Il timore del ministro degli Interni Roberto Maroni era di ritrovarsi,
questa mattina, seduti in Riva Sette Martiri di fronte al mega palco da
dove lui e Umberto Bossi parleranno oggi pomeriggio centinaia di
esponenti della sinistra veneziana con le bandiere rosse e tricolori o
di ritrovarsi danneggiato lo stesso palco galleggiante. Così, ha chiesto
al questore Fulvio Della Rocca di vietare che il corteo non solo
arrivasse in piazza San Marco e nelle vicinanze, ma anche di impedire
che sfilasse per Strada Nuova e Rialto. E alla fine, proprio per questa
imposizione dall'alto, la gestione dell'ordine pubblico è risultata
fallimentare: arrivare o raggiungere la stazione ferroviaria per almeno
tre ore di un sabato estivo è stato impossibile per centinaia di turisti
e veneziani, i pontili Actv sono rimasti chiusi per più di due ore e
alla fine - a causa dell'occupazione dei binari da parte dei
manifestanti, che non hanno trovato alcun ostacolo da parte delle forze
dell'ordine - anche i treni hanno subito ritardi per più di un'ora. Tutto
questo per non far sfilare il corteo lungo Strada Nuova fino a campo
San Bartolomio. Questa era stata, infatti, l'ultima richiesta appoggiata
anche dal sindaco Giorgio Orsoni, di fronte alla quale il prefetto
Luciana Lamorgese avrebbe sospirato affermando: «A Roma qualcuno non
conosce la città». In ospedale, alla fine, c'è finito soltanto
il consigliere comunale Beppe Caccia, che nel tentativo di pacificare
gli animi nel momento degli scontri si è preso una manganellata sulla
nuca ed è anche svenuto, colpo che ha provocato oltre ad una ferita, che è stata ricucita, anche un trauma
cranico. E' stato ricoverato al Santi Giovanni e Paolo e sottoposto
nel tardo pomeriggio alla Tac. Anche quattro appartenenti alle
forze dell'ordine sono rimasti contusi o, meglio, intossicati dai
fumi di petardi e fumogeni lanciati dal corteo antileghista, ma
sono rimasti egualmente in servizio.
Il corteo è partito dal Piazzale della stazione intono alle 16, ma
ha fatto poca strada. Molti innalzavano cartelli, tra cui
spiccavano quelli che diceva «Padania uguale Paperopoli» e «L'unico
padano che mi piace è il grana». All'altezza del Ponte degli
Scalzi, c'erano almeno un centinaio tra poliziotti e carabinieri in
tenuta antisommossa che bloccavano il passaggio non solo dei
manifestanti verso la Lista di Spagna, ma pure di qualsiasi altra
persona. In testa al corteo si sono posizionati i consiglieri
comunali Sebastiano Bonzio e Beppe Caccia di Venezia, il
consigliere regionale Pietrangelo Pettenò, il consigliere comunale
di Treviso Antonella Turchetto, i segretari della Fiom regionale e
provinciale Giorgio Molin e Luca Trevisan.
Con le mani alzate hanno raggiunto la prima fila e appoggiandosi
agli scudi hanno cercato di trattare con i funzionari della
Questura per far passare il corteo. Ricevuta risposta negativa, è
toccato alle prime file del corteo cercare di forzare il blocco: da
una parte c'erano manganelli, scudi e caschi, dall'altra soltanto
mani nude e qualche asta di plastica vuota all'interno, quelle
delle bandiere. Hanno cercato di spingere, ma sono stati respinti
con le manganellate.
Quindi la situazione è tornata calma e al microfono si sono
succeduti Tommaso Cacciari, Caccia, Bonzio, Luca Casarini, Michele
Valentini ed altri. Hanno sostenuto che vietare di fatto una
manifestazione, organizzata non nella stessa giornata di quella
della Lega ma il giorno precedente, significava ledere un diritto
costituzionale. Hanno spiegato che oggi sfileranno i leghisti, che
parlano di federalismo ma che a Roma fanno parte di un governo che
taglia le risorse a Comuni, Province e Regioni e che aumenta le
tasse a carico degli strati popolari.
Per più di un'ora si sono susseguiti gli interventi e intorno alle
17,15 è partito il secondo tentativo di sfondare, sempre a mani
nude, conclusosi con il lancio di petardi e il ferimento di Caccia.
A questo punto, dopo un'altra mezz'ora, il corteo ha fatto marcia
indietro ed è entrato in stazione, occupando per circa mezz'ora
alcuni binari e bloccando interamente il traffico ferroviario,
senza alcun ostacolo. Nel frattempo, Riva Sette Martiri, dove il
palco galleggiante, ieri sera, non era ancora stato posizionato, è
presidiata da venerdì da poliziotti con caschi, scudi e manganelli
a terra e da motovedette dall'acqua.
tratto da LaNuova Venezia