Pirateria, l'Agcom torna all'attacco e su internet monta la protesta

7 / 5 / 2013

L'industria del copyright chiede infatti una delibera che dia ad Agcom il potere di istituire mini processi per arrivare a bloccare l'accesso ai siti che facilitano la pirateria. Provider, associazioni, imprese informatiche ribattono con una lettera aperta: non ha l'autorità per farlo e comunque questi procedimenti costerebbero troppoAGCOM rinunci a fare una delibera contro la pirateria sul web: non ne ha l'autorità e comunque causerebbe una spesa elevata sulle casse pubbliche.

È questo il senso di un appello che molte associazioni di settore faranno oggi all'Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) con una lettera aperta.

Sono Altroconsumo, Assoprovider (associazione provider indipendenti), Assonet (Associazione Nazionale Imprese nel Settore delle Telecomunicazioni e dell'informatica), Aiip (Associazione Italiana Internet Provider), Associazione Articolo21, Free Hardware Foundation Italia, IWA Italy - International Webmasters Association, Linux Club Italia, Stati Generali dell'Innovazione, Rete dell'innovazione, Associazione Piccole Imprese e Consulenti per l'Informatica.

Molte di queste associazioni due anni fa hanno fatto una campagna contro un altro tentativo di delibera Agcom, poi di fatto sospesa.

Adesso l'Autorità ci riprova, dopo aver rinnovato, a luglio, i propri vertici. Il nuovo presidente Agcom Marcello Cardani l'ha già annunciato in varie occasioni: "Faremo una delibera per aggiornare le norme sul copyright ai tempi di internet, prima o poco dopo la pausa estiva", vale a a dire tra maggio a settembre.

I dettagli sono ancora in forse - Cardani ha chiesto consiglio a 15 esperti della materia, prima di portare la questione al consiglio Agcom, che dovrà fare la delibera.

Poi il presidente ha affermato che Agcom ha piena autorità in questo e di non aver bisogno di attendere una misura dal governo o una revisione della normativa copyright da parte del Parlamento.

Ma è proprio da quest'ultimo che deve passare invece la questione, secondo gli oppositori alla delibera (la pensavano così due anni fa anche numerosi politici bipartisan e l'allora presidente dell'Autorità garante della privacy).

Il motivo è che solo il Parlamento può occuparsi di una questione così delicata per la libertà di espressione su internet.

L'industria del copyright chiede infatti una delibera che dia ad Agcom il potere di istituire mini processi (procedimenti amministrativi) per arrivare a bloccare l'accesso ai siti che facilitano la pirateria.

Ma non solo: i firmatari adducono ora inediti motivi per stoppare Agcom.

L'accusano infatti di non aver fatto ancora un calcolo dei costi-benefici dei procedimenti.

Questi infatti richiedono tempo e personale dell'Agcom.

"La stessa Autorità non sembra inoltre aver adeguatamente valutato nel merito il costo per i conti pubblici derivante dall'istituzione di un procedimento di risoluzione delle controversie interno alla stessa Autorità che dovrebbe probabilmente trattare migliaia di casi, in un momento cosi deficitario per le stesse risorse pubbliche", si legge.

D'altra parte, "l'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, sebbene più volte sollecitata in tal senso anche da associazioni sottoscrittrici della presente lettera, non ha tuttavia ancora effettuato alcuno studio indipendente sui cd danni da pirateria digitale nel nostro Paese, come invece effettuato di recente dalla Commissione Europea attraverso il Joint Research Centre".

"La Commissione ha esaminato nel dettaglio il settore che la stessa Autorità intende regolare con risultati a dir poco in controtendenza rispetto alle tesi promosse dai detentori dei diritti d'autore".

È uno studio di marzo secondo cui la pirateria non ha effetti sulle vendite musicali.

L'industria (tramite l'associazione Ifpi) ha però rigettato lo studio accusandolo di avere una visione parziale e lontana dalla realtà commerciale.

Considerati tutti questi aspetti, i firmatari chiedono ad Agcom di bloccare tutto e di sentire in audizione i firmatari, laddove Cardani sembra invece per ora intenzionato a limitare il parterre di soggetti da consultare (la precedente Autorità invece, prudentemente, aveva fatto due consultazioni pubbliche prima di abbandonare la partita, con grande scorno industria).

Comunque vada, certo è da ora fino a settembre si apre una nuova stagione di lotta sul copyright e i diritti degli utenti internet.