Co co pro e lavoratori interinali, lavoratori dello
spettacolo, studenti, immigrati, lavoratori in nero, popolo delle partite iva ,
disoccupati e più in generale tutti quelli a cui hanno negato il futuro.
Funamboli sulla corda della precarietà, tesa tra speculazione ed esproprio. Il
circo del precario continua ad inglobare categorie al suo interno: la precarietà è
oggi è un elemento trasversale, una questione esistenziale, un’impostazione
mentale.
Precarietà è erosione dei diritti (all’abitazione, ai trasporti, al lavoro,
alla cultura, all’ambiente). E’ la violenza esercitata sulle nostre coscienze,
per cui inconsapevolmente siamo catapultati in una società del consumo fine a
se stesso (innalzato a stendardo del soddisfacimento dei propri desideri) in
cui i cicli produttivi si esercitano in ogni momento della giornata, senza più
distinzione netta tra produzione negli orari lavorativi e al di fuori di essi.
Precarietà è essere costantemente sedati sul piano della formazione delle
coscienze critiche e dell’intelligenza collettiva, mediante la legittimazione
del concetto di proprietà intellettuale. Precarietà è l’esproprio messo in atto
sul piano della cultura e dell’arte. Precarietà è essere obbligati a sottostare
al ricatto degli stages non retribuiti, della mancanza di ammortizzatori
sociali, della malattia non pagata, delle false politiche di accoglienza,
dell’impossibilità di potersi gestire i propri tempi e costruire i propri
desideri.
Vogliamo e dobbiamo rompere questa normalità grottesca, che ci viene raccontata come l’unica possibile, che si manifesta con l’attuazione di sistemi medievali e gerarchici, amplificando il divario tra i centri del verticismo decisionale e il mare sempre più grande di sfruttati.
Sono state tracciate le frontiere della schiavitù
postmoderna. Il ricatto esercitato sulle nostre vite si è fatto più subdolo,
proiettandoci direttamente in una dimensione surreale in cui il tempo, gli
spazi, i desideri sono prigionieri al servizio del profitto. Ogni aspirazione è
stritolata dal vortice a spirale della mercificazione nel paradigma di un
sistema produttivo in cui siamo attori non protagonisti di un dramma
consumistico.
Dobbiamo ricominciare a chiederci cosa significhi vivere al giorno d’oggi. Non
possiamo più accettare passivamente il fatto che vivere equivalga ad
accontentarsi, a porgersi come unico obiettivo un riscatto economico. Che le
nostre energie siano tutte assorbite dalla frenesia compulsiva di una normalità
che non ci appartiene. E’ la nostra vita ed è sporca di cose che non ci
rappresentano.
Riprendiamoci i nostri sogni, i nostri spazi, la nostra autonomia, la nostra
capacità critica, il nostro tempo.
Vogliamo tutto e lo vogliamo subito!
L’affitto, le tasse universitarie, le spese per le bollette, il carovita, il
rischio costante di perdere il posto di lavoro, i contratti a progetto, le
morti bianche, l’impossibilità di accedere alla cultura e all’arte, la mancanza
di ammortizzatori sociali, di borse di studio, un welfare famigliare che non è
più sufficiente… La vita, l’unica che abbiamo, con le sue responsabilità si
riduce ad una serie di atti vuoti e forzati che ci permettono a malapena di
sopravvivere. E in questa asfissiante giungla , in questo paradigma della
precarietà, in questo sistema padronale che ci espropria del diritto decisionale
sulla nostra vita, noi vogliamo essere tumulto creativo e al tempo stesso
conflitto metropolitano con l’obiettivo di rientrare in possesso della nostra
soggettività politica. Rivendichiamo la nostra esistenza in quanto precari in
ogni declinazione del bios con l’obiettivo di tornare ad essere protagonisti
della nostra vita. E dunque rimettiamo in gioco le nostre esistenze. In questo
enorme circo della precarietà riprendiamoci luoghi e tempi, costruendo un
percorso che parli di reddito di esistenza in forma diretta e indiretta,
da affiancare alle pratiche di autoreddito, di auto recupero e alla costruzione
di una coscienza collettiva.
Per tutte queste ragioni, il 9 Aprile saremo presenti nelle strade della nostra
città per aprire uno squarcio nel muro dell’indifferenza e dare ossigeno a
tutt@ i non garantit@, prima tappa di un percorso che ci porti tutti uniti
verso la grande giornata dello sciopero generale del 6 Maggio.
9 APRILE ORE 16:00 VIA GRAMSCI, DAVANTI AL SUPERMERCATO PRIMO
GIORNATA NAZIONALE DEL PRECARIO
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