Perche scenderemo a Roma alla manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere

25 / 11 / 2021

Dobbiamo davvero chiederci il perchè sia fondamentale una manifestazione contro la violenza maschile sulle donne e di genere? Basterebbe solo dire che manifestare contro questo abominio che ancora ci opprime e ci uccide nel 2021 è giusto e anche necessario. Basterrebbe, in un mondo semplice che si basa sui principi del bello e del buono. In un mondo ideale, in cui queste manifestazioni sono superflue ovviamente, perchè la cultura che ci viene insegnata fin da bambinə è quella del rispetto, del non binarismo di genere, contraria alla discriminazione in ogni sua forma, che decostruisce stereotipi e privilegio. 

E invece...

Invece non viviamo nel migliore dei mondi possibili, non ne siamo nemmeno vicini e chi ci governa non è mai stato tanto distante dalla voglia di uguaglianza che invece noi sentiamo ardere dentro. 

Il week end appena passato ha visto migliaia di persone scendere in piazza in tutta Italia in occasione del Transgender Day of Remembrance/Resistance, per ricordare le centinaia di vittime di transfobia uccise nell’ultimo anno. In quelle piazze è tuonata potente la voce delle persone trans e non binary, che chiedono diritti e tutele, che parlano di tutte le difficoltà che comporta vivere da persona non cis in una cultura cisnormata e patriarcale. Sentirsi inadeguatə, impauritə, angosciatə per il proprio futuro è la quotidianità per alcunə di noi, e questo non possiamo più accettarlo. Tanti cartelli e tante persone si sono palesate nelle piazze per essere il grido dei corpi senza più voce, silenziati da questa cultura oppressiva e violenta che il governo italiano ha legittimato affossando la legge contro l’omolesbobitransfobia in Senato. Stringendoci nel ricordo di chi non c’è più, ma volendo comunque dare un forte segnale di resistenza, in quelle piazze si è ribadito, con una promessa, di lottare ogni giorno perchè tutto questo non accada più. Ed è anche per questo che saremmo a Roma sabato. 

Forse avrebbe senso a questo punto riportare dei dati che attestino quanto il problema della violenza maschile contro le donne sia grave ed endemico, oppure portare degli esempi di quanto l’omolesbobitransfobia sia la scintilla che innesca la miccia delle aggressioni verso i membri della comunità lgbt+. Questi numeri, questi nomi e questa violenza ci accompagna ogni giorno. Lo sappiamo bene, non ci servono promemoria su quanto il patriarcato pervada le nostre vite.

Lo faremo a Roma sabato in occasione della manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere indetta da Non Una Di Meno: nomineremo le sorelle uccise perché ritenute oggetti da uomini violenti e abusanti, nomineremo le forme dell’oppressione che ogni giorno sentiamo addosso, nomineremo la violenza quotidiana che le persone transgender subiscono, grideremo che non tollereremo più che le vite delle persone ci vengano strappate via, perché vogliamo essere NON UNA DI MENO sempre, urleremo a tutta la città che ci siamo, esistiamo, che questa terra è la nostra terra, che questa gente è la nostra gente e che la difenderemo con le unghie e con i denti, con l’amore e con la rabbia che ci portiamo dentro da tanto tempo.

E poi? Poi torneremo a casa, con la stanchezza adosso di una giornata di lotta ma allo stesso tempo felici, perchè il solo fatto di sapere di non essere solə in questa lotta ci renderà più forti, in una rete di sorellanza necessaria alla nostra stessa sopravvivenza.

E poi ancora, torneremo nei nostri spazi sociali, torneremo ad una quotidianità che non lascia tregua. Una quotidianità che sentiamo di voler costruire attraverso la nostra lotta.

Siamo consapevoli che è necessario partire soprattutto da noi, dal desiderio dei nostri corpi, perchè è il desiderio che ci spinge all’azione. È questo desiderio assecondato che in questi anni ci ha spinto a portare le istanze transfemministe dentro i nostri spazi sociali: essi sono i luoghi che viviamo di più, che vogliamo modificare e migliorare perchè possano essere luoghi sempre più inclusivi, accoglienti, solidali. Dentro essi costruiamo quella comunità necessaria alla liberazione, perchè siamo fermamente convintə che nessuna persona possa lottare da sola contro delle ingiustizie così grandi.

Dopo quasi due anni di pandemia abbiamo potuto comprendere come le disuguaglianze e le discriminazioni sistemiche si siano acuite, e non appianate, nella situazione di emergenza; questo ci ha portato a ragionare profondamente sul concetto di cura: all’interno della nostra comunità avevamo necessità impellenti che andavano soddisfatte (prima tra tutte il cibo e la necessità di informazioni sui servizi sanitari come ivg et similia), quindi ci siamo organizzatə per darci una mano tra di noi, consapevoli del fatto che il “noi” a cui ci riferivamo doveva essere più ampio possibile, espandendosi fuori dagli spazi circoscritti dalle mura e contaminando tutta la città. Abbiamo capito che c’è bisogno di una casa solida per organizzare la solidarietà reciproca e opporsi all’incuria generalizzata che il capitalismo da sempre riserva a oppressə e a sfruttatə di tutto il mondo. 

Abbiamo lottato ed ancora lottiamo per una sanità pubblica dignitosa, ci opponiamo fermamente al principio per cui dovrebbe essere lecito creare profitto sulla salute delle persone, e questa non possiamo far altro che ritenerla un’istanza transfemminista, perchè profondamente intersezionale a diversi aspetti delle nostre vite quotidiane. 

Da anni parliamo di lotta al cambiamento climatico adottando anche qui la pratica transfemminista di individuazione del nemico: facciamo i nomi di chi sfrutta e devasta i territori come di chi stupra, molesta, abusa e violenta i corpi delle donne e delle soggettività lgbt+. Il silenzio non può essere nient’altro che complice di questo sistema, anche se per farlo ci vuole coraggio, puntiamo ad essere l’amplificatore delle troppe voci mutate fino ad oggi. 

Scendiamo sabato a Roma e poi torniamo nei nostri territori: a fare ciò che facciamo sempre. Siamo gli stessi corpi che in questi anni hanno praticato azioni illegali necessarie per la riaffermazione dei diritti. Dalle occupazioni abitative a quelle di luoghi abbandonati che hanno restituito spazi e servizi alle città. Dalle iniziative di sanzionamento ai cordoni in piazza. Abbiamo deciso di utilizzare i nostri corpi per segnare il limite di ciò che è accettabile e di ciò che non lo è, resistendo alla violenza patriarcale dello Stato che si è abbattuta su di noi con la forma di manganelli e anfibi duri come l’acciaio. 

Siamo, e vogliamo essere sempre di più, la forza creativa del margine che resiste e scuote il centro. Vogliamo creare terremoti che abbattono i palazzi del privilegio*. Per costruire non diverse forme di dominio ma migliori forme di cooperazione e comunità.

Scendiamo sabato a Roma per essere parte della marea transfemminista che inonderà questo mondo, abbattendo il patriarcato insieme, con addosso il sorriso di chi sa di essere dalla parte giusta. 

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*no, nessuna decostruzione, è giunto il momento di demolire con la dinamite