Petardi e cariche al corteo anti-Lega

Centri sociali contro la festa del Carroccio. Alla fine occupati i binari della stazione. Beppe Caccia ferito da una manganellata, contusi fra le forze dell'ordine

18 / 9 / 2011

Il timore del ministro degli Interni Roberto Maroni era di ritrovarsi, questa mattina, seduti in Riva Sette Martiri di fronte al mega palco da dove lui e Umberto Bossi parleranno oggi pomeriggio centinaia di esponenti della sinistra veneziana con le bandiere rosse e tricolori o di ritrovarsi danneggiato lo stesso palco galleggiante. Così, ha chiesto al questore Fulvio Della Rocca di vietare che il corteo non solo arrivasse in piazza San Marco e nelle vicinanze, ma anche di impedire che sfilasse per Strada Nuova e Rialto. E alla fine, proprio per questa imposizione dall'alto, la gestione dell'ordine pubblico è risultata fallimentare: arrivare o raggiungere la stazione ferroviaria per almeno tre ore di un sabato estivo è stato impossibile per centinaia di turisti e veneziani, i pontili Actv sono rimasti chiusi per più di due ore e alla fine - a causa dell'occupazione dei binari da parte dei manifestanti, che non hanno trovato alcun ostacolo da parte delle forze dell'ordine - anche i treni hanno subito ritardi per più di un'ora. Tutto questo per non far sfilare il corteo lungo Strada Nuova fino a campo San Bartolomio. Questa era stata, infatti, l'ultima richiesta appoggiata anche dal sindaco Giorgio Orsoni, di fronte alla quale il prefetto Luciana Lamorgese avrebbe sospirato affermando: «A Roma qualcuno non conosce la città». In ospedale, alla fine, c'è finito soltanto il consigliere comunale Beppe Caccia, che nel tentativo di pacificare gli animi nel momento degli scontri si è preso una manganellata sulla nuca ed è anche svenuto, colpo che ha provocato oltre ad una ferita, che è stata ricucita, anche un trauma cranico. E' stato ricoverato al Santi Giovanni e Paolo e sottoposto nel tardo pomeriggio alla Tac. Anche quattro appartenenti alle forze dell'ordine sono rimasti contusi o, meglio, intossicati dai fumi di petardi e fumogeni lanciati dal corteo antileghista, ma sono rimasti egualmente in servizio. Il corteo è partito dal Piazzale della stazione intono alle 16, ma ha fatto poca strada. Molti innalzavano cartelli, tra cui spiccavano quelli che diceva «Padania uguale Paperopoli» e «L'unico padano che mi piace è il grana». All'altezza del Ponte degli Scalzi, c'erano almeno un centinaio tra poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa che bloccavano il passaggio non solo dei manifestanti verso la Lista di Spagna, ma pure di qualsiasi altra persona. In testa al corteo si sono posizionati i consiglieri comunali Sebastiano Bonzio e Beppe Caccia di Venezia, il consigliere regionale Pietrangelo Pettenò, il consigliere comunale di Treviso Antonella Turchetto, i segretari della Fiom regionale e provinciale Giorgio Molin e Luca Trevisan. Con le mani alzate hanno raggiunto la prima fila e appoggiandosi agli scudi hanno cercato di trattare con i funzionari della Questura per far passare il corteo. Ricevuta risposta negativa, è toccato alle prime file del corteo cercare di forzare il blocco: da una parte c'erano manganelli, scudi e caschi, dall'altra soltanto mani nude e qualche asta di plastica vuota all'interno, quelle delle bandiere. Hanno cercato di spingere, ma sono stati respinti con le manganellate. Quindi la situazione è tornata calma e al microfono si sono succeduti Tommaso Cacciari, Caccia, Bonzio, Luca Casarini, Michele Valentini ed altri. Hanno sostenuto che vietare di fatto una manifestazione, organizzata non nella stessa giornata di quella della Lega ma il giorno precedente, significava ledere un diritto costituzionale. Hanno spiegato che oggi sfileranno i leghisti, che parlano di federalismo ma che a Roma fanno parte di un governo che taglia le risorse a Comuni, Province e Regioni e che aumenta le tasse a carico degli strati popolari. Per più di un'ora si sono susseguiti gli interventi e intorno alle 17,15 è partito il secondo tentativo di sfondare, sempre a mani nude, conclusosi con il lancio di petardi e il ferimento di Caccia. A questo punto, dopo un'altra mezz'ora, il corteo ha fatto marcia indietro ed è entrato in stazione, occupando per circa mezz'ora alcuni binari e bloccando interamente il traffico ferroviario, senza alcun ostacolo. Nel frattempo, Riva Sette Martiri, dove il palco galleggiante, ieri sera, non era ancora stato posizionato, è presidiata da venerdì da poliziotti con caschi, scudi e manganelli a terra e da motovedette dall'acqua.

tratto da LaNuova Venezia