Parma - No, we can't

Mnifestazione a Parma sotto i Portici del Grano contro l'approvazione del bilancio 2013

7 / 2 / 2013

Ieri pomeriggio, sotto i Portici del Grano, mentre in municipio era in corso il Consiglio comunale per votare l’approvazione del Bilancio 2013, circa 150 persone si sono riunite per chiedere alle istituzioni amministrative il formale impegno: quello, cioè, di rimettere in discussione la scelta secondo la quale dovrebbero essere i cittadini di Parma a farsi carico del debito. Altra richiesta avanzata dal coordinamento “La Piazza” è il rinvio dell’approvazione del bilancio comunale fino al chiarimento delle responsabilità, politiche e penali, degli elementi che hanno portato alla composizione del maxi debito comunale ed alla remissione delle colpe agli attori delle speculazioni.

Il coordinamento “La Piazza”, nato durante le contestazioni sotto i Portici del Grano dell’estate 2011, che puntarono un faro sulla corruzione che oliava gli ingranaggi della macchina amministrativa, è tornato per far sentire la sua voce contro lo strapotere delle governance transnazionali colluse con i poteri forti locali.

L’orizzonte della crisi, e soprattutto della crisi che vivono i PIGS, è un orizzonte di permanente ingovernabilità in cui rating, BCE e oscillazioni dello spread decidono della stabilità di un governo. L’imposizione di misure di austerity da parte dei centri di comando europei, del resto, vincola profondamente lo spazio di manovra delle amministrazioni locali. Tra patto di stabilità e assalto alla finanza locale sferrato dalle banche, che hanno riempito i comuni di debiti e di derivati per finanziare bilanci sempre meno trasparenti e comprensibili, le amministrazioni locali sono svuotate di ogni funzione, se non quella di fare da paravento a una progressiva cessione di sovranità a favore dei privati, dell’alta finanza e di poteri centralizzati.

Ed è proprio a partire dal fatto che un bilancio non può essere la ragionieristica corrispondenza di entrate e di uscite, che è nata l’esigenza di ritrovarsi in piazza per rivolgere alla giunta comunale e al consiglio comunale di Parma l’appello a rimettere in discussione la scelta di fare carico, ancora una volta, ai propri cittadini del debito. Per ribadire che è giunta l’ora di compiere scelte di coraggio, virando verso una rotta completamente opposta rispetto a quella imposta dai mercati, e che le politiche di rigore (che vincolano l’approvazione del bilancio 2013) non possono essere lo strumento per far fronte alla crisi e all’impoverimento generale. La questione della trasparenza non può essere elusa quando si tratta di capire chi sono i fornitori da pagare (anche coloro che hanno tratto vantaggio da derivati e mutui collegati ad euribor sono fornitori) e in quale percentuale il debito cittadino è stato contratto con entità bancarie.

Richiamato, forse, dal vociare della folla, il Sindaco si presenta a sorpresa tra i manifestanti e, con sicurezza, si avvicina al microfono per esporre le proprie ragioni alla platea.

No we can’t. Questa in sintesi la linea politica tracciata dal sindaco Pizzarotti rispondendo alle domande ed alle interrogazioni postegli, in modo incalzante e, a tratti, fin troppo puntuale, dagli attivisti del coordinamento “La Piazza”. È deciso, informato, puntuale, sin troppo puntuale, e, colpo su colpo, motiva i perché dell’immobilità della giunta a cinque stelle. Patto di stabilità, scelta legalitaria, debito e poteri forti: sono queste le motivazioni esposte a giustificazione dell’impossibilità di imprimere la svolta, il tanto sbandierato strappo col passato, che la città, con un gesto di protesta, aveva affidato al Sindaco grillino. Pizzarotti è stato estremamente chiaro e netto nel dichiararlo: approveremo il bilancio, pagheremo il debito. Ma il plurale cui fa riferimento siamo purtroppo noi, cittadini, che vediamo ridursi i servizi (anche essenziali) in maniera proporzionale all’aumento delle varie imu, addizionali ed inflazione. Chi deve fare i conti con il quotidiano ed il reale, non può e non vuole appiattirsi su posizioni preconfezionate e su logiche ragionieristiche, per le quali la vita e la sussistenza di una città, e delle famiglie che la compongono, sono subordinate al pareggio di un bilancio. Se in un bilancio i numeri sono cifre, in una città gli abitanti non sono numeri, ma persone, con delle esigenze e delle necessità che l’amministrazione non può accantonare e deve affrontare.

Restiamo convinti che un altro modo sia possibile; che l’appianamento del debito debba passare per il ridimensionamento dello stesso alla sua misura reale, al netto di imbrogli e speculazioni; che si debba procedere ad una ricontrattazione dello stesso con le banche, esse stesse colpevoli perché consapevoli del sistema di plusvalenze che ha portato il comune sull’orlo del crack finanziario; che sia necessario un diverso piano di rientro che lasci respiro ad una città la cui crisi è latente già da prima del grande crack parmalat.

Il Sindaco si è dimostrato attento e preciso nel dettagliare ogni istanza. La piazza è stata attenta nel momento in cui il Sindaco ha dichiarato la propria disponibilità all’apertura di tavoli di confronto e di dialogo con le realtà del movimento e dell’attivismo cittadino, ipoetsi che verificheremo nei prossimi giorni assieme alla nostra redazione dalla parte dei cittadini. La piazza ricomposta ha ora la possibilità di discutere vis a vis con il primo cittadino, forte delle parole dello stesso, mentre, forte delle proprie convinzioni, continuerà a stimolare e pungolare l’azione della giunta.

La piazza era composta da parte di quella società politica fatta di associazioni, comitati, attivisti e cittadini che da anni operano sul territorio, e che oggi chiedono un decentramento delle decisioni, la possibilità, per la cittadinanza attiva, di partecipare ai processi decisionali.
Non c’erano bandiere, non c’erano cappelli, non c’erano né partiti né rappresentanti politici, solo uomini, donne e bambini accorsi a rivendicare il proprio diritto all’autodeterminazione. In piazza c’era la parte attiva della città che rivendicava a gran voce la possibilità di accesso a servizi diffusi e diversificati in base alle risorse disponibili e alle esigenze locali: dalla cultura, all’educazione, dall’energia, alla mobilità, dal diritto all’abitare, alla gestione dei rifiuti, alla salvaguardia del territorio. Tutto questo a partire dal rinvio dell’approvazione del bilancio.

Parma - 5.2.13 - ''Con la città o con le banche?''