Parma - Contro le manovre del Governo, prosegue la campagna referendaria

Coordinamento No Nucleare Parma

21 / 4 / 2011

Alla luce dell’inatteso dietro-front del Governo sul nucleare e delle recenti dichiarazioni del Ministro Romani sull’inutilità del referendum, il Coordinamento unitario “No Nucleare”  costituitosi di recente a Parma, esprime grande preoccupazione per quello che considera un vero e proprio escamotage, operato al solo scopo di aggirare la consultazione referendaria.

Alla base di tale pronunciamento non sembra esservi infatti alcun ripensamento “sostanziale” in relazione alle strategie energetiche del nostro Paese, ai rischi connessi all’uso dell’atomo e alla produzione delle scorie radioattive, alla non convenienza economica degli investimenti nucleari.

Se da una parte la ventilata abrogazione della legge 99/2009 da parte delle camere può apparire come una vittoria del movimento antinucleare – ed in parte certo lo può essere -, è evidente il tentativo, da parte del Governo, di ridimensionare la portata complessiva delle consultazioni referendarie di giugno in cui i cittadini saranno chiamati ad esprimersi anche attorno ad altri  quesiti referendari, dall’acqua pubblica al legittimo impedimento.

Così come appare evidente che a distanza di tempo il Governo potrà liberamente tornare sui suoi passi (in tema di nucleare) senza che vi sia stata, da parte dei cittadini, l’opportunità di esprimersi attraverso il voto referendario.

Il coordinamento “No Nucleare Parma”, promosso da un ampio schieramento di associazioni (Legambiente, Liberacittadinanza, LIPU, Ya Basta, WWF,  FORUM AMBIENTALISTA) collettivi (Studenti autonomi in movimento, Casa cantoniera) forze politiche e sociali (Federazione della Sinistra, Federazione dei Verdi, Italia dei Valori, Movimento 5 Stelle, SEL,), ritiene doveroso mantenere e riconfermare il proprio impegno nella campagna referendaria, in attesa che la Corte di Cassazione si esprima sull’eventualità di annullare o meno il referendum sul nucleare; decisione che, è bene ricordarlo,  non compete né al Governo né al ministro Romani.

 

 

LE RAGIONI DELLA NOSTRA OPPOSIZIONE AL NUCLEARE

Non c’è solo la paura per l’immane tragedia di Fukushima e il ricordo di Chernobyl, a sostenere le tesi del comitato referendario; se anche non ci fosse un errore umano o un terremoto devastante, ci sono ottime ragioni tecniche ed economiche per fermare il nucleare in Italia, in Europa e nel mondo.

Non importa dove venga dislocata la centrale, se nella nostra regione oppure no: l’esperienza degli incidenti nucleari insegna che 100, 500, o mille chilometri in più o in meno non scongiurano i devastanti effetti delle contaminazioni; questo, però, non può e non deve rappresentare un alibi per rassegnarsi a circondarsi di reattori nucleari.

Non è accettabile il nucleare come risposta ai problemi energetici del Paese, bisogna, invece, porsi nell'ottica di una riduzione degli sprechi e dello sviluppo delle energie rinnovabili.

L'approvazione in Parlamento della legge 99/2009 con il voto di fiducia ha rappresentato l'incuranza del governo in merito all’esito dei referendum del 1987 ed alla manifesta contrarietà delle Regioni italiane ad accogliere installazioni nucleari sui propri territori. Si sta tentando di riportare l’Italia nel campo minato dell'energia nucleare, con l’appoggio di potenti interessi economici pronti ad investire in un affare di almeno 30 miliardi di euro per soli 4 reattori.

Un affare per pochi, sulla pelle di tutti e tutte noi e,  soprattutto, delle future generazioni.

Le centrali nucleari, sono pericolose non solo in caso di incidenti, ma anche durante il normale funzionamento:  popolazioni e lavoratori sono coinvolti quotidianamente dalle conseguenze delle radiazioni , come dimostrano ad esempio studi tedeschi e francesi sull’aumento delle leucemie nei bambini in rapporto alla distanza dalle emissioni.

Del resto le emissioni restano una questione ancora aperta insieme alle scorie radioattive: nessun paese al mondo ha, fino ad ora, risolto il problema dello smaltimento in sicurezza. Così le aree delle centrali restano contaminate per tempi lunghissimi.

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Riferimenti Comitato

www.nonucleareparma.altervista.org

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