Pfas, tutti sapevano. Nessuno è intervenuto

Un corposo rapporto dei Noe accusa la giunta provinciale di Vicenza della leghista Manuela Dal Lago di non essere intervenuta per fermare l’avvelenamento delle acque

12 / 6 / 2019

Lo sapevano. Lo sapevano tutti e non hanno fatto niente. Non hanno fatto niente anche se, per scongiurare il più devastante caso di inquinamento della falda acquifera dell’intera Europa, sarebbe bastato applicare la legge! 350 mila persone – ed è una stima per difetto – avvelenate dai Pfas, gli acidi perfluoro alchilici utilizzati dalla Miteni per produrre rivestimenti impermeabili. 350 mila uomini, donne e bambini avvelenati grazie al silenzio complice delle autorità che avevano il compito di difendere la loro salute.

Per almeno 13 anni, l’Arpav e la giunta provinciale di Vicenza hanno deliberatamente ignorato tutte le prove della contaminazione. Hanno fatto finta di non vedere per non dover intervenire nonostante fossero evidentissimi i segnali dell’ “incremento nella contaminazione da benzotrifluoruri, sintesi o sottoprodotti derivati dall’attività della Miteni”, come si legge nel documento di monitoraggio ambientale chiamato Giada avviato sin dal 2003 dall’Ufficio ambiente della provincia di Treviso.

Un  rapporto del Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri di Treviso testimonia come sin dal 2006 i preoccupanti risultati emersi dal progetto Giada fossero stati portati all’attenzione della giunta provinciale di Vicenza, capitanata dalla leghista doc Manuela Del Lago. Lo studio evidenzia senza possibilità di errore come la falda acquifera di Trissino, dove sorgeva la Miteni, avesse subito un drastico inquinamento imputabile “a fattori idrologici o a fatti nuovi verificatesi all’interno dell’area dello stabilimento”.

Se la Provincia fosse intervenuta immediatamente, ora non saremmo all’emergenza. Ed invece sono stati zitti e hanno scelto di lasciare tutto come stava, permettendo alla Miteni di continuare a produrre Pfas ed al conseguente inquinamento di allargarsi sino a contaminare le falde delle vicine province di Treviso e Padova.

Sempre dal rapporto dei Noe emerge la strana vicenda della barriera idraulica anticontaminazione che la Miteni ha sempre dichiarato di aver installato nel 2013 ma che in realtà era stata realizzata almeno sette anni prima. Come dire che la Miteni sapeva esattamente e sin dall’inizio che stava avvelenando le falde acquifere. “La barriera idraulica è una struttura grande e complessa – si legge nel rapporto – sorprende che sia sfuggita all’occhio esperto di tecnici deputati a controlli ambientali”. Secondo i tecnici del nucleo operativo ecologico, l’Arpav – l’agenzia regionale per l’ambiente che avrebbe il compito di tutelare la salute pubblica! – ha deliberatamente finto di non vedere la barriera per non far emergere l’inquinamento in atto. Nel rapporto del Noe viene sottolineato come già dal 13 gennaio 2006 i tecnici dell’agenzia di Vicenza intervenivano direttamente su questa barriera idraulica per sigillare i contatori dei pozzi.

“Si ritiene che la Provincia di Vicenza – si legge sempre nel rapporto del Noe -, oltre a non condividere il documento, avrebbe dovuto richiedere espressamente ad Arpav una verifica approfondita dello stabilimento Miteni. Se ciò fosse avvenuto, l’Arpav avrebbe notato immediatamente la presenza della barriera idraulica, la quale era stata istallata nel 2005 proprio per tentare di bloccare l’inquinamento della falda da benzotrifluoruri.  Allo stesso modo, l’Arpav, nonostante fosse a conoscenza degli esiti del Progetto Giada, inspiegabilmente non ha avviato una verifica approfondita e mirata dello stabilimento Miteni”.

Chi doveva sapere, sapeva. Chi doveva intervenire, non è intervenuto ed ha consentito l’avvelenamento delle acque con tutte le conseguenze sui prodotti dell’agricoltura e sulla salute di uomini, donne e bambini. Oggi, 90 mila persone devono vivere monitorando continuamente le loro condizioni di salute. E restano aperte domande come quante persone siano già morte a causa di patologie legate all’inquinamento da Pfas e quante ne dovranno ancora morire.