupazione del Valle e dell'ex Cinema Palazzo. Questi spazi, infatti, non sono stati occupati perché abbandonati ma perché oggetto di progettualità pubbliche come nel caso del Valle e private come nel caso dell'ex Cinema palazzo che non solo non garantivano un uso sociale e collettivo di spazi adibiti alla cultura, ma avrebbero aperto l'ingresso agli interessi privatistici e speculativi che di fatto avrebbero modificato radicalmente la funzione di quei luoghi.

Ugo Mattei intervenendo ha ricordato come la funzione sociale della proprietà é stata riconquistata attraverso la Costituzione del '48. Chi era contrario all'epoca a questa funzione sociale? I liberali che volevano una proprietà privata idiosincratica e i fascisti che sostenevano che la funzione sociale rafforzava proprio la proprietà privata, per cui il proprietario in modo decentrato avrebbe potuto decidere e riflettere su cose di cui doveva decidere solo lo Stato sovrano. Una volta entrata in Costituzione, ha affermato Mattei, l'uso sociale della proprietà é stato utilizzato davvero poco, poiché é una norma intesa più come linea di indirizzo che non come una norma in sè e per sè. Nei fatti non é mai stata utilizzata in termini giuridici. Preso atto di ciò la domanda che dobbiamo porci, ha affermato Mattei, é: riusciamo collettivamente, non solo in senso giuridico, ma anche nelle lotte, ad agire questi aspetti peculiari delle norme contenute nella Costituzione?
Oggi le istituzioni dello Stato si comportano con uno spirito estrattivo tale e quale agli speculatori/proprietari privati, ai soli fini della rendita e dei profitti. Per questo dobbiamo anche scomporre l'idea di proprietà pubblica che soggiace oggi alla cultura e all'azione attuale dello Stato. Questo deve avvenire, ha poi concluso Mattei, attraverso la rivendicazione di maggiore partecipazione democratica della cittadinanza rispetto alla gestione comune dei beni di pubblica utilità per la cittadinanza tutta. É necessario pertanto uscire dalle categorie tradizionali, sviluppare un nuovo linguaggio giuridico, dei fatti normativi nuovi, come aveva peraltro scritto anche l'avv.Paolo Cognini in un interessante contributo on line su Globalproject rispetto alla sproporzione fra conflitti agiti e reati contestati dalla Magistratura.

Gaetano Azzariti, noto costituzionalista, ha aggiunto che in questa discussione é necessario trovare dei valori superiori che vanno ricercati nella Costituzione, perché dobbiamo dare una legittimità formale alle nostre azioni. Ad es. i beni materiali sono differenti dalla proprietà, e i beni materiali oggi sono la categoria centrale del diritto.

Ha proseguito la discussione il Prof. Maddalena, affermando che sono i capitalisti che hanno tutto l'interesse alla declinazione univoca della proprietà privata così come all'uso univoco dei beni materiali, ed é per questo che é importante scardinare questi nessi e agire attraverso anche una definizione giuridica e formale dei beni comuni. Fra gli applausi del pubblico presente all'ex Colorificio, ha inoltre affermato che i padroni del territorio sono i cittadini, e sono i cittadini che devono decidere.

Durante l'assemblea, inoltre, Marco Baravalle del Sale Docks é intervenuto segnalando che in contemporanea all'assemblea, a Francoforte si stanno svolgendo le giornate del Blockupy Frankfurt.
Un forte applauso ha interrotto l'intervento di Baravalle quando é stata portata a conoscenza dell'assemblea che durante il corteo anti capitalista di oggi, diversi sono stati i momenti di tensione e i tentativi repressivi agiti dalla polizia tedesca che in più di un'occasione hanno bloccato lo spezzone anti capitalista dove sono presenti anche i compagni della coalizione sociale italiana.

Conclusioni e prossime tappe
Nella conclusione dell'assemblea é emersa la necessità di riflettere su alcune questioni fondanti:
- la definizione di nuovi strumenti di decisione comune rispetto alla destinazione d'uso dei beni;
- la necessità di occuparsi non solo degli spazi dismessi pubblici o privati ma anche dell'uso degli spazi attivi sia pubblici come i teatri (ad es. il Valle) sia privati (come ad es. l'ex Cinema Palazzo);
- in quale modo la comunità dei cittadini può avere un senso nella storia? Ovvero non é importante chiederci chi é il proprietario di un immobile o di un'area territoriale ma quali usi di questo bene vengono fatti. Hanno effetti positivi o negativi sulla collettività? Si pensi in questo caso all'Ilva di Taranto;
- quali strumenti giuridici ci diamo per affermare i beni comuni? Come garantiamo i principi che sono alla base delle nuove occupazioni di spazi e immobili destinati alla cultura e lasciati in stato di abbandono?
Azzariti insieme a Mattei hanno provato a trarre le conclusioni dell'assemblea, conclusioni in cui si é discusso molto dei diversi temi emersi e in cui si è provato a tracciare alcune soluzioni rispetto alle questioni poste dai vari interventi. O saremo in grado di porre in campo con la nostra forza, con la nostra cultura, una contro egemonia al neoliberismo o noi saremo sconfitti.
La Costituzione é un elemento necessario per far valere in nostri diritti in generale ed anche contro la logica proprietaria, senza di essa saremmo soli e senza appigli formali.
Azzariti ha sostenuto che i beni comuni non possono essere solo uno strumento di lotta politica che poi é destinata in qualche modo a concludersi. Non tutto é un bene comune, l'Italia non é un bene comune. I beni comuni sono quelli che si esprimono nei diritti fondamentali dello sviluppo della persona. Sono pertanto dei beni che devono andare al di sopra della proprietà e riguardare la persona umana nel suo complesso, e sono quei beni identificabili con gli articoli fondamentali della nostra Costituzione. Se vogliamo vincere questa lotta dobbiamo costruire contro egemonia a questo stato di cose non solo "far chiacchiere".
Mattei ha ribadito, invece, la centralità della costruzione delle lotte comuni e delle conflittualità agite dalle comunità territoriali che sono avvenute in questi anni intorno ai nodi dei beni comuni e che sono ancora agite.

Il territorio é nostro, la cultura e l'informazione sono nostre perché sono beni comuni che appartengono alla comunità e in quanto tali vanno difesi attraverso un processo di soggettivizzazione collettivo e non solo nella mera rappresentazione formale.

In conclusione sono state lanciate le prossime tappe. Il prossimo appuntamento sarà il 13 giugno presso l'ex Cinema Palazzo mentre la commissione si riunirà nuovamente il 20 giugno al Teatro Valle mentre ad inizio luglio ci sarà la quarta assemblea della costituente dentro lo Sherwood festival a Padova.

Assemblea costituente beni comuni Ex colorificio liberato

Contributi dall'assemblea costituente per i beni comuni #2

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