Il Pd contro Casa Pound Parma

Pd: “Il sindaco faccia chiudere Casa Pound”

12 / 10 / 2009

La questione ormai, secondo Matteo Caselli, è di ordine pubblico. E richiede perciò l’intervento del Comune: “Il sindaco risponda sull’associazione neofascista Caspound – esorta il consigliere Pd – e segnali al prefetto la situazione di pericolo”. La richiesta è formale e arriverà in Consiglio con un’interrogazione a risposta scritta. La firma sull’atto è proprio di Caselli: “L’associazione denomiata Casa Pound – si legge nel testo – è presente sul territorio di tutta Italia ed è stata spesso protagonista di episodi di violenza”. Urge quindi – ribadisce l’esponenete di minoranza – che “l’amministrazione cittadina ci dica se ha provveduto a denunciare i danneggiamenti causati dalle azioni dimostrative dei neofascisti (incappucciamenti dei parchimetri e lancio di bottiglie nelle fontane, ndr)” nella convinzione che serva “informare il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza dei problemi causati dalla presenza di questi militanti”.

A fare da spalla a Caselli è Ferdinando Orlandi, presidente del quartiere Montanara, la circoscrizione che ospita la sede di Casapound e “che s’è trovata a gestire questo bubbone dei neofascisti”. Non va tanto per il sottile, Orlandi: “Ditemi voi – dice nel corso d’una conferenza stampa – se è una cosa normale tollerare questi qui che vanno vestiti come dei matti e per i quali non basterebbe neppure l’acqua santa”. Serve coraggio, secondo il rappresentante di quartiere, e dire pane al pane: “Casapound è fascista e occorre che le istituzioni lo riconoscano traendone le conseguenze”. Il problema, prosegue il presidente, “è grosso come una montagna e riguarda tutta la città: ci aspettiamo che almeno il sindaco dia una risposta alla nostra battaglia”. Non solo: “Da qui deve partire una mobilitazione che conivolga tutta l’Italia, contro un’associazione che si spaccia per onlus di volontariato e che invece è contro la nostra Costituzione”.

Risale al maggio scorso l’inizio delle schermaglie tra Casapound e il Montanara. Dopo l’arrivo delle ‘teste rasate’ in via Mascherpa non s’è più avuta pace nell’isolato, zona di vecchie tradizioni popolari e antifasciste. Prima venne la battaglia sui muri, coi manifesti dei nostalgici di Mussolini inneggianti al fascismo e a un improbabile ‘turbodinamisno’. Poi toccò alle denunce degli abitanti che, secondo il Comitato costitutitosi per l’occasione, sarebbero scattate con “le intimidazioni e i pedinamenti subiti dai nostri figli”. In mezzo ci stanno – come risposta ai poundini – il fantoccio del Duce impiccato in via Mascherpa, le scritte sul portone della sede ‘nera’, i banchetti di protesta e il picchetto di due settimane fa che ha impedito la presentazione di un libro d’area.

“Quello che vogliamo – sottolinea anche Stefano Manici, del Comitato antifascista – è il rispetto della Costituzione, che vieta eplicitamente la ricomposizione di partiti ispirati al regime di Mussolini. La nostra richiesta è supportata dall’adesione di tante persone di ogni età e di varia tendenza politica, legata agli ideali di democrazia e tolleranza”. Molti i presenti in conferenza stampa: “Anche i giornali cittadini – è la protesta di alcuni – hanno la loro responsabilità, poichè continunano a presentare lo scontro come una contesa fra opposti estremismi, operazione che già venne avallata negli anni Settanta”. Nell’attesa che il Comune batta un colpo, sono gli archivi a fornire indicazioni sulla posizione dell’amministrazione:”Non tollereremo discriminazioni verso nessuno, qualsiasi idea professi – diceva il 21 maggio il vicesindaco Paolo Buzzi – se lo fa nella legalità e nel rispetto delle persone”. A buon intenditore.

Marco Severo