Pisa – Common | Properties, e la questione della Terra Bene Comune

Approfondimento sul nodo della t/Terra discusso all'ex-Colorificio Liberato

24 / 9 / 2013

Durante la tre giorni di iniziative all'ex-Colorificio Liberato uno dei fili conduttori intorno a cui si sono sviluppate le discussioni e le riflessioni collettive è stato attorno al nodo della t/Terra, intesa come territorio e contesto in cui si dispiegano le nostre vite, così come luogo della produzione agricola.

Con il dibattito del venerdì “Terra Bene Comune, pratiche dal basso per economie alternative” (guarda il video completo) e l'assemblea del sabato “Proprietà e territorio”, tante realtà che in maniera diversa vivono o si relazionano con il mondo rurale, o in generale mettono in campo della pratiche di partecipazione e di cura del proprio territorio, si sono incontrate ed hanno discusso; erano presenti una serie di centri sociali e collettivi che da più di un anno hanno dato vita ad un ambito di discussione ed intervento collettivo sulla questione della terra che prende il nome di Laboratorio Terre Resistenti, così come contadini della rete di Genuino Clandestino, esperienze di GAS e reti dell'economia solidale, e tante altre associazioni che attraverso forme e modalità eterogenee sviluppano pratiche di cura del proprio territorio o della terra come contesto della produzione agricola.

La privatizzazione della terra e del territorio. I dati riportati da alcuni relatori durante il dibattito del venerdì ci mostrano come il contesto degli spazi agricoli, ed in generale del territorio, è diventato nel nostro paese una preda per le operazioni speculative e privatizzatrici. Solo negli ultimi 20 anni il 20% del territorio agricolo nazionale è stato cementificato. Allo stesso tempo si registrano fenomeni cosiddetti di “land grabbing”, cioè di accaparramento di terreni agricoli da parte di grandi aziende che li destinano a finalità speculative, come ad esempio produzioni intensive per l'esportazione o produzione di agrocombustibili; se questo tipo di iniziative sono portate avanti soprattutto in paesi molto poveri da attori anche italiani come ENI, Benetton, o banche come Intesa o Monte dei paschi di Siena, si registra l'espansione del fenomeno anche nel nostro paese: dal 2001 ad oggi, solo nei paesi cosiddetti sviluppati si calcola che più di 200.000.000 di ettari sono stati venduti o affittati a grandi investitori internazionali.

La campagna Terra Bene Comune. Questa situazione appena descritta rischia di subire delle accelerazioni con effetti devastanti dopo alcune riforme neoliberiste di austerità promosse dal governo, come ad esempio l'articolo 66 del decreto salva Italia che in buona sostanza affida tutti i terreni agricoli demaniali all'ente Cassa Depositi e Prestiti con l'obbiettivo di metterli a valore attraverso la loro vendita e quindi privatizzazione. Tutti questi terreni rurali demaniali non solo rappresentano parte del nostro territorio con un valore inestimabile in termini di servizi ecologici che ci offrono per vivere, ma anche luoghi in cui delle esperienze di comunità e di produzioni agricole vi risiedono e verranno ad essere minacciate da questi interventi. Da parte di tanti dei presenti a Pisa è emersa l'indicazione di sostenere e partecipare all'interno della campagna Terra Bene Comune (leggi il manifesto della campagna), che ruota attorno ad un appello uscito in occasione del campeggio sull'Amiata a luglio, e che mette al centro la battaglia per la difesa dei terreni agricoli demaniali dalla privatizzazione, e per il sostegno alle piccole produzioni agricole locali e con metodi naturali e non intensivi.

La terra come contesto del lavoro agricolo. Parlando di t/Terra si è affrontato anche la questione di chi ci lavora, e di chi dalle città cerca di tessere ponti a sostegno dei piccoli produttori che a causa delle leggi dello stato (e di quelle del mercato) sono tagliati fuori dal poter lavorare in un contesto di rispetto delle leggi, così come sono tagliati fuori dalla possibilità di vendere i loro prodotti all'interno dei principali circuiti di distribuzione. É quello che raccontava Giovanni, contadino della zona di Firenze che aderisce alla rete di Genuino Clandestino. Un piccolo produttore come lui è strutturalmente impossibilitato a rispettare l'insieme di normative che regolano la produzione agricola, perché esse sono disegnate e pensate esclusivamente per una produzione a grande scala; così come, nonostante molti di essi producono con metodi estremamente più genuini della maggior parte del cibo che troviamo nei negozi, non hanno i soldi per prendersi certificazioni biologiche o cose del genere, ma invece sono interessati a sviluppare forme di co-certificazione attraverso un reale rapporto con gli acquirenti che comprano i loro prodotti direttamente nelle aziende o nei GAS. Armando de Matthaeis, del Laboratorio Terre Resistenti, ha invece parlato dell'importanza di esperienze urbane che cercano di rapportarsi al mondo agricolo, sia per ricostituire una relazione virtuosa città-campagna, che per sostenere la produzione agricola locale e su piccola scala. Infatti, in vari dei centri sociali che partecipano al Laboratorio Terre Resistenti esistono da anni, o sono nati recentemente, Gruppi d'Acquisto, Osterie Sociali con prodotti dei contadini, o orti urbani.

La terra come opportunità contro la crisi? In particolare, nell'intervento di Armando si è sottolineato come la t/Terra in questo momento di crisi sistemica possa esserci molto utile per cominciare a ripensare quello che fino ad ora si chiamava modello di sviluppo, così come a ripensare delle iniziative di intervento politico e costruire nuovi immaginari con cui iniziare appunto ad immaginare possibili alternative. La t/Terra che non sia soltanto un Bene Comune che dobbiamo difendere contro la privatizzazione, ma un contesto in cui poter costruire percorsi concreti di produzione, e forme di lavoro e di socialità altre rispetto alle condizioni di estrema precarizzazione che ormai investono tutto il mondo del lavoro. Pensare alla t/Terra non solo in termini difensivi, ma di attacco, attraverso pratiche ed iniziative conflittuali che vadano a riprendersi le terre incolte e a sostenere le iniziative di giovani che vogliono metterle a produrre. Esperienze che non solo devono essere sostenute da chi lotta e produce conflitto nei territori, ma che possano trovare nei nostri spazi sociali dei circuiti di distribuzione dei loro prodotti.

Continuare con il confronto sul nodo t/Terra. Alla fine della tre giorni di iniziative a Pisa, dall'assemblea plenaria della domenica è uscita l'indicazione condivisa dai tanti presenti di rivedersi come prossimo appuntamento a Firenze, il 1,2,3 novembre, nell'assemblea della campagna Terra Bene Comune che si svolgerà all'interno dell'incontro nazionale di Genuino Clandestino, con l'obbiettivo di continuare la discussione collettiva, ma soprattutto di verificare la possibilità di creare percorsi reali di mobilitazione e di intervento sulla questione della Terra Bene Comune.