Pisa - Assemblea pubblica per martedì 20 maggio presso il Circolo Agorà in via Bovio 50 alle ore 21

18 / 5 / 2014

“Noi siamo uomini e donne, bambini e anziani abbastanza comuni, cioè ribelli, devianti, scomodi, sognatori”.

(Subcomandante Marcos 3 agosto 1999 )

 

 

Lo scenario urbano delle città si trasforma sempre più nello spazio politico d’eccellenza dove rinasce la “vera politica” nel conflitto dei rapporti di forza fra due desideri che Machiavelli nei “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio” aveva indicato nel “desiderio di dominare” e nel “desiderio di non essere dominati”. Pare che la teoria del conflitto ideata da Machiavelli molti secoli fa’ non sia oggi molto cambiata. La città interseca cambiamenti urbani ed evoluzioni della produzione dello spazio vissuto con forti ripercussioni nei tentativi di riscrittura di un senso nuovo dell’ideale democratico. Il Municipio dei Beni Comuni (la rete cittadina pisana animata e cresciuta attorno al Progetto Rebeldia) ha tentato di intercettare questi processi e, incanalandoli in un progetto politico comune, ha guidato una battaglia per la messa in discussione della proprietà privata e dell'uso privatistico delle proprietà pubbliche. Dall'ex Colorificio Liberato al Distretto 42, passando per la Mattonaia, a prescindere dal titolo proprietario pubblico o privato, ha praticato percorsi sociali di autorecupero per contrastare attivamente le logiche speculative che stanno sempre più condizionando la politica della città di Pisa.

Seguendo il pensiero di Henri Lefebvre potremmo dire che, a Pisa, il Municipio dei Beni Comuni pratica autenticamente una battaglia storica per il diritto alla città, ovvero il diritto a “cambiare noi stessi cambiando l’aspetto delle nostre metropoli” tentando di costruire una città altra, ad immagine e somiglianza dei desideri e bisogni di ognuno. Il diritto a partecipare e condividere in comune i processi di urbanizzazione senza permettere che gli speculatori di turno sottraggano il valore sociale di uno spazio o di una piazza o di un parco. Quel valore infatti è il risultato di un vivere-in-comune costitutivo di una vera politica e di una vera democrazia. C'è chi intende alterare e deformare la città senza confrontarsi con le persone che stanno contribuendo a dargli nuova forma, che la vivono ed attraversano.

Il neoliberismo sta sottomettendo le città al suo supremo controllo, producendo nuove discriminazioni spaziali e attraverso le privatizzazioni sta sviluppando quello che Lefebvre chiamava “urbanistica dei promotori di vendita”, ovvero il valore di scambio degli spazi urbani è imposto al valore d’uso che potrebbe esercitare l'intera collettività. Da tempo infatti il Municipio dei Beni Comuni ha presentato per il Distretto 42 un progetto di recupero organico, all’insegna di socialità, sport, cultura, economia centrata sulle persone, integrazione e inclusione sociale, difesa dei diritti, che prevede attività gratuite per tutte e tutti. Ha tentato di sconfiggere il valore di scambio dello spazio con il suo valore d'uso sociale istituendo nuove pratiche del Comune. Un percorso aperto alla cittadinanza, con una nuova area verde pubblica e fruibile, il Parco “Andrea Gallo” teatro di una resistenza che all'ultimo sgombero ha visto numerosi attivisti salire sugli alberi nel tentativo di esercitare una disobbedienza estrema e radicale ai plotoni della celere schierati per accerchiare l'intero quartiere. Il dogma indiscutibile della giunta Filippeschi è costruire e cementificare, continuando a insistere su progetti faraonici, come la realizzazione di una nuova caserma nella periferia pisana che accontenti la lobby militare dei paracadutisti.

