Perugia- Testimonianza degli studenti turchi sugli avvenimenti che stanno sconvolgendo la Turchia di Erdogan

3 / 6 / 2013

Sabato 1 giugno a Perugia, in piazza IV novembre, un gruppo di studenti e studentesse dell'Università di nazionalità turca è sceso in piazza per dimostrare la propria solidarietà e vicinanza ai loro connazionali che si stanno rivoltando in questo momento in Turchia.

Pubblichiamo di seguito un comunicato scritto da Yasemin Sert, portavoce della comunità turca di Perugia.

Sono Yasemin, sono una studentessa turca in Erasmus a Perugia e scrivo a nome di tutte le persone turche che si trovano qui adesso.

Anche se siamo a 2000 km dal nostro Paese vogliamo dare il nostro contributo al movimento di resistenza alle politiche attuate dal governo turco negli ultimi tempi.

In questo momento, i media nazionali non stanno parlando affatto delle proteste in corso ad Istanbul, Ankara, Izmir e in ogni angolo del Paese. Gli unici canali ufficiali che stanno documentando ciò che sta accadendo sono i media stranieri; mentre le sole fonti d’informazione libera e indipendente rimasta in Turchia sono i social network, come Facebook e Twitter. Grazie ai quali noi siamo riusciti a rimanere in contatto con chi ora protesta in Turchia dando voce alla loro testimonianza e alle ragioni che li spingono a lottare per i loro diritti.

In realtà gli occupanti di Gezi Park hanno iniziato la loro mobilitazione per bloccare il previsto abbattimento degli alberi; lo hanno espresso piantando tende, organizzando picnic e leggendo libri sotto gli stessi alberi; tutto questo per proteggere uno dei polmoni verdi di Istanbul dalla distruzione e dalla costruzione dell’ennesimo centro commerciale.

La mattina del 31 Maggio, alle 5, la polizia è entrata nel parco per cacciare i manifestanti. In seguito alle iniziali resistenze dei giovani presenti, la polizia ha reagito bruciando le loro tende. Successivamente, alle 10, altri ragazzi e ragazze sono accorsi al parco per unirsi alla resistenza. Le forze dell'ordine sono allora interventute in maniera più incisiva, usando lacrimogeni, gas al peperoncino e idranti contro le persone.

Lo sdegno suscitato da questa reazione ha spinto prima tutta Istanbul, e poi il resto del Paese, a scendere nelle strade e ribellarsi.

La questione di Gezi Park è solo l’ultimo di una serie di eventi e provvedimenti presi dal governo di Erdoğan che hanno suscitato malcontento nella popolazione. L’AKP, partito di destra liberale, è in carica da ormai 11 anni ed è al suo terzo mandato. Negli ultimi anni la politica di Erdoğan ha preso una forte piega autoritaria, aumentando il controllo sui media, emarginando i gruppi etnici, politici e religiosi minoritari, attuando una forte pressione per un pesante cambiamento della Costituzione che dia maggiore potere al governo.

Lo scontento popolare è cresciuto in particolare dopo gli attentati di Reyhanli,vicino al confine con la Siria, avvenuti all’inizio del maggio 2013, che hanno causato più di 100 vittime. Il governo ha censurato ogni riferimento all’evento nei media, causando la rabbia della popolazione, lasciata senza informazioni riguardo la morte di numerosi propri connazionali. Nello stesso mese Erdoğan ha dato l’ordine di avviare i lavori per la costruzione del terzo ponte sul Bosforo, nonostante le forti proteste dei cittadini nei mesi precedenti, preoccupati in particolare dai danni ambientali causati dall’enorme costruzione.

Erdoğan ha dimostrato di essere insensibile a qualsiasi dialogo e protesta riguardo ogni questione, decidendo e attuando unilateralmente provvedimenti o ordini di nuove costruzioni, come centri commerciali o enormi moschee.

Ad oggi, 2 Giugno, Erdoğan, dopo tutte le proteste e dimostrazioni in Turchia e all’estero, come quella nostra, avvenuta ieri nel centro di Perugia, non ha cambiato di una virgola la sua posizione. Ha definito i manifestanti una “minoranza insignificante”, dichiarando poi che oltre a proseguire nella distruzione di Gezi Park, demolirà lo storico Palazzo dell’Opera di Istanbul a Piazza Taksim, per sostituirlo con una nuova moschea.

In conclusione, vogliamo mandare il nostro sostegno alla protesta, invitando voi a fare altrettanto.

Se avete Twitter o Facebook vi preghiamo di diffondere le nostre opinioni su questi link o hashtag:

Pagina ufficiale Facebook della protesta

Pagina Facebook OccupyTurkey

Hashtag per Twitter: #direngeziparki #occupygezi #tayyipistifa #direnbesiktas #direnistanbul

La comunità turca di Perugia

Mobilitazione comunità turca a Perugia