Pesaro 21/29 giugno 2009

Perche’ boicotteremo la 45° mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro

"...Con Gaza isolata dal resto del mondo da più di due anni e la creazione di un sistema di “riserve indiane” in tutta la Cisgiordania, la Palestina oggi è diventata il banco di prova della nostra umanità, sono queste le motivazioni che ci spingono a rispondere alla chiamata al boicottaggio del Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI)..."

17 / 6 / 2009

La Campagna Palestina Solidarietà, costituita da associazioni e singoli che da anni lavorano per una pace giusta in Medio Oriente e contro l’occupazione israeliana, accogliendo l’appello al boicottaggio lanciato dalla Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI), boicotterà la 45° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema che ha in programma una retrospettiva sul cinema israeliano organizzata con il supporto dell’Israel Film Fund.
Dopo aver chiesto invano spiegazioni sulle modalità di svolgimento dell’ evento all’amministrazione comunale di Pesaro e all’organizzazione del festival cinematografico abbiamo deciso di esprimere, con un boicottaggio non-violento della rassegna cinematografica pesarese, il nostro diritto di critica alla politica israeliana di occupazione e colonizzazione della Palestina.
Coerentemente con le linee guida della Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) il boicottaggio non è rivolto ai singoli film, ai loro registi o più in generale all’opera cinematografica ma alla presenza di un ente israeliano (Israel Film Fund) direttamente collegato con le istituzioni governative israeliane.
Come organizzazioni attive nella solidarietà con il popolo palestinese e per una pace giusta in Medio Oriente ci preme ricordare che Pesaro è gemellata da alcuni anni con la città palestinese, situata nella Striscia di Gaza, di Rafah.
Questa città è stata duramente colpita durante l’operazione militare israeliana “Piombo Fuso” di alcuni mesi fa, sono centinaia i civili morti o feriti durante i bombardamenti e centinaia le case distrutte o danneggiate.
Oggi, sessanta anni dopo l’espulsione dei palestinesi del 1948 e 41 anni dopo l’occupazione da parte d’Israele dei cosiddetti “territori del ’67”, la condizione d’oppressione che lo stato israeliano impone al popolo palestinese si è fatta ancora più pesante, come dimostrato dalla chiusura della Striscia di Gaza e dall’operazione militare “Piombo Fuso”.
Questa operazione militare ha provocato più di 1400 morti, migliaia di feriti e danni incalcolabili alle già precarie infrastrutture civili della Striscia di Gaza.
L’utilizzo d’armi illegali da parte dell’esercito israeliano durante l’operazione “Piombo fuso” è oggi al vaglio di numerose agenzie internazionali per i diritti umani, le stesse Nazioni Unite hanno chiesto un’accurata indagine indipendente e l’attuale Relatore Speciale delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nei territori palestinesi occupati, Richard Falk, ha parlato apertamente di crimini di guerra.
Tutto questo mentre, nella Cisgiordania occupata, l’attività coloniale israeliana continua implacabile con la costruzione di migliaia d’unità abitative e nuove colonie e con la continua confisca di terre palestinesi, come avviene in questi giorni in alcuni villaggi nei pressi di Betlemme.
A partire dal dicembre 2007, nella sola area di Gerusalemme Est occupata, Israele ha pianificato la costruzione di 13.000 nuovi appartamenti, mentre la demolizione di case palestinesi procede senza sosta.
Dal 1967 Israele ha demolito, in violazione della Convenzione di Ginevra, circa 24.000 case nei territori palestinesi occupati, di cui 1.600 tra il gennaio 2000 e il settembre 2007.
Con la sua condotta Israele ha ripetutamente violato la legalità internazionale che nega allo stato occupante qualsiasi modifica territoriale, demografica, sociale e culturale nelle zone occupate ed ha realizzato un vero e proprio regime di Apartheid nei Territori Palestinesi.
Al riguardo l’ex Relatore Speciale ONU per i Diritti Umani, John Dugard, ha più volte dichiarato che le politiche israeliane nei territori palestinesi occupati sono paragonabili a quelle dell’Apartheid in Sud Africa.
Come sottolinea la Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI):“… Dati i decenni di oppressione continua, la società civile palestinese invita le persone di coscienza in tutto il mondo a prendere posizione e sostenere la nostra lotta per la libertà e la concretizzazione dei nostri diritti politici, umani e nazionali inalienabili, accogliendo il nostro appello a: boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele fino a che esso non riconosca i diritti dei palestinesi e si adegui alle leggi internazionali. … registi, artisti e uomini di cultura palestinesi sostengono questo appello e hanno invitato i loro colleghi nel mondo a boicottare le istituzioni artistiche e culturali israeliane, a causa della complicità di queste ultime nel perpetuare l’occupazione israeliana e altre forme di oppressione contro il popolo palestinese. …da tutto il mondo gruppi di artisti, attori teatrali, registi, studenti e studiosi hanno unito i loro sforzi per esprimere solidarietà ai palestinesi che vivono in occupazione, per condannare i crimini di guerra israeliani e il regime di apartheid e per invocare una azione politica efficace, come il boicottaggio, le campagne di disinvestimento e le sanzioni (in sigla BDS). …”
Campagna Palestina SolidarietàPer aderire al boicottaggio, invia un'email a:
cps.palestina[at]gmail.com