Piace ai burocrati, molto meno ai tifosi. Un fallimento chiamato Tessera del Tifoso

22 / 10 / 2012

Pochi giorni fa, la II sezione del tribunale civile di Roma ha condannato l’AS Roma a versare ad un abbonato, a titolo di risarcimento, la somma di 5.000 euro per i danni morali. Il verdetto, il primo in Italia a riconoscere le ragioni dei supporters, è stato motivato dal trattamento illegittimo dei dati personalicontenuti nella modulistica necessaria per avere la tessera del tifoso, affermando che si è trattato di una vera e propria violazione della privacy.

La Roma infatti, come tutti gli altri club, aveva associato alla tessera anche la funzione dicarta di credito, basandosi su una modulistica, identica per tutte le società, che già il Garante della privacy aveva censurato con un provvedimento generale del 2010, perché non consentiva di comprendere chiaramente che fine facessero i dati personali degli interessati, trasferiti automaticamente alle società che gestiscono le carte di credito”.

La tessera del tifoso, così, incassa un'altra sonora bocciatura, dopo che già il Consiglio di Stato, mesi addietro, si era espresso in maniera contraria sull'utilizzo della stessa.

Tuttavia, la bocciatura più evidente è quella data da parte dei tifosi, così come evidenziato, in maniera impietosa, da tutte le statistiche che certificano come, dal momento in cui la tessera è stata adottata, il calo degli spettatori negli stadi italiani si è accentuato in maniera sempre più progressiva.

Una diminuzione così evidente che, ormai, persino gli organi che regolano il mondo del calcio come il Ministero dell'Interno, Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive e la Lega Calcio non riescono più a nascondere all'opinione pubblica.

I dati sono inequivocabili: la Serie A fa registrare, fin dalle prime giornate di questa stagione, un numero di spettatori di media inferiore a quello della precedente, già caratterizzato da cifre alquanto scarne.

Un dato che riguarda tutte le squadre della massima serie comprese Napoli o Genoa, da sempre contraddistinte da un seguito numeroso e passionale.

Ma se nella massima serie i numeri non sono certo confortanti, nelle serie minori possono essere definiti senza alcun timore di smentita alquanto allarmanti.

Nella serie B lo scorso anno la media spettatori è stata di 6.128 spettatori, grazie anche all'apporto di squadre come Pescara, Torino e Sampdoria, successivamente promosse nella massima serie.

Un dato inquietante se si pensa che nella seconda serie inglese e tedesca la media sfiora i 18.000 spettatori a partita.

Persino in Spagna (dove la crisi colpisce i portafogli dei tifosi quanto e forse più che in Italia) la seconda divisione fa registrare numero decisamente maggiori.

Non citiamo neanche il caso dei Rangers di Glasgow, società gloriosa e pluri-scudettata che, appena iscritta per motivi finanziari nella quarta ed ultima serie del campionato professionistico scozzese, ha una media di oltre 50mila spettatori a partita, caratterizzati da un entusiasmo e una partecipazione alle sorti della squadra che, dalle nostre parti, è difficile riscontrare anche durante le partite di Champions League.

Se, infine, analizziamo ciò che accade nell'ex serie C, ora denominata Lega Pro, non è neanche più necessario fare riferimento a statistiche o basarsi su percentuali

È sufficiente dare un'occhiata, in una qualsiasi giornata di campionato, agli spalti degli stadi di terza o quarta serie per notare come sono quasi riempiti da poche migliaia o, nella maggior parte, da poche centinaia di tifosi.

Un esempio su tutti? Quello del Pisa, una delle tifoserie sicuramente più calde d'Italia, che fa registrare quest'anno una media di 3500 spettatori quando tre stagioni fa, appena radiata dai campionati professionistici, disputava un anonimo torneo di serie D con una media di oltre 5mila spettatori.

Proprio a Pisa, di recente, è stato organizzato un convegno che aveva come obiettivo illustrare i risultati, a distanza di alcuni anni, registrati con l'adozione della tessera del tifoso.

A partecipare a tale dibattito, oltre ad alcuni tra i sostenitori del bancomat calcistico come il vice-presidente dell'Osservatorio sulle Manifestazioni sportive e il prefetto di Pisa Tagliente, c'era anche l'avv. Lorenzo Contucci, lo stesso che ha seguito e poi vinto la causa del tifoso romanista in sede di tribunale.

Con questa presenza, per la prima volta, si è data la possibilità a coloro che tutelano i diritti dei tifosi di evidenziare tutte le storture dell'attuale sistema, dall'obbligo di dover sottoscrivere una tessera già bocciata dal Consiglio di Stato per poter effettuare un abbonamento o seguire la propria squadra in trasferta a tutte le norme liberticide che impediscono l'ingresso di striscioni, tamburi e qualsiasi altra forma di materiale che, fino a poco tempo fa, colorava i settori degli stadi, ora spogli e grigi, oltre che vuoti!

Tuttavia, di fronte a queste domande, le istituzioni presenti hanno preferito non dare alcuna risposta in merito, limitandosi, come è prassi ormai da anni, a snocciolare una serie di dati che attestano il calo di incidenti negli stadi dal momento dell'applicazione di queste norme.

Dati che, ovviamente, sono l'emblema della contraddizione stessa di queste disposizioni in quanto le istituzioni del calcio e il Viminale, di fronte al “problema” violenza, hanno deciso di combatterlo perpetrando un progressivo svuotamento gli stadi.

Un po' come se, di fronte ai ripetuti casi di malasanità, si decidesse di porre rimedio rendendo inaccessibile l'ingresso ad ospedali e cliniche ai pazienti.

Ma è altrettanto contraddittorio notare come Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive e dirigenti della Lega esprimono, tutti insieme appassionatamente, profondo sdegno per i cori di scherno intonati dagli ultras del Verona, durante la partita a Livorno di domenica scorsa, nei confronti di Morosini, ex calciatore amaranto deceduto la scorsa stagione in campo a causa di un problema cardiaco.

Demetrio Albertini, vice-presidente della Figc, addirittura ha chiesto l'intervento del governo per individuarne i responsabili.

Nessuno, tuttavia, sottolinea il fatto che i responsabili di quei cori erano tutti sottoscrittori della tessera del tifoso. Gli ultras del Verona, difatti, sono tra i pochissimi gruppi che hanno aderito a tale norma e, quindi, hanno il “privilegio” di potersi recare in trasferta. La stragrande maggioranza, invece, preferisce passare la domenica a casa o, addirittura, ha optato per lo scioglimento.

Si diceva, subito dopo l'approvazione della tessera del tifoso, che si voleva riportare in massa le famiglie allo stadio e, soprattutto, in trasferta.

Purtroppo, per ora, in massa nei settori ospiti è possibile solo scorgere i “camerati” di Verona.