Continuando a seguire Henri Lefebvre (nel libro “La produzione dello spazio”) distingue da una parte la “rappresentazione dello spazio”, ovvero i dispositivi predisposti dal potere capitalista per definire gerarchicamente la città assegnandola agli speculatori, dall'altra lo “spazio di rappresentazione”, cioè la possibilità utopica secondo la quale possiamo immaginare ed iniziare a praticare un’organizzazione spaziale della città che nasca dai bisogni e dai desideri di ciascuno. Specialmente per chi rimane escluso nella ridefinizione dell’urbano decisa dalle élite economiche e politiche.

Per questo motivo il Municipio dei Beni Comuni chiama a discutere tutta la città sul problema della gestioni degli spazi, i quali dovrebbero essere luoghi di democrazia, di socialità e di economia sostenibile per la collettività di oggi come per quella di domani, nonostante e contro una crisi economica che sta dimostrando l'incompatibilità intrinseca fra dispositivi del governo capitalista dell'economia e principi democratici.

Lo scenario sociale a Pisa è molto significativo: l'ex Colorificio è abbandonato, la Mattonaia chiusa, il Distretto sigillato e si vorrebbero anche le piazze sgombre da una socialità che cerca di sottrarsi alla movida mainstream. In questa città – solo per citare gli ultimi argomenti che circolavano fra le testate giornalistiche locali - si pensa inoltre a vietare i cortei, a chiudere i vicoli con cancellate, a concedere spazi solo a pagamento, e a sgomberare le esperienze sociali di autogestione. È di pochi giorni fa l’ordinanza d’emergenza “anti-movida” che concepisce da una parte la maggioranza studentesca che attraversa la città solo come blocco sociale da spremere fra affitti e servizi sempre più scarsi e privatizzati; dall’altra stigmatizzando i minimarket gestiti da piccoli commercianti migranti, ai quali – dopo l’imposizione di una sanzione amministrativa – per mezzo di questa è permesso alle forze dell’ordine l’utilizzo della minaccia di cancellazione del permesso di soggiorno. Una “microfisica del potere” che fa leva anche sull’ignoranza e la poca conoscenza delle leggi italiane, contestata creativamente venerdì sera attraverso una Street Parade lanciata dalle organizzazioni studentesche universitarie di Exploit e Sinistra Per che ha attraversato il centro della città sbeffeggiando goliardicamente il proibizionismo in salsa democratico-renziana del Sindaco Filippeschi.

Per capire quali passi siano stati fatti a un mese di distanza dallo sgombero, e dalla dichiarazione del Sindaco in appoggio alla richiesta di avere in concessione l'area dell'ex distretto militare Curtatone e Montanara è stata convocata un'assemblea pubblica per martedì 20 maggio presso il Circolo Agorà in via Bovio 50 alle ore 21. In questa assemblea la cittadinanza - assieme al Municipio dei Beni Comuni - si confronterà per decidere insieme i modi e tempi di per la riapertura del Distretto 42 e del Parco Andrea Gallo, con un percorso partecipato sulle destinazioni degli spazi, che risponda alle reali esigenze del quartiere. Gli interrogativi che aleggiano fortemente nel dibattito pubblico pisano riguardano ancora la possibilità di aprire canali diretti tra Amministrazione e Ministero della Difesa, il soggetto che – interrogato sulle sorti dell'ex distretto militare – ha preso parola rivendicando la necessità d'uso del bene senza però dichiarare pubblicamente il reale futuro di quell'area. Si vorrebbe sapere se il sindaco ha deciso di opporsi alla decisione del Demanio di non concedere gratuitamente il bene secondo quanto consentito dal “federalismo demaniale”, se al giorno d'oggi sceglie, a Distretto sgomberato, di partecipare a un confronto pubblico sulla destinazione dell'area, chiesto a gran voce da molti cittadini, i quali attraverso una petizione si sono esposti personalmente in solidarietà alla liberazione di questo spazio.

I militanti del Municipio spererebbero di non dover constatare ancora una volta come le relazioni con le istituzioni locali siano un eterno riverbero performativo dell’opera teatrale ideata da Beckett dal titolo “Aspettando Godot”. Ma Godot – per essere chiari – non sarà atteso. Ciò che la città attende veramente è la riapertura del Distretto 42.

Francesco Biagi