Gazzetta di Parma del 6 marzo 2009

Parma - “I medici non sono poliziotti”

Stranieri irregolari: 25 associazioni dicono “no” alla proposta della lega

6 / 3 / 2009

La pioggia battente non li ha fermati, e alle 17,30 erano già pronti, davanti al portone della prefettura, per consegnare la loro richiesta al rappresentante dello Stato in città.
Si intitola “Appello per la tutela del diritto alla salute dei cittadini extracomunitari” il documento firmato da 25 tra associazioni, circoli e comitati, consegnati al viceprefetto vicario, Francesco Vinci, da una delegazione di dieci persone intenzionate a far arrivare la propria protesta fino a Roma.
“Le recenti disposizioni nazionali portate avanti in primo luogo dalla Lega Nord, che invitano i medici dell'ospedale a denunciare i pazienti stranieri irregolari, appaiono un atto di barbarie che mette in dubbio il diritto alla salute e alla vita dell'essere umano”, si legge nelle prime tre righe del documento presentato da Lorenzo Frattini, di Legambiente. A dire “no” alla proposta del carroccio ci sono anche gruppi diversissimi tra loro, che vanno dal collettivo Spam alle Missionarie di Maria, dal circolo Il Borgo alla Cgil. “I problemi legati all'immigrazione irregolare – precisa Eugenio Caggiati, presidente de Il Borgo – non si risolvono con le trovate della Lega, perché se ci sono persone malate è nell'interesse di tutta la collettività che la malattia venga bloccata”.
Un “no” secco alla denuncia dei clandestini da parte dei medici, arriva da Adele Tonini della Cgil medici, già da tempo impegnata in una lotta per bloccare il provvedimento. “Non è pensabile che un medico possa comportarsi come un poliziotto – dice quando si trova faccia a faccia con il viceprefetto – perché secondo il nostro codice noi abbiamo l'obbligo di curare tutti”. Un obbligo ricordato anche da Manrico Guerra dei Medici per l'ambiente: “Dai tempi di Esculapio e di Ippocrate abbiamo il dovere di assistere ogni essere umano”.
La contrarietà al documento però non si riduce a una questione di coscienza, in quanto la prima preoccupazione è la tutela della salute pubblica. Tanti extracomunitari clandestini sono malati e vorrebbero curarsi – fa notare Jean Claude Didiba, di Amici dell'Africa – ma hanno paura”. E il rischio è il diffondersi di malattie e il ricorso a persone non competenti ma disposte a tenere la bocca chiusa. Anche davanti a un clandestino.

Pierluigi Dallapina