Pavia - Rioccupato il Barattolo

29 / 5 / 2010

Martedì 4 maggio il comune di Pavia ha sgomberato e murato il Centro Sociale Barattolo dopo 12 anni di attività sociali, culturali e aggregative realizzate a costo zero per la città attraverso pratiche di autogestione. L’unico intento dello sgombero era quello di cancellare una voce critica e fastidiosa, per accontentare le forze politiche che hanno appoggiato Cattaneo in campagna elettorale e che oggi sostengono i picchiatori fascisti che scorrazzano per la città. La brutalità e l’evidente pretestuosità dello sgombero hanno suscitato lo sdegno di un’intera città e la protesta di mille e più voci. La giunta comunale ha pensato di poter rimediare alla figuraccia inventandosi da un giorno all’altro nuove attività con cui riempire quelle quattro mura. Il sindaco ha deciso di ristrutturare, al costo di 50mila euro, lo stabile in via dei Mille, già insonorizzato per permettere attività musicali, per insediarvi un servizio per disabili e la consulta del volontariato. Si tratta di un tentativo di strumentalizzare attività sociali per giustificare lo sgombero. Il sindaco vuole una guerra tra poveri, vuole mettere giovani contro disabili, anziani contro immigrati, e così via. Noi non ci stiamo: in città esistono diversi servizi ugualmente validi e indispensabili. Una delle associazioni sgomberate dal Barattolo, Pavia in serie A, è nata per e si occupa di progetti legati alla disabilità. Tutte le associazioni devono poter usufruire di spazi: i servizi per disabili e il volontariato sono perfettamente compatibili con le attività che storicamente si sono svolte al CSA Barattolo. Lo stabile in via dei Mille non è l’unico spazio cittadino dove poter insediare attività sociali: numerose sono le aree dismesse che possono essere riciclate. Tuttavia, garantire spazi per servizi al cittadino non è tra le priorità dell’amministrazione. Prendiamo ad esempio le aree ex-snia ed ex-neca: alle residenze di lusso e alle attività commerciali che si insedieranno non verranno affiancati spazi per associazioni e attività sociali. Queste sono sempre previste nei progetti iniziali di recupero, ma vengono sistematicamente cancellate per fare regali agli amici speculatori, gli stessi delle false bonifiche e dei soldi pubblici riciclati (vero Lady Abelli?), gli stessi che ora vogliono cementificare il parco della Vernavola, alla faccia della legalità da loro tanto sventolata. Lo stesso modello, cioè favorire il profitto di pochi privati a discapito dell’interesse collettivo, viene applicato anche per quanto riguarda le attività culturali e aggregative. Così accadrà, per esempio, per il concerto, patrocinato dal comune, che si svolgerà in castello il primo giugno: suoneranno solo le band che venderanno più biglietti d’ingresso (a 17 euro), ingrassando le tasche degli amici del sindaco. Tra le attività del CSA Barattolo, c’è quella culturale e aggregativa per giovani e non, ma l’idea di fondo è ben diversa: spazi, musica, socialità devono essere libere e gratuite. Il Barattolo è fastidioso perché offre un’alternativa critica al modello di socialità offerto da privati e amministrazione comunale. Oggi abbiamo deciso di mandare un ulteriore messaggio a questa giunta convinta di poter zittire il dissenso sociale costruendo muri. Abbiamo deciso di mandare un messaggio di speranza a quella città che ama la libertà. Dopo il muro razzista del centro di accoglienza abbattuto a Fossarmato, questa mattina è crollato il muro di censura che chiudeva il CSA Barattolo.

CSA Barattolo